Lamezia Terme - “Noi siamo in campo con liste pulite con persone che si sono candidate per rinnovare la città, che hanno la volontà di far rinascere la nostra città. La politica è partecipazione, la politica non è quella di chi si affida a pacchetti di voti”. Così, Doris Lo Moro, candidata a sindaco per il centrosinistra nel presentare le liste a suo sostegno. L’isola pedonale di corso Nicotera ha accolto i candidati delle liste “Per vivere bene, Era Ora, M5S, Pd e Azione” e fra gli applausi di tantissimi cittadini, la Lo Moro che ha parlato della città, di quella città che deve “tornare ad essere protagonista e centrale, ma non sulla carta”.
Ha parlato di una candidatura che deve far riflettere anche sulle questioni fondamentali come la legalità e il rispetto nei confronti delle vittime “per ricordare gli omicidi rimasti impuniti, non possiamo ignorarli, quello dei netturbini, di Aversa e della moglie. Non sarebbe stato adeguato il senso di una candidatura come la nostra, ma non siamo qui solo per dire che daremo le risposte che non ci sono state, che questo pericolo non cisarà più. Siamo qui anche - ha evidenziato - per un'altra cosa, perché la cittadinanza è sorpresa, spaventata. In qualche modo il messaggio che è passato in questi anni è che per questa città non ci sia futuro, che non ci sia speranza. E noi vogliamo dire ai cittadini, al popolo di Lamezia, al popolo che è capace di avere un'opinione, che una speranza c'è, che la speranza va coltivata che la serenità ci aiuterà anche a coltivarla. Quindi il messaggio che diamo è di tranquillità, di serenità, devono sapere che c'è chi si è assunto la responsabilità di entrare nel Palazzo di Città non per rendere omaggio ai potenti. I 120 candidati saranno tutti con me per una battaglia collettiva. Non mi interessa - ha aggiunto - non può interessare a nessuno quante preferenze prende Tizio o Caio. Certo, ognuno deve fare la sua campagna elettorale, ma sarebbe sbagliato abbandonare il senso del collettivo, del collegiale, dell’essere tutti insieme”.
La candidata del centrosinistra non ha esitato poi a ribadire il ruolo della città che “ha perso autorevolezza, ha perso anche il senso della politica cittadina, è stata suddita in tutti questi anni e non si è sentito più parlare di Lamezia Terme. Io non ve lo voglio ricordare urlando, ma vi ricordo sommessamente che questa era una città che era capace di imporre anche a livello nazionale strumenti che sono diventati strumenti previsti dalle leggi, che sono partiti con lo sviluppo dal basso. In questa città e in questa Calabria in cui pochi credevano in quegli strumenti e noi siamo riusciti in questo. Noi siamo riusciti e siamo andati oltre anche rispetto alle città più importanti perché capoluogo di provincia o perché con una popolazione più consistente. Dobbiamo tornare a questo.
Lamezia non può continuare a svolgere il tema della centralità smettendo di essere centrale. E quindi - ha rimarcato con forza - non vogliamo né sponsor Cosentini, né Catanzaresi, né Reggini, perché siamo di Lamezia Terme. Guardare che questo non contraddice quello che ho sempre detto io. Io credo che noi il campanile l'abbiamo abbandonato da tempo, ma non fa parte della nostra cultura e della cultura del centrosinistra quando di cultura politica si parla, e non di azioni di piccolo cabotaggio. Ma dire no al Campanile significa anche avere un obiettivo preciso. Questa è una città che è stata abbandonata e che poteva essere migliore di quello che è stato fino adesso, e questa è una responsabilità dei Lametini che la vendono altrove, non dei Lametini che restano a Lamezia che la vivono, che la osservano e che sono a disposizione di un progetto di rinascita”. Molte le interruzioni con applausi in una piazza che poi ha dato spazio ad alcuni dei 120 candidati delle cinque liste del centrosinistra. Da tutti, propositi ed enunciazioni in linea con i progetti di una coalizione che “dovrà occuparsi del rilancio di Lamezia e di fare risposte alle tante criticità che la attanagliano”.
A. C.
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