Tra la carne e il cielo, i due volti di Mario Venuti e Tony Canto a Borgia

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di Francesco Sacco.

Borgia - Tra la carne e il cielo. Nel mezzo, la vita. Una vita che, partendo dalla Sicilia, ha portato Mario Venuti a confrontarsi con un’idea quanto mai trasversale di cantautorato, plasmata sin dagli anni ottanta con i Denovo, band fortemente debitrice nei confronti di quella new wave più obliqua, che sposava le suggestioni etno-funk dei Talking Heads alla sensibilità pop degli XTC. Un approccio confermato nella sua lunga carriera solista, caratterizzata da una costante ricerca sonora sempre più orientata verso la contaminazione tra popular, anche di chiara impronta tricolore, come testimoniato da “Grandimprese”, trascinato nel 2003 dal singolo “Veramente”, e world music. In particolare, la musica proveniente dal Brasile, terra che già dal debut “Un po’ di febbre”, del 1994, ha avuto un ruolo molto importante nella visione musicale del cantautore siciliano, rapito dal travolgente ritmo della samba, del forrò e della bossanova. Un legame certificato ulteriormente dal suo ultimo lavoro in studio, “Tra la carne e il cielo”, appunto, ennesimo tassello di un percorso in direzione ostinata e contraria, perennemente in bilico tra natura terrena e immateriale, tra carnalità e spiritualità. Perché, in fin dei conti, è tutta una questione di equilibrio, qualcosa che Venuti sembra aver trovato nell’ormai lungo sodalizio con Tony Canto, altro cantautore, compositore, arrangiatore e chitarrista siciliano legato in modo indissolubile al Brasile, valore aggiunto, anzitutto a livello sonoro, di un album che sfrutta quel cielo di soluzioni armoniche e ritmiche inusuali per trattare, senza mezze misure, tematiche scomode e denunciare i mali di questo “mondo in bianco e nero”.

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Il duo, ieri sera, ha presentato il disco al Palazzo Mazza Borgia 1847, nell’unica tappa calabrese del tour promossa dalla rassegna culturale “Arte In Movimento”, finanziata dal Comune di Borgia e inserita nella Rete di Distribuzione “L’altro Teatro”. Un live intimo e raccolto, in chiave prettamente acustica, per raccontare in modo diverso una carriera che ha attraversato quattro decadi prive di passi falsi, proiettando con successo quel songwriting ricco di sfumature anche sul palco dell’Ariston, sia in qualità di co-autore (“Amore Di Plastica” di Carmen Consoli) sia in solitaria (“Crudele”). Ed è proprio il brano vincitore del Premio della Critica Mia Martini nel 2004 uno dei primi must di Venuti trasfigurati dai ricami in salsa carioca dei due protagonisti, accomunati dalle stesse radici e, ovviamente, dalla passione per la musica brasiliana, riletta “in modo tutto siciliano”. Un trattamento riservato anche ad altri classici particolarmente apprezzati dal pubblico: è il caso di “Ma è stato un attimo”, guidata dagli intrecci bossanova delle due chitarre, “Un altro posto nel mondo”, altro exploit sanremese con gli Arancia Sonora, “Fortuna”, cantata sottovoce dalla platea di Palazzo Mazza, e “Mai Come Ieri”, celebre duetto con la Consoli datato 1998 e arrivato fino al terzo posto in classifica. A proposito di hit, da applausi, in particolare, la rivisitazione di “Veramente”, impreziosita dalle armonizzazioni vocali con Tony Canto, sugli scudi anche in “Tutto Questo Mare”, brano dai vivaci colori mediterranei che diventa metafora di abbandono verso l’ignoto. Ampio spazio, ovviamente, viene riservato anche a “Tra la carne e il cielo”: dai singoli “Napoli-Bahia” e “Degrado”, sorta di j’accuse contro l’incuria che regna in molte città italiane, tra cui la sua Catania, a “Maria” (ispirata dalla protagonista di “West Side Story”), “Andiamo via” (adattamento in italiano di “Você não entende nada” di Caetano Veloso, definito il “John Lennon brasiliano”)  e “Ganimede”, che pesca a piene mani nella mitologia greca per parlare apertamente di omosessualità, questione spinosa, a detta dello stesso Venuti, qui libera dai cliché e da quella componente retorica in cui troppo spesso si rischia di annegare. Non mancano, infine, le classiche cover divenute un marchio di fabbrica soprattutto dopo la pubblicazione di “Tropitalia” (2021), curioso incrocio tra la tradizione musicale italiana e quella brasiliana rivelatosi quasi una preview dell’ultimo album: “Vita” (Morandi/Dalla), “Ma Che Freddo Fa” (Nada), “Figli Delle Stelle” (Alan Sorrenti) e “Voar”, riadattamento in portoghese di “Nel Blu Dipinto Di Blu” di Modugno. Sono questi gli highlights di un set dai toni confidenziali ma estremamente coinvolgente, a metà strada fra il Mediterraneo e il Brasile, che certifica anche il peso artistico di un cantautore dalla classe sopraffina, qui accompagnato da un altro musicista globale con cui varcare quel confine tra carne e cielo, umanità e spiritualità, fino a trovare “un altro posto nel mondo”. Tutto molto bello. Veramente.

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