Lamezia Terme – “Saverio Strati. Non un meridionalista ma il Meridione in persona”, questo il titolo del libro di Giusy Staropoli Calafati, presentato come terzo appuntamento della “Fiera del libro Calabrese VIII” a Palazzo Nicotera. La giovane scrittrice di Briatico dopo aver girato la Calabria e dopo aver portato a casa parecchi premi e riconoscimenti, da ultimo premio La Giara Rai, è giunta anche a Lamezia per parlare di una figura letteraria appartenente al nostro tempo e che, come per molti altri, non è riuscita ad ottenere il giusto riconoscimento dalla critica. Ad introdurre la serata Vincenzo Morello, segretario dell’Associazione Sinergie Culturali, subito catapultato a dire la sua idea del Meridione. “Il Meridione è dire ‘A me piace il Sud’, sono le persone che lottano per il rispetto, per la bellezza, per i valori, la famiglia” – dice Morello. “In Strati figura una certa inquietudine, ma anche una certa misticità e provvidenza, come emerge dal suo ‘Viaggio’ in un’intervista del 79” – dice Morello. L’autrice del libro in questione, presentato svariate volte nelle scuole come testimonianza rispetto le nuove generazioni, di un uomo del Sud che in realtà non si sente mai tale, per la geografia dei suoi andare e restare, per i lunghi anni di sosta a Firenze, è carica di passione. A proseguire il dibattito anche Luigi Maffia, Sostituto della Repubblica di Lamezia Terme.
“Già da bambina, alle scuole elementari iniziai a conoscere Saverio Strati durante un incontro, dopo quel giorno nessuno mi parlò più di lui – spiega Giusy Staropoli Calafati – devo alla mia curiosità il fatto di essere ritornata su di lui, attraverso studi e ricerche, da autodidatta”. Ricerche che l’autrice di Briatico compie sul campo, osservando i paesaggi dello scrittore, cercando tracce tra i vicoli, tra le donne negli uliveti, tra S. Agata del Bianco, Africo, e poi Scandicci. “Strati non è stato un Meridionale come tanti, è stata la voce di una terra diventata poi stato d’animo” – dice la Calafati. Dopo l’incontro con Giacomo De Benedetti approda alla Mondadori, ma ben presto la stessa casa editrice che dapprima alimenta i suoi scritti, che gli regala soddisfazioni, che lo riconosce come traduttore di moltissime lingue, si troverà a voltargli le spalle. Nel successivo Premio Campiello, infatti, la giuria si pente, poiché più di Alvaro e di Seminara Saverio Strati è colui che spara a zero circa le durevolezze della Calabria. “Ma prima o poi da questa Magna Graecia un po’ di bene deve arrivare” – dice l’autrice ripetendo un pensiero di Strati. Saverio Strati è anche figura incompresa, nella famiglia, nel suo rapporto con la moglie svizzera, è un demone della narrazione, la scrittura lo divora così tanto da non terminare la tesi di laurea. “L’opera di Strati è reale, non inventata, i suoi personaggi sono amici e persone del suo paese, che lui realmente conosce – prosegue ancora l’autrice – Strati diverrà orfano quando la Mondadori, precisamente nel 1991, rigetta ‘Racconti di Melina’ e ‘Quasi una vita’, non sa il motivo e probabilmente è morto chiedendoselo”. “L’Autrice è follemente innamorata di questo autore – questo il primo commento di Luigi Maffia – una personalità, quella di Strati, che dall’inizio fino alla fine della sua esistenza ha toccato con mano la sofferenza, l’aver scritto tanto non è servito a rendere autosufficiente economicamente un autore che vince il Premio Il Campiello”. Il Sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, tornato in città dal 2009, sente di invitare alla partecipazione culturale i giovani, di andare se necessario ma di ritornare sempre, magari con un bagaglio di esperienze formative tali da poter arricchire la società. “È necessario divulgare la cultura affinché si possano aprire meno celle – conclude Luigi Maffia – La vera arma è quella di consentire di promuovere il ritorno in Calabria dei figli che, si spera, siano i migliori della Calabria”.
V.D.
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