Roma – “Arringheide” di Giuseppe Gallo, docente a Roma in diversi licei della capitale e originario di San Pietro a Maida, è stato presentato proprio a Roma lo scorso weekend. Alla presentazione del libro, edito da Città del Sole, sono intervenuti Brigida Gullo, autrice Rai, il docente di relazioni politiche internazionali all’università della Campania “Vanvitelli, Vittorio Pagliaro, il poeta e scrittore calabrese Gino Rago, il sindaco di San Pietro a Maida, Pietro Putame. E il libro è ambientato proprio nella cittadina che è quindi teatro del racconto e protagonista anche della mostra fotografica di Giuseppina Marinaro Manduca che ha fatto da cornice all’evento, in cui esistono decine di immagini in bianco e nero degli anni Settanta ed Ottanta che ritraggono la piccola comunità protagonista del libro. “Na vota quandu tutti sti hfjjumari... “Una volta, quando tutte queste fiumare...” ecco l’inizio del poema, come una favola, dove cielo e terra, - si legge nella presentazione del libro - formano un unico paesaggio, quello della commedia umana, che è l’eterno panorama della Calabria, nei limiti di una storia indefinita perché sempre uguale a se stessa. Siamo oltre il Settecento. Alle nuove urgenze del mondo borghese e contadino si oppone il mondo baronale che tenta un vigoroso ritorno alle angherie e agli antichi privilegi feudali. Ciò che accade in tutto il Sud si verifica anche nella Contea di Maida. Uno dei suoi casali, però, quello di San Pietro, reagisce. Nasce, così,... na guerra, chiddha dell’Arringa tra Santu Pietru, Majìda e Curinga”. Dalla lotta di popolo emerge un microcosmo di uomini: il Conte Malaspina, Totu lu Rizzu, don Luciu Fabiani, l’abate Mancusu, donna Tresina, tutti con la loro dose di affaticata quotidianità che il poeta raccoglie come testimonianza di vita. Allora “Supra lu Ponte”, “Avanti Grassu” Corda e Campuluongu diventano il teatro di lotte fratricide, di eroismi e comicità.
Giuseppe Gallo, 68enne di San Pietro a Maida, è stato docente di Storia e Filosofia nei licei romani. Nel 1983 la sua prima raccolta di poesia, Di fossato in fossato (Lo Faro editore). L’impegno civile sul territorio lo spinge ad un rapporto sempre più stretto con la poesia dialettale. Negli anni Ottanta, collabora con il gruppo di ricerca poetica “Fòsfenesi”, a Roma. Delle varie “Egofonie”, Metropolis, dialogo fra la parola e le altre espressioni artistiche, viene portata in scena al Teatro dell’Orologio. Avvicinatosi alla pittura, l’artista si concentra sui volti e sugli sguardi, mettendo in luce le piaghe della modernità: consumismo e perdita dello spirito. Negli ultimi lavori ha abolito la rappresentazione naturalistica degli oggetti per approfondire i rapporti fra colore, forma e materiali pittorici. Nel 2016, con la giornalista Giuseppina Marinaro Manduca, ha pubblicato, Trasiti ca vi cuntu (P.S. Edizioni) storia ed antropologia del paese d’origine. Nel 2017 è risultato fra i sei finalisti del IV Premio "Mangiaparole”, sezione poesia, Haiku.
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