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Il pregiudizio sta vincendo il braccio di ferro con il suo contrario, il giudizio. il secondo, esercita il senso critico, si guardano gli angoli e gli spigoli di una cosa prima di dare una valutazione, si respira e non si parla per slogan. Il pregiudizio, si alimenta con la semplificazione, anche con risposte più emotive che reali. Il giudizio, pacato e convinto, avvicina. Il pregiudizio allontana. La parola deriva dal latino prae, che di fatto significa prima, e iudicium, giudizio. il pregiudizio in qualche modo è una sorta di giudizio anticipato, costruito su basi non veritiere, e quindi non attendibile. È stato scritto (Il Pregiudizio universale, edizioni Laterza, a cura di Giuseppe Antonelli). Smontare il pregiudizio, il luogo comune, e dimostrane, in modo sintetico, l’infondatezza. L’etimologia della parola ci aiuta a capire quanto sia labile il confine tra il pregiudizio e la realtà. bugia e verità... A un passo dal suo contrario, il giudizio ha bisogno di riflessione, conoscenza e senso critico. il pregiudizio per sconfiggerlo deve prima essere riconosciuto. Il pregiudizio è come un virus. Meno funzionano gli anticorpi più si espande, fino a renderlo endemico. tutti siamo soggetti a rischio, specie in un tempo scandito dalla fretta e dalla velocità di un assoluta mancanza di tempo e di voglia di approfondire e verificare. Sono tutti antidoti del pregiudizio. La componente propulsiva è il luogo comune. Il meccanismo di demolizione funziona quando i pregiudizi analizzati rasentano l’assurdo. Le biblioteche sono luoghi noiosi.
Il secondo esempio riguarda un pregiudizio-luogo comune, che Leggere i libri rende migliori. L’autore del capitolo nega la possibilità che il libro possa, in qualche modo, modificarci, in un senso o nell’altro. la lettura è un fatto neutrale nella nostra formazione. E senza scivolare nella retorica del piacere della lettura, del libro che «rende liberi». Leggere fa bene al cervello, potenzia i neuroni, migliora la memoria, incentiva le relazioni umane, può incidere sulla felicità.
Anton Cechov scriveva: «I pregiudizi, come tutte le brutture della vita, sono utili, perché con il tempo si trasformano in qualcosa di utile, come il letame in humus». In pratica: dal pregiudizio può nascere una discussione, un’analisi, che porta a dubbi e quindi a giudizi più che a nuovi pregiudizi. Con il tempo, dice Cechov. Peccato che noi purtroppo ne abbiamo davvero poco, e spesso lo utilizziamo male o lo sprechiamo: anche per questo, come dei naufraghi in un mare in tempesta, ci appoggiamo, anima e corpo, alla zattera del pregiudizio-luogo comune.
il pregiudizio si smonta da solo, quasi non riesce a comparire, quando la mente e il cuore si aprono, non fuggono dai contatti, non si spaventano della diversità con gli altri. Anche in amore si varca spesso la linea di confine tra il giudizio e il pregiudizio. Nel tentativo di non scivolare nella palude del pregiudizio, esercitando il dubbio, si potrà scoprire una creatività e un desiderio di abbandonarvi all’incontro, a non restare chiusi nella solitudine. A vivere respirando l’ossigeno che arriva dalla relazione con gli altri. Ricordando Cechov che ha parlato perfino di un’utilità del pregiudizio.