Censimento Istat, nel 2019 età media più alta: in Calabria è di 44 anni

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Roma - L'età media degli italiani si è innalzata nel 2019 di due anni rispetto al 2011 (da 43 a 45 anni) ed è cresciuto l'indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra gli over 65 anni e gli under 15 fino al 180%. Lo si legge nel Censimento Istat sul 2019 secondo il quale "Il numero di anziani per bambino passa da meno di uno nel 1951 a cinque nel 2019 (era 3,8 nel 2011) e l'indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è notevolmente aumentato, dal 33,5% del 1951 a quasi il 180% del 2019 (148,7% nel 2001)". Il comune più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta, con una età media di 35,3 anni; quello più vecchio è Fascia, in provincia di Genova, dove l'età media supera i 66 anni. La Campania, con 42 anni, è la regione con la popolazione più giovane, seguita da Trentino Alto Adige (43 anni), Sicilia e Calabria (entrambe con 44 anni). La Liguria si conferma la regione con l'età media più elevata (49 anni). Anche nel 1951 la Campania e la Liguria erano la regione più giovane e quella più vecchia ma, per entrambe, l'età media risultava più bassa di 13-14 anni rispetto a quella registrata nel 2019.

Si conferma, inoltre, nel 2019 il calo dei residenti nel Meridione e nelle Isole: nell'anno - si legge nel Censimento sulla popolazione residente pubblicato dall'Istat - la popolazione è diminuita nel complesso di 127.487 unità rispetto al 2018 a fronte di un calo complessivo di 175.185 persone in tutta Italia. Rispetto al 2011 a fronte di un aumento complessivo della popolazione italiana di 207.744 unità, nel Sud e nelle Isole si è assistito a una riduzione di 425.517 residenti. Rispetto al 2011, si legge, i residenti diminuiscono nell'Italia Meridionale e nelle Isole (-1,9% e -2,3%), e aumentano nell'Italia Centrale (+2%) e in entrambe le ripartizioni del Nord (+1,6% nell'Italia Nord-orientale e +1,4% nell'Italia Nord-occidentale). Più del 50% dei residenti è concentrato in cinque regioni, una per ogni ripartizione geografica: Lombardia (16,8%), Veneto (8,2%), Lazio (9,7%), Campania (9,6%) e Sicilia (8,2%). Se si guarda alle regioni a fronte di 323.451 residenti acquistati dalla Lombardia, 252.814 dal Lazio e 121.984 dall'Emilia Romagna, la Puglia ha perso quasi 100.000 abitanti (99.261), la Sicilia 127.614 e la Campania 54.667. La Calabria ha perso 64.940 abitanti scendendo a quota 1.894.110.

Cresce la forza lavoro in Italia mentre diminuiscono gli inattivi: nel 2019 - secondo quanto si legge nel censimento Istat sul 2019 - tra la popolazione residente di 15 anni e più, le forze di lavoro ammontano al 52,5%, dal 50,8% del censimento 2011 mentre calano gli inattivi (47,5% da 49,2%). Gli occupati salgono al 45,6% dal 45% del 2011 (23.662.471 da 23.017.840). Le percentuali più elevate di occupati sono quelle del Trentino - Alto Adige (55,6%) e di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, con valori compresi tra il 51,7% e il 51%. Livelli più bassi si registrano principalmente nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania (37,3%), Calabria (36,5%) e Sicilia (34,9%). Anche se di poco, segnala l'Istat, aumenta la quota di donne occupate. Se nel 2011 la componente femminile rappresentava il 41,8% degli occupati, nel 2019 sale al 42,4%. La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro è confermata dalla variazione intercorsa tra il 2011 e il 2019 che è stata per gli uomini pari a +1,7% (+233.895 unità) e per le donne di +4,3% (+410.736). Lo squilibrio di genere permane - sottolinea l'Istituto di statistica - ed è confermato anche dai livelli dei tassi di occupazione (37,4% contro 54,4% per gli uomini), disoccupazione (15,1% contro 11,6%) e inattività (56,0% contro 38,5%).

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