Bronzi di Riace, le polemiche infinite e una Calabria che non li merita

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpgUn’altra estate di polemiche per i Bronzi di Riace. Prima Sgarbi e Maroni che li vogliono a Milano, poi le foto ritratti con il velo da sposa, un tanga leopardato ed un boa fucsia, poi i costi del rifacimento del Museo che li ospita e gli incassi. Insomma un diluvio di cui avremmo fatto volentieri a meno che dimostra pero’ una cosa assai semplice: non ce li meritiamo questi due guerrieri venuti dai fondali dello Jonio nel Ferragosto di tanti anni fa. L’unica che sta dicendo cose sensate è la soprintendente ai Beni archeologici, Simonetta Bonomi. Ma chi la sta a sentire? Sulle foto, ad esempio. “La vicenda – ha ricostruito la Bonomi – risale ai primi dello scorso mese di febbraio, quando la Regione ha organizzato una kermesse di fotografi internazionali per promuovere i Bronzi all'estero. In quella occasione c'era tanti fotografi, tra i quali Bruneau, per realizzare un servizio per alcune testate tedesche ed inglesi. Mi mostrò la foto di Paolina Borghese avvolta in un drappo rosso e la trovai bellissima. Quindi mi propose di fare uno scatto ad una statua con alle spalle un tulle bianco. Avendo visto la foto di Paolina e conoscendolo come un ottimo fotografo, gli dissi di sì. Infatti mi fece vedere uno scatto con la statua A con dietro il tulle bianco ed era molto bella. Poi, a mia insaputa, ha scattato le altre immagini, che sono terribili. Quando i custodi se ne sono accorti sono intervenuti e lo hanno bloccato, ma evidentemente era già riuscito a fare alcuni scatti”.


Secondo la Bonomi “era scontato che se le tenesse per sé, visto che non erano state autorizzate, ma adesso vedo che sono uscite e non so come. Tra l'altro è curioso che vengano fuori proprio nei giorni in cui c'è la solita polemica sull'eventuale trasferimento dei Bronzi in altri musei. Sembra quasi una cosa orchestrata”.
Sulla proposta di spostare temporaneamente ed esporre i Bronzi di Riace all'Expo, la Bonomi specifica che un eventuale trasloco “li espone a rischi di danneggiamenti e di perdita. È un dato di fatto. E comunque nessuno ha fatto richiesta per averli. Come soprintendenza – ha detto all'Ansa – lo diciamo da 30 anni che c'è questo rischio, visto che ciclicamente scoppiano le solite polemiche. La prima fu addirittura nel 1982. Evidentemente ci si dimentica che queste statue hanno 2500 anni, 2000 dei quali trascorsi sotto l'acqua. La loro struttura è fragile anche da un punto di vista meccanico e non solo chimico-fisico. Spostarli vuol dire assumersi una grande responsabilità. A Reggio Calabria sono ospitati in una sala con un microclima controllato per l'umidità e la temperatura, poggiati su basi antisismiche e con un filtraggio dei visitatori. Per spostarli occorrerebbero mezzi speciali e particolari accorgimenti nelle sale in cui dovessero essere ospitati. Ed i rischi ci sarebbero lo stesso. La corrosione ciclica, conosciuta come cancro del bronzo, può essere innestata anche da un piccolo incidente climatico. Ed una volta partita, la corrosione è difficile da fermare perché all'inizio si manifesta all'interno, quindi più difficilmente individuabile”.

Infine un passaggio sulla scarsa “redditività” dei Guerrieri da poco rientrati nel Museo archeologico reggino. “È inaccettabile fare un discorso economico sui Bronzi. Un museo non nasce per fare cassa, ma per fare cultura. Non è una fabbrica di bulloni. Certo, se poi gli incassi ci sono è meglio, ma un museo non nasce per quello. Tra l'altro, i limiti di età per accedere gratis al museo non li stabiliamo noi ma sono decisi dal ministero. E comunque a luglio è andata molto bene. Abbiamo avuto 16.640 visitatori e non c'è stata una flessione di paganti. Tanto che, al netto degli oneri di concessione, restano 42mila euro netti, che significa 1.500 euro al giorno con punte di 2.000”.

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