Lamezia Terme - Luciano Fontana direttore de “Il Corriere della Sera”, fra i maggiori giornali italiani conosciuti all'estero, ha portato la sua voce nella città di Lamezia Terme. Circondato da altri due colleghi, Carlo Macrì dello stesso Corriere della Sera, e Gianfranco Manfredi ufficio stampa della Regione Calabria, dopo una mattinata trascorsa fra gli studenti, ha fatto tappa nella libreria Tavella per un evento curato dal Centro Riforme Democrazie Diritti di Costantino Fittante.
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Occasione dell'incontro fra esponenti della politica lametina e regionale è il libro di esordio di Fontana già direttore dell'Unità, pubblicato dalla casa editrice Longanesi, "Un paese senza leader - storie, protagonisti e retroscena di una classe politica in crisi". Un sano tentativo, quello dell'autore, affiancato dalla vignetta in copertina di Giannini, di mettere insieme i pezzi di un puzzle durato 25 anni. Al centro del libro, infatti, personaggi politici e leader storici, si passa da Berlusconi a Gentiloni, Renzi e Salvini, mettendo a fuoco gli errori, i fallimenti di una sinistra che non è mai riuscita a compiere il passo decisivo. Il libro si conclude con un auspicio, quello di una rinascita, con un leader che guardi ai bisogni collettivi e con empatia. Un po' romantico un po' disincantato, Luciano Fontana racconta avvenimenti attuali e traccia una lettura del presente, quella post elezioni del 4 marzo dalla quale però non sarà semplice intuirne il proseguo.
Si parte dalla imprevedibilità del vice premier Salvini, dunque dalla lettera inviata al Corriere della Sera in cui chiede di non essere processato, fino a giungere alle sue mosse incoerenti prima e dopo le elezioni, infine l'alleanza (quanto durerà?) con Di Maio. "Farò tante cose ma non alleanza con i 5stelle - dice Fontana riportando il Salvini precedente alle elezioni - ma cosa è scattato poi nella sua testa? Credo si tratti di un'alleanza che nasce a causa di una vena novista, con Di Maio hanno lo stesso carattere, entrambi vogliono esasperare le situazioni, fanno a gara a chi la dice più grossa". Un'alleanza che, stando alle intuizioni di Fontana non durerà molto specie sotto elezioni europee.
Nelle pagine del libro si legge anche di alcune vicende che si sarebbero verificare post elezioni del 4 marzo. C'è lo sgretolamento netto dei partiti, si parla di Di Battista, con restroscena nazionali. Una fase, quella che stiamo vivendo, tutta orientata alla politica dei Twitter o di Facebook. "Ognuno ha una parola definitiva per ogni cosa - dice Fontana - ma il giorno dopo già non c'è più. Quando penso a un leader non penso mai a un solo uomo, questo mio pensiero Renzi non l'ha mai digerito". L'attenzione continua a mantenersi alta rispetto all'idea di leader necessario al paese Italia. "Un leader è quello che porta avanti un progetto comprensibile, con una classe dirigente competente, in sintonia con i bisogni della gente, un vero leader deve lasciare un'impronta. Abbiamo in esclusiva due partiti populisti e sono i principali".
Uno scenario, quello degli ultimi 25 anni descritti da Fontana, non ancora concluso, sul quale occorre riflettere. Per rinascere stando lontani dalle ceneri del passato. "Dal punto di vista della informazione - aggiunge - farò di tutto per attivare una rinascita, un'apertura al mondo, con una ricerca dei diritti, con rispetto verso gli altri, serietà e responsabilità verso la politica". Una visione nobile, quella del direttore del Corriere della Sera, ma quanto realizzabile in un clima di paura e di divisione quale quello attuale?
"Non si può solo seguire l'onda - continua - l'onda va contrastata". Uno dei maggiori problemi della politica oggi è nella continua separazione, e non nella unione, dell'Italia. Una geografia che appare sempre più complessa. "La crisi di questo decennio ha divorato le due parti del Paese, Sud e Nord - dice Fontana - se la politica fosse seria dovrebbe riflettere sugli egoismi del Sud e sugli egoismi del Nord, e mettere a disposizione di tutto il Paese le capacità del Nord e quelle Sud". Non c'è una politica nazionale, questa la triste verità. Il 4 marzo, dunque, restando in una visione pessimistica ma realistica è l'ennesima sfida persa di una sinistra che, forse, non c'è mai stata.
Valeria D'Agostino
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