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Aspettavo molte più reazioni dalla Calabria e soprattutto dalla provincia di Catanzaro sulla morte di Ettore Scola, morto alcune settimane fa. Il grande regista e uomo di cultura ha avuto un rapporto molto stretto con alcuni centri del catanzarese. Vado a memoria ma mi pare che per 7 anni sia stato, ad esempio, a Soverato al Film Festival e lo ricordo nelle belle serate estive sul lungomare o all’arena, seduto in prima fila assieme alla moglie.
“Al Magna Graecia Film Festival si sperimenta il concetto inverso della televisione. Chi viene qui si trova per forza ad incontrare dei vicini, a parlarci e a confrontarsi, e così torna a vivere, lontano dalla solitudine provocata da poltrona e telecomando”: con queste parole pronunciate dal palco dell’arena soveratese – quando consegnò la Colonna d’oro a Matteo Garrone per il suo “Gomorra” - il maestro sottolineò il coraggio di un giovane direttore artistico, Gianvito Casadonte, che con grandi sacrifici riuscì a trasformare in realtà il sogno di vedere le stelle del cinema raggiungere anche la sua terra d’origine.
Sempre molto schivo, umile nella sua grandezza, semplice ma innamorato di quei luoghi e della Calabria: questo era Scola. Ha fatto bene, dunque, il presidente della Camera di Commercio Paolo Abramo ad esprimere in nome e per conto dell'intero mondo economico della provincia catanzarese il cordoglio istituzionale alla famiglia Scola per la grave perdita.