Confindustria incontra Papa Francesco

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Roma - In questo tempo di incertezza e di crisi sociale, non solo economica, più volte Papa Francesco, denunciando la cultura dello scarto,  invocando la via dell'inclusione sociale,  ha fatto un esplicito riferimento all'economia, fino a sostenere con forza "no a questa economia che uccide". È da tempo che parliamo di una economia di pace, consapevoli , nel solco del più recente magistero sociale della Chiesa, che l'economia al pari della politica e del sociale  svolge oggi un ruolo determinante per poter affrontare, in una logica di “dialogo e cooperazione”  il “cambiamento di epoca" che stiamo vivendo. L’incertezza storica del nostro tempo, il sentirsi  responsabili verso questo “cambiamento d’epoca” e le parole di Papa Francesco, hanno guidato la Confindustria verso l’udienza papale svoltasi ieri,  27 febbraio, la prima in oltre 100 anni di storia. Questo è quanto detto dal  Presidente  Sergio Squinzi nel suo saluto al Santo Padre. Gli imprenditori con questo “incontro” hanno voluto ribadire di essere consapevoli della loro responsabilità nella costruzione del bene comune, ricordando quanto sosteneva in passato una delle figure più autorevoli nella storia della Confindustria, Angelo Costa.

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Fare insieme” è l’espressione scelta dal mondo associativo Confindustriale per rappresentare questo evento. Un “fare insieme”, che,  come ha ricordato Alberto Quadrio Curzio, rievoca tre indirizzi racchiusi in tre parole: solidarietà, sussidiarietà e sviluppo, parole che ritroviamo sia nella dottrina sociale della chiesa che nel pensiero istituzionale, sociale ed economico. La solidarietà creativa esercitata dalle imprese, attraverso la creazione di lavoro, di professionalità ed innovazione, la sussidiarietà esercitata attraverso le loro associazioni con creatività e cooperazione hanno forti ricadute sociali. Un evento alla stregua di tanti altri,  oppure un evento  importante che ci aiuta a leggere e comprendere cosa sta avvenendo nel nostro Paese? Queste le parole rivolte da Papa Francesco agli imprenditori: “Fare insiemeè l’espressione che avete scelto come guida e orientamento. Essa ispira a collaborare, a condividere, a preparare la strada a rapporti regolati da un comune senso di responsabilità. Questa via apre il campo a nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggiamenti.” “Fare insieme” vuol dire, infatti, impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti. Significa, in altri termini, “fare rete” per valorizzare i doni di tutti, senza però trascurare l’unicità irripetibile di ciascuno” L’imprenditore responsabile diventa così attore e promotore di “sviluppo”, uno sviluppo equo e sostenibile. La responsabilità dell’imprenditore verso il “bene comune”, la volontà di esercitarla “insieme” rappresenta una novità soprattutto nel nostro Paese che certamente contribuirà in modo positivo e costruttivo ad aprire nuove strade, nuove strategie per affrontare e superare l’attuale crisi. Una novità che ritroviamo nell’iniziativa che ha preso il via  in Calabria qualche settimana fa: “Calabria avvia”, una associazione presieduta dall’imprenditore Floriano Noto, che vede protagonisti industriali,  fondazioni e professionisti impegnati nella promuovere  cultura imprenditoriale tra i giovani e facilitare la realizzazione di “buone idee” in imprese produttive e sostenibili. Tra le adesioni, la Fondazione “San Tarcisio”  presieduta da S. Ecc.za Mons. Luigi Cantafora, Vescovo della diocesi di Lamezia Terme, da anni impegnato nella diffusione  del pensiero sociale cattolico. L’incontro tra il mondo della Confindustria ed il Papa è anche uno stimolo ad intraprendere  iniziative nei vari territori per promuovere il dialogo tra mondo imprenditoriale ed il pensiero sociale cattolico al fine di diffondere una nuova cultura dello sviluppo, la cultura del “bene comune”.

E la Calabria potrebbe dare il via!

di Nelida Ancora

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