Lamezia Terme – Sul set della serie televisiva “La Fuggitiva” di Carlo Carlei, anche un gruppo di giovani attori lametini oltre al vibonese Costantino Comito. Protagonisti di una bella ed avvincente avventura che raccontano al Lametino.it.
Vittoria Gargano, 29 anni, racconta la sua esperienza sul set de "La Fuggitiva"
"Un'esperienza molto interessante. Tra l'altro abbiamo girato in pieno Covid. È stata un'esperienza doppiamente forte. Io ho lavorato a metà luglio e il set era partito già verso marzo e infatti era stata annullata la mia prima convocazione improvvisamente per quello che era successo. Per cui, l'emozione di ricominciare è stata molto forte; arrivare sul set con mascherina, fare il tampone. Poi però la normalità di stare sul set ti fa andare oltre. Nella fiction sono una poliziotta e dico che indossare la divisa è stato bellissimo. Un sogno, perché molti attori hanno iniziato indossando la divisa del poliziotto, spero sia un bel battesimo".
Com'è Carlo sul set?
"Meraviglioso. Riesce a mantenere sia una grande autorevolezza, peraltro già conosciuto sul set del Giudice Meschino dove ho fatto da assistenza alla regia, e insieme ti rassicura. È avvolgente, al tempo stesso è forte. È bellissimo vederlo lavorare. Ho avuto occasione di osservarlo dietro i monitor e ora sul set. Sa guidare gli attori, riesce ad avere un carisma incredibile. Si vede che ha una caratura internazionale proprio hollywoodiana. Riesce ad avere una forza straordinaria, il modo in cui parla, anche le sue pause. È veramente incredibile".
Tommaso Barone, 25 anni, parla del suo lavoro
“È stato il mio primo lavoro serio. Un'esperienza eccezionale. Ho fatto diversi spettacoli e due cortometraggi, ma vedere una realtà così grande all'opera è tutta un'altra storia. Vedi un po' la magia del cinema e della televisione, dell'audiovisivo. Cioè vedere questa macchina gigantesca che si muove con una sincronia incredibile. Probabilmente è l'unica anarchia che funziona. È qualcosa di meraviglioso. Quello che è stato fantastico, oltre alla bravura e alla professionalità di Carlo, è la stata la sua umanità”.
Cosa contraddistingue Carlo sul set?
“Ha una grande capacità di adattarsi agli attori, alla troupe. Di relazionarsi con loro non solo da un punto di vista professionale di un'efficacia incredibile, a partire dalla sua scrittura. Come scrive le battute lui, veramente emozionante. È come mangiare un cioccolatino Lindt, cioè quelle parole si masticano e vengono fuori da sole. Una scrittura eccelsa, e il rapporto con gli attori è fantastico. Diretto, senza perdere di umanità, di grande spessore sia quando dirige Mastrandrea, la Puccini o personaggi minori come sono capitati a me. Ecco, lui non gestisce gli attori, li accompagna. Io ho nella fiction faccio il poliziotto ed ho partecipato alle scene nel commissariato, e sia alla scena di un blitz che viene fatto in un campo. E ho accompagnato in commissariato quella che nella trama è l'amante del marito della protagonista. Devo dire che anche lavorare con gli altri attori calabresi, come Vittoria, è stata una roba incredibile. Uno tsunami. Davvero bello".
Antonino Koukounouris, 29 anni, racconta il suo ruolo nella fiction
"Io nella fiction interpreto il personaggio di Carmine, uno scagnozzo della ‘ndrangheta, braccio destro di Manara, questo "signore" che dà la caccia alla fuggitiva. In pratica sono quello che fa il lavoro sporco, un personaggio esecutivo".
Che esperienza è stata con Carlei?
"Molto bella. Per me è stata la prima volta su un grande set. All'inizio ero un po' emozionato; vedere tutti quelli addetti ai lavori, dove ognuno svolge il suo compito. A tratti avevo molta tensione perché era la prima volta. Carlo mi ha fatto sentire a mio agio, mi ha trattato come un figlio. In alcuni momenti tra un ciack e l'altro, un take e l'altro, in confidenza mi diceva anche delle cose nel nostro dialetto, per farmi stare più vicino a lui, più vicino al lavoro, vicino alla scena. Perché per me era la prima volta e dovevo rapportarmi per esempio con attrici importanti coma la Puccini, fare una scena insieme a lei. È stato bellissimo, non ho avuto il tempo di realizzare. Poi pian piano mi sono ricordato che sono un attore pure io. Ricordo pure una delle prime scene dove c'è anche Franz Cantalupo. Io ero molto reso perché c'è questa scena dove c'è una sparatoria e lui, insieme a Carlo, mi ha dato una grande mano. Abbiamo parlato come fare la scena, come salire le scale. Carlo ci aiutato e quindi sono entrato sempre più dentro al lavoro. Il nostro è un lavoro artigiano che lo impari facendolo". "Io sto portando avanti un mio progetto - racconta in merito al suo futuro - che sto scrivendo a quattro mani con una sceneggiatrice e naturalmente spero di prendere altri ruoli per il cinema o per la tv".
Costantino Comito, 48 anni, già protagonista nel “Giudice meschino” e nella prima serie dei “Bastardi di Pizzofalcone”
"Lavorare per Carlo Carlei è sempre una grande emozione. Soprattutto per chi lo conosce come noi, per non fare brutte figure devi impegnarti dieci volte di più. È inutile poi parlare della gentilezza di tutta la troupe. Ti fanno sentire a tuo agio. Lavorare con attori importanti è sempre come mettersi in gioco, una prova "tosta". La cosa bella di Carlo è che se si trova bene ti tratta come un figlio, ti porta avanti ti fa crescere. Guarda, io sono stato trattato benissimo. E sai perché nato tutto questo? Se ricordi, nella scena iniziale del Giudice meschino, quando strangoliamo una persona nel fiume, se tu vedi nella prima scena io cado. Ma cado realmente, mi sono rotto una gamba lì. Però ho continuato portando la scena fino alla fine. Carlo se n'è accorto ma non ha detto niente, l'ha tenuta nel film. Poi sai, lavorando nell'acqua gelida non sentivo niente. Invece lui questa cosa l'ha osservata e l'ha apprezzata tanto".
Nella Fuggitiva che ruolo interpreti?
"Sono uno dei cattivi. Il braccio destro di un boss. Sai, i soliti intrecci. Dobbiamo qualche volta convincere qualcuno non proprio con le buone maniere a farci dire qualcosa. E mi fermo perché non posso spoilerare. Sarà come sempre un grande successo, per la fotografia, le luci. Carlo ha la capacità di portarti in un'altra dimensione. Ha questa grande capacità. Abbiamo girato a Roma, in Val D'Aosta, almeno per quanto mi riguarda e c'erano delle location veramente spettacolari. Una grande montagna dietro che sovrastava il tutto. Si prestava tantissimo allo scopo della produzione".
Difficoltà a causa del Covid?
"Guarda, eravamo super controllati. Tamponi prima di girare e poi sul set mascherine sempre nuove, igienizzanti. Ti sentivi più che sicuro".
Pino Torcasio, 48 anni, descrive questa nuova esperienza
"È stata un'esperienza magnifica perché ho avuto l'opportunità dopo tantissimi anni di fare una parte con il maestro Carlei, essere diretto la lui è stato uno dei miei sogni da attore. Lavorare con lui, lametino, di fama internazionale non è per tutti gli attori. In Italia siamo 180mila e avere il privilegio di fare una parte perché scelto da lui è stato davvero un sogno. Vuol dire che ha valutato le capacità dell'attore e lo ha voluto nella sua opera. Sono felicissimo, si è avverato quanto desideravo. Ovvero, conoscere il maestro, essere diretto da lui. Mi sono divertito e ho lavorato benissimo".
Come ti ha accolto Carlo sul set?
"Sono rimasto particolarmente colpito, tenuto conto del personaggio. Pensavo ad un regista sai di quelli distanti, scontrosi. Invece, la cosa che mi ha sorpreso, non conoscendolo, è stata che mi ha abbracciato. Mi sono sentito spaesato, mi ha fatto sedere accanto a lui sulla sedia dei tecnici mentre stavano girando le scene e davanti ai monitor. Cosa che si fa con i grandi attori e non certo con un attore che ha un ruolo secondario. Mi ha chiesto come stavo, mi ha fatto mettere a mio agio. Davvero una sorpresa e non immaginavo fosse così umile e simpatico soprattutto. Una gran bella persona rispetto a ciò che si diceva in giro di lui, che era un tipo burbero, distaccato dalle persone, diffidente. Mi ha accolto benissimo, davvero affabile. Sono stato molto molto felice. Una grande sorpresa in tutto. Ripeto, per me un sogno che si è avverato".
Nel film qual è il tuo ruolo?
"Sono Filippo. Sono uno dei cattivoni anche se un po' fuori dagli standard, non è proprio cattivo. Il regista ha preferito vedermi come un bonaccione, sai quei tipi perdenti, quei mafiosi americani un po' “stupidotti” della situazione".
Programmi?
"Molte proposte da valutare. Decideranno le produzioni, anche perché ci sono molti attori bisogna capire cosa vuole un regista. Ci sono sempre dei particolari che possono fare la differenza agli occhi del regista, della produzione. Si sceglie sempre un attore rispetto ad un altro in base alle caratteristiche che emergono e che possono colpire un regista".
A.C.
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