Europee, a Lamezia Fdi primo partito e Pd in calo: cosa cambia nella corsa per le Comunali

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Lamezia Terme - Se pur Europee, le elezioni appena concluse anche in città offrono un quadro che rimanda inequivocabilmente al dato nazionale. A Lamezia, a scrutinio ultimato (78 sezioni su 78), Fratelli d’Italia è il primo partito con 4532 pari al 25, 35 per cento, con una buona affermazione dell’unica candidata lametina, Ersilia Amatruda che supera abbondantemente le seimila preferenze non riuscendo però a centrare l'elezione. Nel 2019 alle Comunali Fdi ottenne, 3656 voti di lista. Un risultato significativo che arriva in un momento particolare rispetto alle palesi contrarietà espresse nei confronti dell’Amministrazione comunale, tanto che i rappresentanti di Fdi in Consiglio comunale sono all’opposizione. Questo potrebbe tradursi ben presto nella rivendicazione, qualora il centrodestra dovesse ricompattarsi, del candidato a sindaco della città in viste delle Comunali del 2025? Di fatto, la campagna elettorale per questo appuntamento inizia già da oggi sulla scorta del risultato delle Europee. Il partito del sindaco Paolo Mascaro, Forza Italia, insieme alla lista Noi Moderati ottiene un non tanto idilliaco 15,99 per cento. Tradotto in voti, 2859 che, obiettivamente non è un risultato soddisfacente, visto i voti ottenuti alle Amministrative del 2019 quando ottenne 3473 voti.

Per la Lega, che di fatto si “contava” per la prima volta: 2334 voti, ovvero il 13,06 per cento. Anche il partito di Salvini, come Fdi, non gradisce l’operato della Giunta “centrista” di Mascaro e insieme ai meloniani potrebbe risultare determinante nella future scelte per le Amministrative. Al Centro da segnalare, anche qui per la prima volta in città, i 667 voti di Azione che equivalgono ad un 3,73 per cento da capire poi come si posizionerà. Fermo restando che una lista alle Comunali, potrebbe contare sulla forza dei singoli candidati così da far lievitare voti e percentuale. Nel centrosinistra, il Partito Democratico non va oltre i 2663 voti pari al 14,90 per cento. In calo rispetto alle Comunali del 2019 quando il Pd ottenne 3613 voti di lista. Sul risultato pesa sicuramente la situazione interna attuale con la minoranza (maggioranza?) che ha da tempo sfiduciato il segretario cittadino, Gennarino Masi e con polemiche e attriti interni che non sembrano affatto ricomporsi. Anzi, questo dopo voto potrebbe incancrenire le divergenze se nessuno farà passi indietro e ricucire gli strappi. Occorre tornare a ripercorrere la strada del dialogo, anche in considerazione delle divisioni che si palesano nell’altra coalizione. Come dire, il centrosinistra unito potrebbe “approfittare” della divisione e delle distanze che separano i partiti del centrodestra. Sempre nel centrosinistra, il Movimento Cinquestelle ottiene il 13,01 per cento con 2325 voti che, rispetto alle Comunali 2019 (1353) sono una buona base. Da tenere in debito conto, tuttavia, che Cinquestelle raccoglie maggiori consensi quando si tratta di competizioni nazionali e non locali. Su questo, dovrebbero riflettere i quadri dirigenti cittadini. Altro dato, quello di Alleanza-Verdi e Sinistra che ottiene in città, 1032 voti per una percentuale del 5,77. E poi la lista di Michele Santoro che raccoglie 489 voti (2,7) da ricondurre in grandissima parte ai voti di Rifondazione comunista. Infine, molto scarso il bottino dei renziani in città con 397 voti per una percentuale del 2,2. Certo, si dirà che le Europee non attirano molto, che i 32 gradi e il caldo di sabato e domenica, hanno giocato a sfavore; che purtroppo l’astensionismo dilaga, ma sta di fatto che le indicazioni che provengono da questa tornata elettorale sono un segnale da non trascurare e che farà certamente riflettere.

 

Antonio Cannone

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