Lamezia Terme - Una storia che intreccia temi “caldi”, che riguardano la vita quotidiana dei nostri ragazzi: cyberbullismo e utilizzo dei social per annichilire l’altro fino a colpirlo nella sua dignità, l’uso della violenza psicologica e fisica a sfondo razzista, la chiusura e il superamento del disagio attraverso l’apertura della comunità. Con un messaggio chiaro: fidarsi della giustizia e della propria comunità.
Con questo spirito, anche quest’anno il Polo Tecnologico “Carlo Rambaldi” di Lamezia Terme ha partecipato al progetto “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo”, percorso di educazione e sensibilizzazione alla legalità ideato dal Presidente Luciano Trovato e promosso dall’Associazione Ciak Formazione & Legalità, attuato in Calabria ed in altre regioni d’Italia, con la collaborazione di diversi Tribunali, ordinari e minorili, delle Camere Minorili, che ha avuto negli anni passati il prezioso contributo della Fondazione Carical e dell’Associazione Nazionale Magistrati. Protagonisti del percorso quasi 30 studenti, guidati dai docenti di diritto Eura Borelli, Angela Fazio e Domenico Pallaria che, al termine di un iter formativo coordinato dall’avvocato Nicoletta Perri e dalla psicologa giudice onorario Rossella Gallo, si sono recati nell’aula “Garofalo” del Tribunale di Lamezia Terme dove è stato celebrato un vero e proprio processo. Sulla base di un copione messo a disposizione dall’associazione Ciak sul quale si sono preparati nelle settimane precedenti, i ragazzi del Rambaldi hanno riprodotto, in maniera accurata e professionale, le parti della pubblica accusa, del presidente, della vittima, dell’accusato e tutte le diverse parti del processo. Un’esperienza che ha visto coinvolti anche gli studenti dell’indirizzo di moda, che hanno realizzato alcune delle toghe indossate nella simulazione del processo.
Per il secondo anno consecutivo, l’istituto superiore diretto da Anna Primavera aderisce a un progetto che coniuga le competenze in materia di diritto con tematiche sociali rilevanti, che incrociano le vite dei nostri ragazzi e consentono loro di relazionarsi con le istituzioni del territorio. Per i docenti di diritto Borelli, Fazio e Pallaria “è stata un’esperienza di alto valore formativo e di impatto emotivo, nella quale noi docenti abbiamo potuto constatare con soddisfazione la loro serietà e il loro sguardo consapevole sul drammatico problema dei reati minorili, specie quelli relativi a comportamenti apparentemente banali, che essi derubricano a ‘scherzo’ o ‘divertimento’. Un grazie all’avvocatura del tribunale di Lamezia Terme, all’associazione Ciak, alle diverse realtà istituzionali che consentono ai nostri studenti e a tanti altri studenti, in Calabria e in Italia, di poter partecipare a un percorso che suscita consapevolezza sulla realtà”.
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