A che punto siamo sulla riforma elettorale ed istituzionale?

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gull.jpgUna veloce panoramica su come stanno andando le primarie del Partito democratico per gli organismi provinciali e di circolo. Riportiamo le dichiarazioni di politici, attivisti, iscritti su l’Unità, a nostro parere, significative: “Per chiunque vinca rischia di essere una vittoria di Pirro. Un partito, gonfiato, un partito Ogm. (…) Poche persone nel circolo riunite per una discussione breve e superficiale e, fuori, decine di tesserandi  sconosciuti alla militanza e all’attivismo. (…) Quello che conta è il gioco perverso delle tessere, pacchetti da far pesare a prescindere dalle scelte politiche, dai programmi, dalle idee di un partito che si candida al governo del Paese”. Le primarie dovrebbero rappresentare le tappe iniziali della partecipazione politica del terzo Millennio in Italia. Come per incanto ricompaiono le truppe cammellate di vecchia (non ancora rottamata perché in restyling. Ecco l’inglese!) e nuova  generazione (solo anagraficamente, ma con comportamenti non diversi da quelli dei rottamandi). Le tessere all’ultimo minuto di oggi e le primarie libere di domani (l’8 dicembre), con regole e politica accantonate, ci indurrebbero a più di una preoccupazione. Forse bisognerebbe pensare a regole adeguate a questa forma di democrazia diretta, che ora vuole anche Alfano. Last minute news: stop al tesseramento  da lunedì 11 novembre. Soprassediamo e andiamo a vedere cosa succede In Parlamento a proposito di democrazia diretta e indiretta, così abbiamo la possibilità di apprendere sulle regole e sul fatto che devono essere soprattutto condivise, magari attraverso un percorso democratico faticoso. A che punto siamo sulla riforma elettorale? La relatrice è Doris Lo Moro. Dovrà riferire in Parlamento sul lavoro svolto dalla Prima Commissione, non solo sul sistema elettorale, ma anche sulle riforme costituzionali.

Alcuni sostengono che la Prima Commissione sia a rischio inciucio. Altri che il ddl 813, il decreto legge di revisione costituzionale dell’art. 138, possa svuotare il Parlamento per il fatto che prevede un unico Comitato bicamerale per l’approvazione delle riforme istituzionali, da sottoporre successivamente all’approvazione dell’assemblea legislativa e, infine, ad uno o più referendum confermativi. Insomma, critiche e anche qualche manifestazione civile di protesta per il proliferare di Commissioni e dei “saggi” che bypasserebbero il Parlamento.  Eppure basterebbe sfogliare la STORIA D’ITALIA, ANNALI 17, Il Parlamento, dell’Einaudi per comprendere come sia importante sveltire e razionalizzare i percorsi istituzionali. Nel saggio di Francesco Bonini, professore ordinario di storia delle istituzioni politiche, abbiamo letto che, dopo l’insediamento dell’Assemblea costituente, la redazione di un progetto di Costituzione venne affidata  il 19 luglio del 1946 alla cosiddetta Commissione dei 75. Ci fu poi un proliferare di commissioni: quella dei trattati internazionali, le speciali, per esempio quelle riguardanti le leggi elettorali o per l’esame delle autorizzazioni a procedere. C’erano pure le sottocommissioni che dovevano articolare il lavoro redazionale. Anche se restavano i contrasti di natura politica, si cercava convergenza nelle questioni istituzionali. Inoltre il comitato dei 18 (per il coordinamento complessivo), dopo l’approvazione del progetto di Costituzione, sostenne la discussione in assemblea plenaria e fece propri gli emendamenti che furono presentati, occupandosi, per ultimo, della redazione finale. Palmiro Togliatti e Giuseppe Dossetti (il diavolo e l’acqua santa) parlarono di ideologia comune sui principi ispiratori della Carta costituzionale. Opportuna, a nostro avviso, la digressione storica perché ci fa capire che, grazie al lavoro delle commissioni, si riuscì ad essere efficaci ed efficienti. Oggi l’urgenza concerne la legge elettorale dal momento che tra non molto la Corte costituzionale si pronuncerà sulla legittimità del premio di maggioranza del porcellum. La relatrice Doris Lo Moro è pronta a riferire in Parlamento. Tutti i componenti la Prima Commissione si sono trovati d’accordo nell’andare oltre la vigente legge Calderoli, sottolineando le relazioni che intercorrono tra forma di governo e sistema elettorale. L’obiettivo dovrebbe essere la riduzione della frammentazione politica con una possibile soglia di sbarramento al 5%. Poi i componenti la Commissione hanno espresso la necessità di governi stabili, fondamentali per  l’affidabilità del Paese nel contesto europeo ed internazionale. Registrare convergenza in tal senso non era scontato. Ne parleremo in maniera più approfondita nei prossimi blog.   

 

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