'Ndrangheta: Dia confisca beni per 11 milioni a imprenditore Crucitti

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Reggio Calabria - Beni per 11 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia di Reggio Calabria all'imprenditore edile Santo Crucitti, 51 anni, ritenuto il boss dell'omonima cosca. Crucitti, condannato in appello a 5 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa, è rimasto coinvolto nelle operazioni Pietrastorta, Raccordo e Sistema. Tra i beni confiscati, su provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del Procuratore distrettuale, anche una nota palestra in città.

Sigilli a centro fitness con piscina 

Immobili, quote di società, conti correnti ed anche il più moderno ed attrezzato centro fitness polifunzionale di Reggio Calabria che si estende su oltre 1.300 metri quadri adibiti a palestra, piscina e ad un centro trattamento estetico dotato delle più avanzate attrezzature: sono i beni confiscati dalla Dia di Reggio Calabria all'imprenditore edile Santo Crucitti. Crucitti, attualmente detenuto, è ritenuto il capo dell'omonima cosca operante nei quartieri Condera e Pietrastorta di Reggio Calabria. Già sottoposto a sorveglianza speciale nel 1997, è rimasto coinvolto nel procedimento "Pietrastorta" e condannato dal Gup a sei anni ed otto mesi di reclusione per associazione mafiosa, pena rideterminata in appello, il 18 luglio del 2013, a 5 anni e 4 mesi. Successivamente, nel procedimento "Raccordo", è stato prima fermato e poi arrestato per associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni aggravata dall'aver agito con metodo mafioso. Quindi Crucitti è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia nel novembre 2011 nell'ambito dell'operazione "Sistema" per bancarotta in relazione alla società "Planet food" e fittizia intestazione, reati aggravati da metodo mafioso, da parte del nipote Antonio Gennaro Crucitti in merito alle quote sociali delle "Epi Srl" e della "Fitland", la società che gestisce la palestra confiscata. Tutte le società, secondo gli investigatori, erano riconducibili, in tutto o in parte, a Crucitti. Dalle indagini che hanno portato alla confisca è emersa l'assenza di risorse lecite di Crucitti e dei suoi familiari, idonee a giustificare investimenti di grossa entità oltre alla sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. Per la magistratura, in particolare, l'impresa edile Epi "appare lo strumento imprenditoriale attraverso il quale la cosca controlla il territorio e si accaparra profitti che altrimenti non avrebbe e le attività che intende acquisire".

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