Lamezia Terme - Sarà al Teatro Grandinetti l’11 novembre per la Stagione di Prosa di AMA Calabria l’attore Giuseppe Pambieri, protagonista insieme a Carlo Greco del dramma di Didier Caron “Nota stonata”, per la regia di Moni Ovadia. Un lavoro di grande spessore che si inscrive in una carriera di livello: attore teatrale, cinematografico e televisivo, nonché doppiatore, Pambieri calca le scene fin dal 1968, è stato diretto da Strehler, Zeffirelli, Ronconi, spesso in opere scritte o tratte da autori classici – da Sartre, a Gabriele D’Annunzio, a Tennessee Williams.
Lei ha una lunghissima carriera alle spalle, e ora aggiunge al suo cursus Moni Ovadia e Didier Caron. Com’è stato recitare con Ovadia e quali sono le sue impressioni sull’opera che porterà a Lamezia?
"Mi sono trovato benissimo con Ovadia: è un uomo di grande cultura e di straordinaria intelligenza. L’opera di Caron alla quale abbiamo lavorato – molto arguta, di argomento ebraico – è davvero strepitosa: quando ho letto il testo sono impazzito, ho subito deciso di farla. E avevo ragione, perché infatti ha finora ottenuto uno straordinario successo di pubblico, addirittura da standing ovation. È uno scontro fra due personaggi, un direttore d’orchestra e un disturbatore che con il pretesto di congratularsi e ottenere un autografo entra nel suo camerino, e in un crescendo di tensione comincia a scavare nel suo passato: un thriller senza il morto, praticamente. Ed io faccio la parte del disturbatore".
“Nota stonata” è quindi uno spettacolo a due voci, e lei recita al fianco di Carlo Greco. Siete riusciti subito ad entrare in sintonia o è servito del tempo per trovare il giusto ritmo e l’intesa necessaria?
"Un certo tempo serve sempre, è fisiologico. Ma l’esito è stato ottimo, anche perché siamo diversissimi, abbiamo un modo di porci completamente differente, e questo giova alla qualità dello spettacolo e alla fruizione da parte del pubblico. Fra l’altro Greco è una persona carinissima, ed è stato lui a propormi il lavoro dopo aver incontrato a Parigi l’autore".
Tornando alla sua carriera, lei ha cominciato a recitare poco più che ventenne e non si è mai fermato, rimanendo sempre qualitativamente su produzioni di livello. Come giudica l’attuale evoluzione dell’intrattenimento video, le serie televisive, la fruizione in streaming? Crede che possano togliere qualcosa al cinema e al teatro d’autore?
"Purtroppo credo di sì. La fruizione in streaming in confronto al grande schermo non è niente, presenta davvero grossi limiti. Certo, c’è più libertà di vedere tutto e di vederlo di più, ma non è la stessa cosa. E questo vale a maggior ragione per il teatro: per un attore e per il suo pubblico è indispensabile potersi vedere, essere reali, in presenza. Altrimenti il teatro non esiste. E il teatro non dovrebbe morire mai, perché è lo specchio della nostra vita, serve a tener vive le coscienze".
Dopo questo tour ha già dei progetti lavorativi futuri che vuole condividere?
"Dopo questo tour porterò in scena “Terra Promessa”, un lavoro interessante sul cambiamento climatico in cui recitano anche mia moglie Lia Tanzi e mia figlia Micol. Poi comincio le prove di “Una storia semplice” una pièce tratta dall’ultimo romanzo di Sciascia, un giallo breve e molto intenso. Il lavoro è prodotto dal Teatro Stabile di Catania, in collaborazione con il Teatro Vittoria di Roma, dove inizialmente andrà in scena. Nella prossima Stagione comincio anche le riprese di un horror, il primo che faccio, “L’orafo”, che probabilmente però uscirà in streaming".
Probabilmente il suo lavoro l’avrà già portata in Calabria e a Lamezia altre volte. Secondo lei in questa regione il circuito dei teatri che ospitano Stagioni come quelle di AMA Calabria ha buone possibilità di espansione? Com’è il nostro pubblico, nella sua esperienza?
"Sono ottimista. Sono stato al Grandinetti di Lamezia solo tre Stagioni fa, e ho avuto comunque occasione di tastare bene il pubblico calabrese nel 2010, quando per due anni sono stato direttore artistico del Politeama di Catanzaro. Devo dire che l’impatto allora è stato bellissimo. Speriamo che il covid non abbia rovinato nulla, e che la gente anche qui riprenda ad andare a teatro senza paura".
Giulia De Sensi
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