Il "caso" Lamezia nella Relazione Dia: “È il territorio più instabile”

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Lamezia Terme - “Le organizzazioni mafiose hanno da tempo trasformato i propri tratti distintivi adattando, ai mutamenti sociali, nuovi modus operandi criminali mediante competenze più raffinate, ma sempre finalizzate al “controllo” del territorio. Se da un lato i sodalizi hanno mostrato la tendenza a rinunciare, se non in casi strettamente necessari, all’utilizzo della forza di intimidazione intesa come manifestazione di violenza, dall’altro si è assistito all’evoluzione della strategia mafiosa verso contesti economico-imprenditoriali, specie nei territori caratterizzati da un tessuto imprenditoriale fortemente sviluppato, avvalendosi sempre più spesso di compiacenti professionisti finanziari e tributari. In questo senso l’infiltrazione silente dell’economia da parte dei sodalizi ha come scopo anche quello del controllo dei settori economici più redditizi al fine di facilitare le attività di riciclaggio dei capitali illeciti e al contempo aumentare, in un circolo vizioso, le possibilità di incrementare i profitti derivanti dai canali legali dei mercati”. Sono questi gli elementi messi in evidenza nella Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2023.

Il quadro in Calabria

“Nel corso del secondo semestre – scrivono gli esperti della Dia - non si sono registrate significative mutazioni del quadro generale relativo alla situazione della criminalità organizzata nella Regione Calabria. Le risultanze investigative e giudiziarie del semestre in esame hanno, in sintesi, confermato la proiezione internazionale della ‘ndrangheta soprattutto nel redditizio settore del narcotraffico, grazie a consolidati rapporti con fornitori di cocaina del Centro e del Sudamerica. Inoltre, è confermata l’attività di riciclaggio realizzata nel nord Italia ed in diversi Paesi europei. Anche per il periodo in trattazione, si segnala il rilevante numero delle pronunce giudiziarie emesse al termine dei molti processi nel distretto di Reggio Calabria, spesso con l’irrogazione di pesanti condanne a carico di esponenti della criminalità organizzata. L’elevata capacità di infiltrazione nella cosa pubblica da parte delle cosche ha portato allo scioglimento nel semestre di due Consigli comunali ad Acquaro e Capistrano, entrambi in provincia di Vibo Valentia, a testimonianza delle connivenze tra le strutture amministrative e le locali consorterie ‘ndranghetiste. Tutte le province calabresi registrano indistintamente una marcata presenza di cellule ‘ndranghetiste la cui portata criminale, tuttavia, assume connotazioni specifiche”.

Il “caso” Lamezia

La provincia di Catanzaro conferma, come nello scorso semestre, la presenza di clan radicati nel territorio e spicca il “caso” Lamezia, definita nella relazione come l’area più instabile con la presenza e l’operatività delle famiglie dei Iannazzo, dei Giampà, Cerra, Torcasio e Gualtieri. Sotto esame la cinta dei Comuni vicini, “più precisamente, quelli del litorale costiero di Nocera Terinese e Falerna dove - scrivono nella relazione - sarebbe operativo il clan Bagalà, alleato con la famiglia Iannazzo, mentre nell’area del Monte Reventino, sarebbe attiva la famiglia Scalise contrapposta a quella dei Mezzatesta”.

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