Feroleto Antico - “Parlare di fraternità è semplicissimo, dire di voler costruire comunione è ancora più semplice anche se è molto più entusiasmante; dall’altra parte fare spazio ad un fratello nella mia vita e poi costruire comunione, perdonato, è la scommessa sulla quale giocare la nostra esistenza e sulla quale impostare il percorso della nostra vita”. Con queste parole il vescovo, monsignor Serafino Parisi, delegato Cec alle Comunicazioni Sociali e Cultura, ha concluso l’omelia della santa Messa, da lui presieduta nel Santuario della Madonna di Dipodi in occasione di “Curare Comunicare”, il Giubileo diocesano delle comunicazioni sociali, degli operatori sanitari e dei catechisti, organizzato dai tre Uffici diocesani in collaborazione con la delegazione Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) e Ordine dei giornalisti della Calabria.
Partendo dalle letture del giorno, il Vescovo ha sottolineato come “questi brani siano davvero significativi per il nostro itinerario quaresimale perché ci chiedono di metterci dentro questa prospettiva di Dio che vuole dinamicamente coinvolgerci dentro il suo modo d'essere, dentro il suo stile, che chiede al figlio di accettare volontariamente di donare la vita, dunque, di morire, perché tutti noi possiamo vivere”.
“Il Signore – ha fatto notare monsignor Parisi - predispone la nostra esistenza perché possa essere interpretata lungo questa linea di gratuità, lungo la linea dell’esclusione della gelosia, cioè del fatto di sentirsi discriminato dagli altri e invece bisogna riflettere su un allargamento di prospettive che prevedono una morte mia per far vivere l'altro. E questa è la logica della Croce” quel mistero di Dio “che è la vita di Gesù, nostro fratello, che decide di morire perché noi possiamo vivere ed agli occhi del Padre essere considerati tutti come figli amati. Questo è il grande esercizio che siamo chiamati a compiere: l'esercizio del perdono. E che cos'è il perdono se non un morire a noi stessi? Mettere da parte la superbia alle pretese, perché l'altro che deve essere perdonato possa vivere e, in questo modo, generare la vita anche in me che perdono, quando tocca a me, perché poi mi capiterà pure essere perdonato dall’altro e, quindi, essere accolto nello spazio esistenziale dell'altro e sarà in quel caso il mio turno”.
Nelle relazioni dei fratelli di Giuseppe, ha sottolineato il Vescovo “facciamo l'esperienza concreta, non a parole, della presenza dell'altro nella mia vita, nei miei spazi, all'interno della realtà che io magari prima dominavo da solo e che invece adesso mi chiede di fare spazio all’altro. Quando un fratello entra nello spazio vitale, nell'universo esistenziale di uno di noi, o muore qualche cosa di noi o muore lui. Poi si può decidere di non ammazzarlo e di buttarlo in un pozzo nel deserto, come nel caso di Giuseppe, ma due interi non ci possono stare. Per cui ci si mentalizza con questo brano del Vangelo che intanto pronunciare la parola fratello, dire che un altro entra nella mia vita e nel mio spazio, a volte è un esercizio retorico per nascondere la insignificanza delle parole che pronunciamo perché non sono corrispondenti alla vita che interpretiamo”.
Per monsignor Parisi, poi, “la logica di Dio è sempre quella e c’è una parola di speranza per tutti. La salvezza - perché noi siamo quelli che complichiamo la storia, non quelli che la salviamo – è già operativa, il Signore l’ha già offerta a tutti noi da sempre. In Gesù Cristo morto e risorto l’hastoricamente realizzata ma la salvezza è già operativa. E dato che questa salvezza, la forza della salvezza, il dinamismo della redenzione dell’umanità non si può bloccare per nessun motivo, se tu non fai fruttificare quella vigna dovrai fare spazio a un altro al quale sarà consegnata perché la salvezza del Signore deve, vuole e può e deve produrre frutto”.
Prima della Santa Messa, padre Rocco Spagnolo, superiore generale dei missionari dell’evangelizzazione, che da quattro anni ha una web Tv, ha offerto una riflessione sulla comunicazione come apostolato perché bisogna “raccontare il bello che c’è in Calabria. La crescita sociale e civile -ha detto - passa da una buona informazione che oggi deve fare i conti con l’intelligenza artificiale che va applicata in maniera etica” in quanto “etica ed onestà intellettuale fanno da spartiacque tra buona e cattiva informazione. Dietro ogni notizia c’è una persona: le parole sono importanti e bisogna usarle in maniera corretta e rispettosa”. Al termine della santa Messa, infine, ha portato il suo saluto don Davide Imeneo, segretario della commissione cultura e comunicazioni sociali.
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