Foto: Paul Logan
Martirano Lombardo - “Ho cominciato a insegnare tanto tempo fa, ma sempre in modo molto informale. È qualcosa che amo fare, non tanto per condividere la mia conoscenza musicale quanto il mio approccio, il mio metodo. L’attitudine credo sia più importante della tecnica”. Parola di Robben Ford, superospite del secondo appuntamento del “RockOn” 2016, la rassegna promossa dall’omonima associazione di Martirano Lombardo, giunta ormai all’undicesima edizione. Un percorso coerente e in continua evoluzione culminato - dopo vari big della storia del rock (Carl Palmer, Tony Levin, Steve Lukather, Paul Gilbert) - nell’arrivo in Calabria, per la prima volta in oltre quarant’anni di carriera, di un’ autentica leggenda, protagonista di un’ interessante Masterclass focalizzata, in particolar modo, sull’importanza del blues nella costruzione di un solido background musicale.
Inserito tra i “Migliori 100 chitarristi del ventesimo secolo” dall’autorevole rivista americana Musician e candidato per ben cinque volte ai Grammy, il chitarrista statunitense ha dato vita a un intenso confronto incentrato per lo più sulla sua esperienza e sulla sua concezione dello strumento, trattando solo parzialmente argomenti prettamente tecnici.
Prima parte affidata prevalentemente alla sua formazione musicale (perché “in qualche modo si deve pur cominciare”) negli anni ’60, “periodo eccezionale per assorbire il blues, il jazz e l’ r’n’b”. Ford racconta di aver iniziato a suonare da autodidatta, dedicandosi al sassofono: un primo approccio dalla breve durata, nonostante il grande amore per John Coltrane e per la tromba di Miles Davis. La svolta arriva a quattordici anni grazie a Michael Bloomfield, all’epoca chitarrista della “Paul Butterfield Blues Band”, definito “my ground zero, my hero” (il mio punto zero, il mio eroe) e “il primo virtuoso blues, colui che ha spostato il genere verso l’improvvisazione”. Bloomfield nume tutelare, insomma, di un guitar work che ha portato Ford a sviluppare uno stile unico, in grado di rinnovare come pochi altri la chitarra blues dagli anni ’70 a oggi: un sofisticato mix di elementi rock, blues e jazz, proprio sulla scia del grande chitarrista di Chicago (“ho solo seguito la sua stella”).
Tra cenni biografici, nozioni musicali e domande giunte da una Sala “Cesare Nava” praticamente sold-out, si arriva all’atteso momento strumentale quando il bluesman californiano imbraccia la sua Les Paul dopo aver ricordato che è fondamentale imparare gli accordi (cita il manuale di Mickey Baker, “Complete Course in Jazz Guitar Vol. I”) e, secondo step, capire quali note suonare. Al centro della dimostrazione didattica, naturalmente, anche le scale pentatoniche, con una serie di accordi basati sul movimento cromatico, seguiti da movimenti pentatonici. Tre, invece, i brani tratti dal suo vasto repertorio suonati con l’intera sezione ritmica, composta dagli ottimi Bruno Cucé (“La Casa del Bassista”) al basso e Davide Calabretta (“Scuderia Capitani”) alla batteria: “Oasis” (da“Tiger Walk”, nominato ai Grammy nel ‘98), con tanto di drum e bass solo, “Cannonball Shuffle” (“Keep On Running”, 2003) e “Fool’s Paradise” (“Bringing It Back Home”, 2013). Chiusa la parentesi illustrativa, altra sequenza di domande con Ford sempre prodigo di consigli e curiosi aneddoti. Si parla delle sue innumerevoli collaborazioni (“Jimmy Whiterspoon, Joni Mitchell e Miles Davis le più importanti”), di composizione (cita la genesi di “Rose Of Sharon”, ispirata a “Furore” di John Ford, e di “The Brother”, dedicata a Stevie Ray Vaughan e al fratello Jimmie), e rispolvera un divertente siparietto in tour con Davis (“il re dei dettagli”) a proposito di boost e overdrive.
La Masterclass di Martirano diventa così occasione per un corposo excursus nella vita di uno dei più grandi musicisti degli ultimi cinquant’anni: un modus operandi magari un po’ insolito per eventi didattici del genere, ma capace di abbattere le barriere tra insegnante e studenti, offrendo a tutti la possibilità di fruire agevolmente dell’enorme bagaglio umano e culturale di un monumento del blues rock. Dopo il concerto degli Aristocrats dello scorso 15 febbraio al B-Side di Rende e in attesa del consueto appuntamento estivo, un altro grande successo targato “RockOn”, mai come in questa circostanza, forse, promotore di un momento storico per tutta la Calabria.
Nothin' but the blues... il blues di Robben Ford.
Francesco Sacco
Foto: Paul Logan
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