“Solo”, la miniserie sulla ‘ndrangheta con Marco Bocci debutta su canale 5

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Roma - Narcotraffico, estorsioni, traffico d'armi e di esseri umani sono solo alcune delle attività della ‘ndrangheta vissute da Marco, nome in codice “Solo”, come agente dello Sco sotto copertura. Un mondo di omertà e legami di sangue indissolubili, raccontati nella miniserie “SOLO” targata Taodue in onda dal 9 novembre su Canale 5 in 4 prime serate. Protagonista della serie girata in Calabria e, in particolare, al porto di Gioia Tauro, Marco Bocci. Dietro la macchina da presa, Michele Alhaique. La fiction ha registrato il 16.05% di share al debutto in tv.  La sua missione è, infatti, quella di infiltrarsi nella 'ndrina dei Corona che controlla il porto di Gioia Tauro, il più grande snodo per i traffici illeciti nel Mediterraneo. "Solo è ispirato a una storia vera che abbiamo adattato", rivela il produttore Pietro Valsecchi. Oltre a Bocci, i protagonisti della serie sono: Peppino Mazzotta (noto al pubblico per il suo ruolo di Fazio nella serie del commissario Montalbano) che è l'antagonista, il cattivo Bruno Corona, esponente di spicco dell'omonimo clan calabrese. Nel cast anche Diane Fleri, Renato Carpentieri e Carlotta Antonelli.

Per il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, "è una grande gioia vedere che un prodotto di questo tipo vada in televisione. Si parla poco di 'ndrangheta, ma perché è la stessa organizzazione criminale che non vuole che se ne parli. ‘Solo' è una fiction molto attinente alla realtà".

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Raffaele Grassi, questore di Reggio Calabria che ha visto la prima puntata di 'Solo', la definisce "estremamente pertinente e corrispondente alla realtà. Faccio i complimenti a Bocci, l'ho trovato un agente dello Sco molto convincente. Ha saputo restituire proprio le tensioni e i conflitti che maturano in un poliziotto che opera sotto copertura".

Bocci sul suo personaggio tiene a sottolineare: "E' una serie che tende a raccontare, senza spettacolizzare la ‘ndrangheta. E' stato un impegno molto profondo. Mi ha fatto conoscere dinamiche reali di persone che fanno questo mestiere da infiltrati nella vita, e mettono in gioco loro stessi. In 'Solo' viene messa in scena anche la crudeltà, senza però mitizzare i cattivi". A chi chiede se si è ispirato a qualcuno dei suoi vecchi personaggi come Squadra antimafia, replica "no, non c'entra nulla con Calcaterra, lì c'erano i buoni e i cattivi, quasi se vogliamo a livello fumettistico, con le sparatorie gli inseguimenti e le scene spettacolari. In questa serie dove affrontiamo una questione importante come la lotta alla ‘ndrangheta, tutto basato sulla realtà, e i personaggi sono più introspettivi, si interrogano molto anche sulla loro vita”.

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Alhaique aggiunge: "E' un poliziesco con una struttura narrativa apparentemente classica. Lo scopo del racconto è stato quello di esplorare le dinamiche umane di un uomo pronto a rischiare tutto per raggiungere il suo obiettivo. Un uomo ossessionato dalla sua missione. Abbiamo voluto approfondire le vicende umane dei protagonisti di questa storia. E' in questa struttura quindi lo spazio per alternare con equilibrio l'azione con la rarefazione, la tensione con la tenerezza. C'è infatti una specie di triangolo amoroso all'interno della storia che caratterizza il percorso dell'infiltrato pronto a costruirsi una nuova vita, rischiando di allontanarsi per sempre dalla sua donna (Diane Fleri) per salvare quella che ha tutte le carte in regola per diventare una vittima innocente della sua stessa famiglia: Agata, la figlia del boss (Carlotta Antonelli) che vive in casa come una reclusa con regole arcaiche”.

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