Lamezia, gli auguri per un buon anno scolastico dalla dirigente dell’istituto Gatti-Manzoni-Augruso Mongiardo

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Lamezia Terme - La dirigente, del mega istituto nato dall’accorpamento Gatti e Manzoni-Augruso, Antonella Mongiardo scrive agli alunni, docenti, personale ATA e genitori per augurare un buon anno scolastico.

“Prima di conoscervi di persona - esordisce -  vorrei rivolgere un saluto alla scuola che nasce oggi, 1° settembre 2024. Un augurio che si estende a tutti coloro che operano, a vario titolo, nell’amministrazione scolastica, alla ex dirigente della Gatti, Dott.ssa Daniela Quattrone,  e ai colleghi delle altre scuole, in modo particolare ai dirigenti chiamati a gestire le complesse realtà scolastiche nate dal dimensionamento. Una gestione che sarà - precisa - certamente, impegnativa, ma, forse proprio per questo, ancor più stimolante”. “Ogni porta che si apre è l’inizio di un nuovo viaggio, di una nuova “avventura”. E’, soprattutto, un’opportunità: di mettere a frutto le esperienze acquisite per esplorare nuovi orizzonti e progettare nuovi traguardi. Oggi, dunque, si riparte e ognuno di noi è chiamato a dare il meglio di sé per affrontare con la giusta motivazione questa sfida, che sono certa ci darà belle soddisfazioni. Al dirigente spetta il compito di creare un circuito virtuoso di condivisione, che favorisca il senso di appartenenza e la crescita professionale di ogni membro della comunità scolastica come parte fondamentale di un sistema di valori e di relazioni”. 

“Personalmente - sottolinea - mi impegnerò a svolgere il mio ruolo facendo tesoro dell’esperienza di tutti, nel rispetto dei principi e dei valori etici a cui deve conformarsi l’attività della pubblica amministrazione.  Nel corso degli anni, ho maturato una mia personale visione della scuola, che vorrei condividere con voi, e che insieme a voi intendo attuare, pronta ad assumere compiti e responsabilità riguardanti non solo la sfera didattica, ma l’organizzazione complessiva dell’istituzione che sono chiamata a dirigere. La scuola, essendo il principale punto di riferimento per la crescita culturale e umana degli studenti, deve prefiggersi l’obiettivo di far diventare i ragazzi, attraverso il sapere e il saper fare, persone autonome, professionisti competenti e cittadini responsabili. E per poterlo realizzare, deve creare le condizioni per favorire il benessere e lo star bene insieme”. 

“La scuola, perciò - continua - deve essere un luogo di studio inclusivo, ricco di stimoli e di risorse, aperto al territorio, dove i ragazzi siano accolti, integrati e valorizzati, nelle loro potenzialità. Deve essere, nel contempo, un luogo di lavoro efficiente e sereno, dove poter condividere obiettivi comuni e buone pratiche.  La scuola non un’azienda, certamente, ma è una “impresa”, la cui mission è formare i cittadini del domani. Un’ impresa tanto importante quanto difficile, nel cui “bilancio” il valore più grande è rappresentato dalla qualità delle persone che vi operano e dal loro esempio quotidiano. La scuola, però, è anche un’organizzazione complessa, caratterizzata da norme, regole, ruoli, diritti e doveri”. 

“Mi piace vedere la comunità educante come un “organismo vivo” e in continua crescita, con una precisa idea di ciò che vuole essere, o diventare, e che si muove armoniosamente verso un traguardo; per raggiungere la meta deve dotarsi di un’organizzazione e di un motore, ovvero la progettazione formativa. Un organismo, però, prima di tutto, deve avere un’anima. E l’anima della scuola è il rapporto insegnante-allievo, punto di partenza e di arrivo di qualsivoglia programmazione scolastica. La qualità dell’apprendimento deve essere la meta verso cui ogni operatore scolastico deve tendere, ognuno nel proprio ruolo e nelle proprie specifiche mansioni. L’evoluzione pedagogica di questi ultimi anni ci ha posto di fronte a nuove tecnologie e metodi didattici che, partendo dal digitale e dalle mille risorse ad esso collegate, ci hanno indotto a ripensare la didattica tradizionale, abbandonando il concetto di aula e affermando una nuova idea di fare scuola: l’ambiente di apprendimento”.

“Proprio in questa direzione - aggiunge - si è mossa la scuola italiana negli ultimi anni, grazie anche al forte impulso dei progetti PNRR finalizzati ad innovare gli ambienti scolastici, nella prospettiva di affermare la centralità dello studente, come protagonista attivo, e non ricettore passivo, del proprio apprendimento.   Diceva il pedagogo Quintiliano: “i giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. E’ più che mai opportuno superare il rigido concetto di aula tradizionale e sperimentare i modelli che la pedagogia moderna ci mette a disposizione, al fine di rendere sempre migliore la qualità del rapporto di insegnamento-apprendimento e coinvolgere i ragazzi in un progetto educativo condiviso, che accenda in loro l’entusiasmo e la curiosità del sapere.   Mi piace concludere con una riflessione su quello che, secondo me, è il vero segreto dell’organizzazione scolastica: il lavoro di squadra.  Come ogni organismo vitale, anche la scuola gode di buona salute se i suoi organi funzionano in sincronia tra loro e in accordo di vedute e intenti. La condivisione è la chiave del benessere organizzativo perché favorisce la crescita professionale attraverso la collaborazione e l’integrazione di background differenti, aumenta il coinvolgimento nel raggiungimento di obiettivi comuni e alimenta la fiducia, che sta alla base di relazioni positive.  Nella squadra, l’idea di uno diventa l’obiettivo di tutti, ci si incoraggia a vicenda, si impara dall’errore, si riconosce il valore degli altri, si migliora dal confronto.  Ricordando le parole di Papa Francesco: “Nessuno vince da solo”, e per andare lontano bisogna camminare insieme". 

"Lavorare in team è una grande competenza, che richiede spirito di collaborazione e cooperazione. Richiede pazienza, disponibilità all’aiuto e al confronto, skills che noi educatori dobbiamo insegnare agli allievi, come bagaglio primario della loro formazione civica. Ma, soprattutto, richiede autorevolezza. La quale non proviene dall’autorità del ruolo, ma dall’empatia personale, dalla capacità di motivare ed esercitare un’influenza positiva sugli altri. Sembra voler dire proprio questo, agli educatori, lo scrittore Antoine de Saint-Exupery quando, in un celebre passo del Piccolo Principe, evoca in punta di penna l’importanza della motivazione: “Se vuoi costruire una nave, non affaticarti per prima cosa a radunare uomini per raccogliere legna, a preparare attrezzi, a dividere compiti, a impartire ordini … Ma invece prima insegna loro la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno al lavoro per costruire la nave»”.

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