Calabria: Intervento dell'Associazione Soccorritori e custodi autorizzati su decreto prefettizio

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Riceviamo e pubblichiamo

Catanzaro, 29 marzo - "Dopo il ciclone  sprigionato nei giorni scorsi, con le notizie apparse sulla stampa, contro alcune ditte di Soccorso Stradale della Provincia di Catanzaro, presenti nel Decreto Prefettizio dei depositari di veicoli sottoposti a Sequestro e/o fermo Amministrativo che avrebbero applicato tariffe eccessive per le spese di custodia. L’A.S.C.A. (Associazione Soccoritori e Custodi Autorizzati), presieduta da Antonio Macrì, intende chiarire i termini effettivi della questione, per come sono state rappresentate dall’Avv. Giuseppe Altieri, oramai specializzato nel settore depositi giudiziari, nonché  legale dell’A.N.C.S.A. (Associazione Nazionale Centri di Soccorso Autoveicoli) con sede in Pistoia, e dell’A.S.C.A. (Associazione Soccoritori e Custodi Autorizzati) con sede in Catanzaro.

A tale scopo è stata trasmessa alla Prefettura di Catanzaro, una copia delle memorie difensive, già depositate presso la Cancelleria Penale della Procura della Repubblica di Catanzaro, da parte dello Stesso Avv. Altieri, che assiste le ditte Scalise Giovanni di Catanzaro e Maiolo Antonio di Chiaravalle. I custodi hanno agito nel rispetto della legge e delle direttive che riguardano il settore, applicando per gli anni 2011 e 2012 le tariffe ANCSA, sostituiti nel 2013 dalle tariffe depositate presso la locale CCIAA, dall’ASCA, calcolate  con gli stessi parametri. Infatti la Prefettura, ai sensi dell’art. 8 del d.p.r. 29 luglio 1982 n. 571  procede ad una ricognizione dei soggetti autorizzati all’affidamento in custodia dei veicoli posti in sequestro stabilendo altresì il compenso per l’attività svolta. Orbene quanto viene previsto dalla prefettura non costituisce affatto espressione di un potere tariffario da valere erga omnes , ma serve esclusivamente per regolamentare le prestazioni economiche insite nel contratto di deposito che di volta in volta si instaura con il soggetto al quale viene affidato il bene.

Con circolare n. 64 del 16 settembre 1998 il Ministero dell’Interno ha chiarito la natura del rapporto che si instaura tra l’organo che conferisce il mandato alla custodia ed il custode. “ Detto rapporto, secondo consolidata giurisprudenza, è configurabile alla stregua della disciplina del codice civile in materia di contratto di deposito. In altri termini tra le parti si determina un rapporto di natura  contrattuale caratterizzato dai reciproci diritti ed obbligazioni”. Di conseguenza ogni qualvolta cessa il rapporto con la pubblica amministrazione, il custode è libero di richiedere il compenso che ritiene dovuto in considerazione dell’attività svolta. In tali casi il rapporto tra le parti viene regolamentato per analogia  dalla norme civilistiche che disciplinano il contratto di deposito , per le quali, ai sensi dell7art. 1781 c.c. il depositante è obbligato a rimborsare il depositario ( in questo caso il custode) delle spese fatte per conservare la cosa, a tenerlo indenne dalle perdite cagionate da deposito e a pagargli il compenso pattuito.

D’altronde la stessa Prefettura di Catanzaro ha seguito tale interpretazione limitando l’applicazione delle tariffe prefettizie alla sola ipotesi di liquidazione delle spese di custodia a carico dell’erario mentre negli altri casi è prevista l’applicazione delle tariffe predisposte o adottate dai depositari. Nel decreto di individuazione dei custodi per l’anno 2005, come peraltro già avvenuto per il 2003 il Prefetto di Catanzaro, testualmente, stabilisce: le ditte sopra indicate sono tenute ad applicare ai soggetti privatile proprie tariffe vistate dalla camera di commercio ed esposte al pubblico nei propri locali. Soltanto nelle fattispecie in cui la vigente normativa prevede l’obbligo solidale dello Stato in ordine al pagamento delle spese di custodia, si applicheranno le tariffe concordate con questa prefettura per l’anno 2003. Orbene trattandosi di spese poste a carico di privati  le ditte hanno ritenuto di poter applicare le tariffe della associazione maggiormente rappresentativa ANCSA e neppure in forma piena.  Il Presidente Macrì, ritiene che le ditte Scalise Giovanni di Catanzaro, Vatrano Salvatore Borgia, Maiolo Antonio Chiaravalle e Mungo Cosimo Squillace, hanno usato un comportamento assolutamente corretto e tenuto in buona fede. E’ si dice certo di un intervento chiarificatore della Magistratura, che possa riportare quanto accaduto nella giusta prospettiva".

 

 

 

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