di Alessandra Renda.
Lamezia Terme – Dopo le violenti scosse di terremoto che hanno letteralmente devastato il centro Italia, in molti si interrogano, soprattutto nelle regioni più a rischio, sul grado di resistenza delle proprie abitazioni e se si è in possesso di un piano d’emergenza sismica adeguato per scongiurare quanto accaduto nelle aree recentemente colpite dal sisma, che non ha lasciato scampo ad interi paesi. Per avere maggiori informazioni su una delle zone più ad alto rischio della Calabria, abbiamo contattato il geologo lametino Giulio Riga, il quale ha elaborato inoltre un algoritmo per la previsione dei terremoti che sta letteralmente sperimentando sul campo. A lui abbiamo anche chiesto poi un approfondimento sull’attuale situazione di Lamezia Terme per quanto riguarda la prevenzione.
I terremoti si possono dunque prevedere secondo lei?
“Attualmente non ci sono modelli deterministici per prevenire il terremoto, ma il modello di breve periodo che sto portando avanti, il “Previsio”, sta portando dei buoni risultati anche nell’Italia centrale”.
In cosa consiste?
“Questo modello studia la sismicità dell’area e, in base a questa disposizione all’interno della sequenza sismica, consente di individuare, attraverso diversi algoritmi tra cui la struttura ramificata, tutte le fasi di preparazione di un terremoto, dalla fase di accumulo di energia alla fase di attivazione, sino a quella del rilascio di energia, fondamentali per capire cosa sta accadendo in una prestabilita area e in un dato momento. Tutti gli aggiornamenti ad esempio, di quanto sta accadendo nel centro-Italia, sono disponibili sul mio blog”.
La situazione a Lamezia e in generale anche in Calabria invece qual è?
“La situazione attuale a Lamezia è tranquilla, in particolare, la struttura ramificata che sta sviluppando è in una fase arretrata. Vi è però la presenza di due aree, quelle della Sila e della Calabria meridionale fino alla zona di Milazzo, che presentano sequenze sismiche da tenere sotto controllo nel tempo per vederne l’evoluzione. In Calabria manca un terremoto forte da 110 anni, l’ultimo è stato quello di Reggio-Messina del 1908. C’è dunque sicuramente tanta energia accumulata, un terremoto che ha inizio in una zona potrebbe anche avere un effetto domino in tutta la regione. Fra tutte le aree però, Lamezia è la più pericolosa, perché ha già avuto in passato due terremoti potenti con magnitudo intorno ai 7 gradi. Vi è sicuramente una faglia importante che potrebbe dar luogo a scosse molto forti”.
Quali sono a Lamezia le aree più a rischio?
“Lamezia Terme è tutta area a rischio. Vi è la presenza di case condonate abusive e abitazioni in cemento armato costruite prima della nuova normativa del 2003, il 90% sarà non antisismico. In caso di un forte terremoto come quello del Centro Italia resterà in piedi poco. In particolare è a rischio il centro storico di Nicastro. La faglia “importante”, quella Lamezia- Catanzaro passa proprio dal suo corso principale,nei pressi di piazza Ardito, vicino la “Madonnina”. Se l’epicentro dovesse essere in quell’area, non resterebbe niente. La cosa fondamentale diviene ora quella della conoscenza del fenomeno esteso a tutta la popolazione, e occorre per questo fare un’adeguata e urgente prevenzione”.
L’ultimo piano della protezione civile risale al 2011
“Si tratta di un piano che attualmente va rivisto totalmente e aggiornato con urgenza. Addirittura al suo interno sono presenti aree indicate in maniera errata”.
Sinora quindi non è stata fatta un’adeguata prevenzione?
“Sinora zero prevenzione. Se si chiede ai cittadini dove andare in caso di sisma in molti non sanno rispondere. Per far diminuire la paura sul fenomeno è necessario conoscerlo meglio”.
Come si potrebbe agire?
“Innanzitutto basterebbe realizzare delle schede informative da far distribuire alle famiglie nei diversi quartieri anche dagli operatori ecologici che la mattina ritirano la differenziata, schede sulle quali dovrebbero essere indicati i punti di raccolta, i percorsi e una tabella dei comportamenti da seguire prima, durante e dopo gli eventi sismici. Si tratta di un'iniziativa che costerebbe davvero poco ma che andrebbe fatta con urgenza. Una volta divulgate queste schede e messi a conoscenza i cittadini, si dovrebbe passare ad una fase successiva, ossia quella di una simulazione pratica per capire se il sistema possa realmente funzionare. Determinati accorgimenti prima ancora che si verifichino i terremoti potrebbero salvarci anche se le nostre case non sono antisismiche. Diviene così fondamentale inoltre conoscere come sono fatte le nostre abitazioni e quali sono i punti critici in caso di terremoto. La lucidità si acquista proprio conoscendo il fenomeno. La divulgazione di queste informazioni non dovrebbe avvenire solo con queste schede, ma anche con una preparazione nelle scuole, nei luoghi di lavoro e tra le cooperative presenti sul territorio, che devono essere in grado di dare adeguata assistenza in particolare ai soggetti più deboli come i bambini e gli anziani. Si tratta di problematiche molto differenti dalle altre, per le quali occorre una preparazione specifica, perché chi vive l’esperienza del terremoto non la cancellerà mai più”.
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