Sbarco a Vibo, la testimonianza di un ragazzo palestinese: "Non volevo partire per non assistere ad altri lutti in mare"

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Vibo Valentia - "La terza volta che ho provato a fare il viaggio, cioè pochi giorni fa, non volevo partire perché ho visto che si sarebbero imbarcate delle donne e dei bambini: ho visto troppe persone innocenti morire a Gaza e non volevo vedere altri bambini morire davanti a me in mare". A raccontare la sua storia è un ragazzo palestinese, proveniente da Gaza, sbarcato stamani nel porto di Vibo Valentia dalla nave Life Support di Emergency dopo essere stato tratto in salvo, insieme ad altre 74 persone nelle acque internazionali della zona Sar maltese. Le sue parole sono state diffuse da Emergency.

"Alla fine - ha aggiunto - sono salito ma prevedevo il peggio, non pensavo che sarei stato soccorso. Gaza per me non è solo un nome, un luogo, è dove c'è la mia infanzia e la mia famiglia, la mia terra, non la dimenticherò mai. Ora vorrei solo riuscire a raggiungere mio fratello in Belgio per iniziare a lavorare e mandare dei soldi alla mia famiglia che non ha più nulla, per provare a far fuggire anche loro da Gaza". "Vengo dalla città vecchia di Gaza - ha raccontato - sono riuscito a fuggire in Egitto passando da Rafah e dal Sinai. Non sapevo ancora dove andare, sapevo solo che dovevo andarmene da Gaza dopo che mio padre è morto nell'ottobre del 2023. Per quattro mesi sono stato al Cairo, dove avevo studiato all'università. Da lì ho preso un aereo per Bengasi, perché per fortuna avevo un passaporto che mi ha permesso di non passare dal deserto. Mi era stato detto che se fossi andato in Libia con il mio passaporto palestinese avrei potuto prendere un visto per andare in Turchia e da lì raggiungere mio fratello in Belgio, ma poi la richiesta del visto è stata rifiutata dalla Turchia. Anche altri paesi, come Irlanda e Olanda, hanno rifiutato il visto quindi sono stato costretto ad attraversare il Mediterraneo per raggiungere l'Europa".

"Da Tripoli - ha detto il ragazzo - ho provato altre due volte, ma in entrambi i casi siamo stati intercettati dai libici, riportati indietro e imprigionati". Lo sbarco, ha commentato Domenico Pugliese, comandante della Life Support, "si è svolto regolarmente e con il supporto delle autorità locali. È stata la prima volta a Vibo Valentia, finalmente le autorità ci hanno assegnato un porto non lontano dalla zona operativa. Ora ci prepariamo per una nuova missione nel Mediterraneo centrale". "Sia dopo il soccorso che durante la navigazione fino a Vibo Valentia - aggiunge Elena Mari, dottoressa a bordo della Life Support - abbiamo monitorato le condizioni di salute delle persone soccorse. A eccezione di alcuni casi di mal di mare, disidratazione e lesioni cutanee, tutti erano in condizioni stabili". "Un ragazzo eritreo, scappato dal suo paese per non essere arruolato nell'esercito e non prendere parte al conflitto in corso - dice Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della nave - ci ha raccontato che ha tentato la traversata del Mediterraneo quattro volte . In uno di questi tentativi la barca su cui viaggiava si è capovolta e lui si è salvato solo perché è riuscito a tornare a nuoto in Libia, dove però è stato costretto a vivere un altro anno. Sogna di andare in nord Europa e costruirsi una vita migliore".

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