Lamezia, lettera aperta contro la chiusura del punto nascita “Villa Michelino”

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Lamezia Terme, 2 marzo – Sulla situazione della sanità lametina, e in particolare sulla chiusura del punto nascita presso la “Villa Michelino”, è giunta alla nostra redazione un’accorata riflessione dal titolo emblematico: “Quando a Lamezia Terme anche nascere diventa un problema”. Ecco cosa dice la lettera che qui riportiamo integralmente.

Lamezia Terme. Lo scontro comincia a farsi acceso. Il sistema ospedaliero è al collasso eppure un’ulteriore batosta non tarda ad arrivare. Un altro servizio viene smantellato. Secondo un piano di rientro regionale emanato dal governatore Giuseppe Scopelliti i punti nascita con meno di 500 parti all’anno dovranno essere chiusi entro i prossimi mesi. Tuttavia le domande e i disaccordi su questa decisione incrementano sempre più il brusio dei dissensi. Infatti, leggendo attentamente l’articolo 32 della Costituzione, si può notare come la garanzia della “tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività ” viene a mancare, soprattutto se si considera che l’ospedale di Lamezia Terme ha subito tracolli non indifferenti dopo la chiusura del punto nascita di Soveria Mannelli.

Questa volta nel mirino della politica regionale si trova la clinica privata “Villa Michelino”. Se si vuole guardare la vicenda da un punto di vista tradizionalista, si può notare come questa clinica rappresenti la storia per quanto riguarda le nascite, infatti è forse la struttura privata più longeva sul suolo lametino. Ma bisogna guardare anche ad un altro fattore tutt’altro che indifferente, e cioè qualitativamente è riuscita a guadagnarsi la stima dell’opinione pubblica grazie ad un personale efficiente e preparato.

Ma è evidente come questo aspetto non importi alla nostra giunta troppo impegnata a risparmiare soldi, anche sulla pelle dei cittadini che subiranno una sanità sempre più traballante e precaria. Le mamme e i bambini non avranno più la giusta attenzione perché, nonostante la struttura ospedaliera sia piena di professionisti dediti al proprio lavoro, questa non sarà mai abbastanza capiente, mai abbastanza pronta, mai abbastanza presente per riuscire a reggere il flusso di nascite del nostro territorio. Come si può pretendere la massima qualità da una sistema così saturo? E cos’altro dobbiamo aspettarci ancora da coloro che dovrebbero tutelarci è tutt’ora un mistero. Già perché circola voce che questa struttura privata, oltre a perdere le convenzioni che hanno fatto in modo di rendere accessibile il servizio a tutti i cittadini, perderà anche tutti gli altri tipi di ricoveri che recheranno un notevole danno alla popolazione.

L’interesse del cittadino - che dovrebbe essere al primo posto nella scala dei valori del buon politico - scende inesorabilmente sempre più giù, scalzato dal volere del portafoglio, e il silenzio che accompagna ciò è tanto inquietante quanto fastidioso.

Ovviamente ciò non importa. I “piani alti” hanno deciso, ancora una volta, senza interpellare “la gente comune” ed è un peccato dire addio ad una struttura che rimarrà nota per la sua serietà e professionalità. L’ospedale cittadino, nonostante abbia innumerevoli problemi, è riuscito a non soccombere aiutato grazie alle potenzialità e impegno dei suoi operatori (medici, infermieri ecc) e anche grazie all’appoggio non indifferente che questa clinica riusciva a garantirgli.

Si capisce perfettamente che il piano di rientro sopra citato della regione Calabria voglia abbattere i costi verso i privati, ma tutto questo non deve accadere a discapito dei cittadini che ne pagano sempre e in ogni caso le conseguenze, specialmente poi se si tratta dei cittadini di Lamezia Terme che oltre al danno subiscono anche la beffa, e cioè la perdita consistente di posti di lavoro. Anche questa volta i lametini, come sempre d'altronde, sono i più martoriati in tutti i settori, col tacito avvallo dei politici eletti con il voto del territorio”.

Valentina Stella

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