Lamezia Terme - Il sistema della macchina del potere fatto dalla politica, dall’amministrazione pubblica e dal mondo dell’imprenditoria è una organizzazione estremamente complicata di rapporti ed intrecci tanto da risultare indefinita e difficile da identificare. Primo Levi la definiva “La zona grigia: una struttura interna incredibilmente complicata, quanto basta per confondere”. All’interno di questa fitta rete di ingranaggi, sconosciuti ai più, si inserisce la lunga mano della ‘Ndrangheta, sempre più versatile e subdola nella scelta dei propri affari, sempre più capace di insinuarsi all’interno del tessuto sociale e di mutare pelle adattandosi alle circostanze. Questo è stato l’argomento del convegno “L’area grigia della ‘ndrangheta – le infiltrazioni criminali nell’economia”, organizzato dal Rotary Club di Lamezia presso il Savant Hotel, che ha come scopo quello di mantenere accesi i riflettori sull’argomento criminalità organizzata, perché è necessario parlare di mafia e, come diceva Paolo Borsellino: “parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.”
Presenti al tavolo del meeting la dottoressa Nadia Majello, presidente del Rotary Club Lamezia, l’avvocato Salvatore Zaccaro, l’avvocato Caterina Restuccia che elenca i lunghissimi curriculum dei due relatori ospiti, l’assistente del Governatore Distretto Rotary 2100 Casimiro Giannuzzi che ha portato i saluti del Governatore Pasquale Domenico Verre; i relatori Giuseppe Fulciniti, Comandante del GICO di Napoli, e la dottoressa Maria Teresa Carè Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Lamezia Terme. Inviano i saluti, il Vescovo di Lamezia Terme Monsignor Giuseppe Schillaci e Francesco Alecci Presidente della Commissione Straordinaria del Comune di Lamezia Terme perché impossibilitati a presenziare. Presenti in sala Rodolfo Inderst, segretario eventi distrettuali Rotary, Franco Gigliotti, componente della segreteria Rotary, Giuseppe Senese, presidente della commissione distrettuale scambio giovani, Felice Iannazzo, delegato del premio Magna Graecia, Antonio Mallamo della commissione Farmacisti distrettuali, il presidente del Rotary Catanzaro Tre Colli Vincenzo de Filippo, Cristiano Matarazzo, presidente del Rotaract Club di Lamezia, il dottore Massimo Ribaudo, comandante del gruppo dei carabinieri di Lamezia Terme, il presidente del Circolo di Riunione Felice Caruso, l’associazione Uniter.
Ad introdurre l’argomento del convegno è dottoressa Nadia Majello che a proposito di zona grigia della ‘Ndrangheta si esprime così: “Parlare è importante perché il problema purtroppo esiste e c’è anche una tendenza alla rimozione e all’indifferenza. É importante conoscere, per possedere gli strumenti utili per capire il fenomeno e mettere in atto strategie per combatterlo. Sappiamo che la ‘ndrangeta è stato un fenomeno mafioso per lungo tempo sottaciuto, inizialmente anche dalla stessa commissione antimafia perché quando è stata istituita nel 1963 esistevano le mafie più importanti c’era la mafia siciliana, per cui la ‘ndrangheta era considera di serie B, se cosi si può dire. Ma questo ha agevolato la sua espansione, ed oggi questo fenomeno è arrivato ben oltre i confini regionali, ben oltre i confini dello stato arrivando a colonizzare, non solo interi settori dell’economia, ma plasmando anche i comportamenti collettivi e gli atteggiamenti delle istituzioni rendendole sempre più funzionali alle sue esigenze. La vera forza della mafia sta fuori dalla mafia, ha scritto Nando Dalla Chiesa: sta nella sua invisibilità, nella sua capacità di corruzione, nei rapporti di collusione e di complicità che si instaurano nel labile confine tra legalità e illegalità, in quel grigio che costringe a chiedere cose che invece spettano di diritto. I meccanismi generativi dell’area grigia non risiedono nella semplice estensione dell’illegalità, ma prendono forma da una perversa commistione tra lecito ed illecito: i confini della sfera legale e illegale diventano opachi, permeabili e si creano situazioni di vera e propria confusione. Da qui diventa difficile distinguere l’imprenditore buono da quello cattivo, i politici e funzionari onesti da quelli corrotti, in una crescente commistione di ruoli di competenze e di interessi. Questa confusione è una caratteristica strutturale dell’area grigia, ciò che ne permette la riproduzione e l’espansione. L’area grigia è tutt’altro che una realtà evanescente, anzi, ha una solida consistenza che è cementata dalla logica ferra degli affari. Nella ‘ndrangheta la logica degli affari è di gran lunga prevalente rispetto alla logica di appartenenza. I mafiosi tradizionali stanno dentro questa area grigia, insieme ad altri attori: imprenditori, politici, professionisti, funzionari pubblici perseguendo interessi diversi, ma complementari. Un fenomeno complesso, quindi, e questa complessità rende non facile la soluzione del problema, ma ciò non vuol dire che sia invincibile.”
É il Colonnello della Guardia di Finanza, Comandante del Gico di Napoli, Giuseppe Fulciniti, a spiegare in una lunga e dettagliata analisi il rapporto tra mafia e impresa e le sfumature che questa relazione può assumere a seconda del tipo di controllo che la mafia esercita sull’impresa stessa e quanto quest’ultima possa a sua volta volontariamente trarre vantaggio o meno da questo sodalizio.
“Esiste - spiega il dottor Fulciniti- un modello di rapporto di tipo parassitario/predatorio, nel quale è la ‘Ndrangheta ad acquisire il controllo diretto sull’attività, in questo caso l’impresa risulta solamente una vittima. Quando l’impresa, scende a patti con la criminalità organizzata, sfruttando la relazione mafiosa per ottenere vantaggi notevoli, diventa collusa. Il modello di rapporto a cui si fa riferimento è di tipo collusivo/corruttivo ovvero l’imprenditore sfrutta le potenzialità di questa relazione per acquisire risorse finanziarie illecitamente, per scardinare il sistema di gestione degli appalti a proprio vantaggio entrando all’interno dei circuiti politico-amministrativi. Esiste, infine, un altro tipo di rapporto di tipo negoziale/manageriale all’interno del quale l’imprenditore fa parte dell’organizzazione criminale stessa e offre un contributo consapevole e volontario a favore di essa. Le imprese, nate con capitali mafiosi, riescono ad essere competitive sul mercato e a godere di una serie di vantaggi pur ponendosi come imprese pulite ed apparentemente legali.”
Il quadro multiforme ed articolato delineato rende complicato comprendere ed incorniciare i fenomeni all’interno delle norme per dare il via poi ad eventuali indagini: “Lo sforzo investigativo deve puntare a capire quale sia il livello di inquinamento che hanno avuto le imprese con il potere mafioso -continua Fulciniti- ciò permette di salvaguardare, quando possibile, l’impresa, colpendo capillarmente solo il profitto acquisito illegalmente.” A parlare di successi ottenuti in questa direzione dallo Stato nei confronti del malaffare è il Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Lamezia Terme Maria Teresa Carè: “È stato inferto un duro colpo al primo livello della ‘ndrangheta lametina, sono stati colpiti i capi storici e anche le nuove leve. Una crescita culturale, insieme all’intervento repressivo dello Stato, che ha scandagliato le imprese ed attenzionato la zona grigia, hanno avuto un ritorno positivo per il tessuto sociale ed economico della città. Oggi, una fascia della popolazione ha trovato il coraggio di parlare perché percepisce il sostegno della società tutta, soprattutto dal punto di vista culturale.- ed aggiunge - quando si parla di lotta alla criminalità però, non si può parlare solo di interventi di tipo repressivo. Bisogna creare le condizioni perché certe situazioni non accadano: la crisi economica, ad esempio, ha creato i presupposti anche per una crisi dei diritti che ha generato incertezza nei cittadini e fortificato i rapporti tra ‘Ndrangheta ed impresa. Per fare la lotta alla criminalità è necessario attuare una seria rivoluzione culturale e battersi per scardinare le disuguaglianze sociali e restituire ai giovani fiducia nel futuro e nelle istituzioni.”
D.C.
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