Lamezia Terme - Il tribunale per i diritti del Malato della rete di Cittadinanza attiva esprime la sua “forte preoccupazione per lo stato di totale approssimazione in cui versa il nostro ospedale anche in riferimento all'avvicendamento nella conduzione dell'ambulatorio di diagnostica vascolare, fino ad oggi in capo al dottor Antonio Giacobbe da pochi giorni andato in pensione e al quale vanno i nostri auguri di lunga e felice quiescenza”.
“Solleviamo il problema perché, in questi giorni, alcuni utenti si sono rivolti al TDM per segnalare l'annullamento delle prenotazioni per le visite presso il sopra richiamato ambulatorio specialistico – affermano - Ultimamente una signora ci ha segnalato di avere ricevuto pochi giorni addietro una comunicazione telefonica di annullamento del suo appuntamento per un controllo vascolare, fissato per il 16 c.m e prenotato nel marzo del 2024. Soprassedendo, per il momento, sui tempi poco congrui, necessari per le visite specialistiche e per molti esami strumentali presso le strutture sanitarie pubbliche, come Cittadinanzattiva poniamo degli interrogativi che giriamo ai direttori amministrativi, sanitari, generali e ai responsabli politici regionali, nella speranza che non si ricorra alla tecnica dello scarica barile. Premesso che nessuno può scaricare la responsabilità sul medico andato in pensione che ha esercitato un sacrosanto diritto, rimangono alcune le domande alle quali pretendiamo delle risposte dai responsabili della sopra citata catena di comando: essendo al corrente, e non può essere altrimenti, della determinazione del responsabile della diagnostica Vascolare di esercitare il diritto alla pensione nei tempi previsti dalle norme di riferimento , come mai non si è provveduto tempestivamente a sostituirlo per dare continuità ad un servizio estremamente importante per la nostra comunità, costituita in prevalenza da cittadini di età avanzata esposti a problematiche vascolari? Perchè pur essendo a conoscenza che l'ambulatorio sarebbe rimasto sguarnito di medico si è lasciato che il cup continuasse a procedere nelle prenotazioni? Questi interrogativi meritano delle risposte perché l'utenza rischia di dover rinunciare alle cure per assenza di un ambulatorio di diagnostica propedeutico ad un efficace percorso clinico-terapeutico. I problemi, come emerso in passato e che permangono tutt'ora, destano forti preoccupazioni per il futuro del presidio ospedaliero lametino anche in altri reparti. Basti citare: la carenza di operatori nel Pronto Soccorso tamponata in qualche modo dal ricorso a medici cubani professionalmente impeccabili ma alle prese con ovvii problemi di comunicazione con l'utenza; i disagi del reparto di Urologia dove i medici sono costretti a lavorare con ritmi estenuanti per l'esiguità delle risorse professionali sensibilmente sottodimensionate ( al momento operano pochi dirigenti medici e manca la figura del primario) rispetto a quanto previsto dalla pianta organica. A fronte di tutto ciò, e tenendo presente che per ogni mese, tra prima e seconda reperibilità ci sono 72 turni da coprire, dal primo febbraio la disponibilità per notturni e festivi potrebbe essere ricoperta soltanto da poche unità di dirigenti medici, esposti, per effetto di un impegno massacrante, a stress continuo con rischi di collasso del servizio stesso”.
“Risuona come un mantra nei convegni professionali l'invito agli utenti alla prevenzione, possibile (è bene che lo sappiano i gestori regionali della sanità pubblica) in presenza della diagnosi precoce. Parliamo di una patologia i cui maggiori portatori sono le persone anziane ed è indispensabile , per garantire maggiori possibilità di successo delle terapie, scoprirla prima possibile – aggiungono - Ma se mancano le risorse e se, per ottenere una visita specialistica o un esame strumentale, bisogna attendere anni, quale prevenzione può essere avviata? Potrà avviarla tempestivamente chi ha i soldi per ricorrere ai servizi privati, nonostante l'art. 32 della Costituzione, che esiste ancora e non risulta abrogato, affermi che la "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". Ma oggi il problema si pone in termini ancora più stringenti: i cittadini utenti non indigenti che concorrono, attraverso il ticket, a tenere in piedi il sistema sanitario nazionale se finiscono al pronto soccorso, e non ci sono a sufficienza medici ed altri operatori che li prendano in carico , rischiano quotidianamente di lasciarci le penne; così come un paziente vascolare se non riesce ad avere una diagnosi precoce in tempi accettabili rischia che l'accentuarsi della patologia lo conduca ad esiti clinici assolutamente nefasti”.
“Il diritto alla salute – concludono - non può essere garantito a chi ha un solido conto in banca che gli consente di accedere alle più attrezzate strutture private; deve essere garantito a tutti, soprattutto a quelli che le risorse non ce l'hanno e il conto in banca neppure se lo sognano”.
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