Lamezia, processo per estorsioni e armi: in Appello Furci chiede concordato

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Lamezia Terme - Si chiude il processo d'Appello per Carmelo Furci, arrestato nel 2019 in seguito alle indagini svolte dal Nucleo Mobile del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, sotto la direzione del Procuratore Salvatore Curcio e del sostituto Procuratore Giuseppe Falcone che - nell'ambito della operazione Buitre Malo- un presunto giro di usura con l'accusa mossa verso Furci anche di estorsioni. Nella sua abitazione fu rinvenuto anche una arsenale di armi e materiali esplosivi.

Oggi, dopo la condanna a 9 anni e 7 mesi in primo grado, si chiude il processo di secondo grado.  Furci a seguito della condanna subita in primo grado, aveva proposto ricorso in Appello attraverso i suoi difensori Francesco Gambardella e Antonio Larussa. Anche i giudici d’Appello lo hanno ritenuto colpevole ma hanno ridotto le pene perché l’imputato ha rinunciato all’impugnazione ed ha presentato istanza per un concordato. Per tale motivo, modificando la sentenza del Tribunale di Lamezia Terme del 9 novembre 2020, appellata da Furci, su concordato delle parti, escludendo la recidiva e concesse le circostanze attenuanti generiche, la Corte d’Appello ha rideterminato la pena in cinque anni e 4 mesi di reclusione e 8mila euro di multa, confermando nel resto la sentenza impugnata.  Rimane, quindi, la confisca di due autoveicoli e della somma di circa 200mila euro di cui 165mila furono rinvenuti in contante presso la abitazione in sede di perquisizione, confezionati in mazzette con il sistema “sottovuoto”. La Corte d’Appello ha inoltre condannato Furci alla rifusione delle spese sostenute dalle parti civili liquidate, per ciascuna, in 1.200 euro.

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