Catanzaro – Le vedute di Scilla e di Tropea, gli scorci di Pentedattilo, Rocca imperiale e Morano Calabro: ricordi di un viaggio che restarono per sempre nel cuore di Maurits Cornelis Escher. Si è conclusa domenica a Catanzaro, nel complesso monumentale del San Giovanni, la mostra dell’eclettico artistica olandese che ha ispirato intere generazioni e forme d’arte. Più di 8mila visitatori da tutta Italia per un percorso unico che ha visto arrivare ben 86 opere, alcune delle quali mai esposte in Italia (come “fuochi d’artificio”, “Sogno e Sanglea”).
Un’occasione unica e privilegiata per ammirare il suo genio e anche per saggiare l'influenza che l'architettura e i paesaggi calabresi ebbero sulla sua parabola artistica. “Escher, la Calabria, il mito” è stata inaugurata il 20 novembre scorso e ha accolto, nel corso dei due mesi, ancora più visitatori del previsto. La mostra è stata curata da Federico Giudiceandrea, tra i massimi esperti dell'artista olandese, e Domenico Piraina, direttore del Palazzo Reale e del settore Promozione culturale della Città di Milano. L’esposizione è stata invece promossa dal Comune di Catanzaro con il Gruppo Arthemisia, il contributo della Regione Calabria e in collaborazione con la M.C. Escher Foundation.
Gli scorci di Calabria
“Ero incredibilmente interessato al paesaggio del Sud Italia, non al paesaggio italiano, alle influenze dei mori, come ad esempio quei tetti tondeggianti ed ho trovato tutto questo affascinante”. Escher visitò la Calabria nel maggio del 1930 insieme a tre amici. Da Roma arrivò infatti a Pizzo Calabro in treno e da lì intraprese un lungo viaggio tra le coste calabresi. Toccando Tropea, Palmi, Bagnara. Bova Marina, Monasterace, ma anche Catanzaro, Crotone, Rossano, Rocca Imperiale. Escher annotò tutta la distanza percorsa e durante le varie esplorazioni eseguì innumerevoli schizzi. Al suo ritorno ne trasse 13 stampe raggruppate in una suite che chiamò “Calabrie: 6 xilografie e 7 litografie”. Durante la sua permanenza in Italia dal 1922 al 1936, maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzeranno, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso unico nel suo genere. Il ricordo della Calabria, come del resto di tutta la nostra penisola, rimarrà indelebile nella mente e nelle opere future dell'artista, tanto che in “Dream” del 1935 è ripresa la mantide religiosa che aveva disegnato a Pentedattilo cinque anni prima.
Il genio di Escher
Un percorso, quello allestito all’interno del complesso monumentale del San Giovanni, che traccia tutte le tappe più significative della sua carriera: un documentario ne racconta la vita, i suoi studi matematici, e poi le prime opere e quelle che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, ispirando anche musica, cinema, spettacolo, arte. Luoghi e ricordi che si sono potuti anche sfogliare attraverso touch screen con il diario del suo viaggio nel sud Italia, ma anche con giochi componibili per apprendere al meglio il suo genio e la sua tecnica, e le citazioni che lo hanno reso celebre nel mondo. Partendo dall’osservazione accurata della realtà, è giunto, nei suoi lavori, ad esiti di altissimo livello fantastico e simbolico: i suoi ingannevoli paesaggi, le sue prospettive invertite, le architetture da capogiro e poi i contrasti e le figure grottesche, animali e umane. Il suo fascino e la sua fama non sono mai scomparsi nel tempo, come dimostra l’uso sistematico delle sue immagini per le illustrazioni di libri, videclip, cd, ma anche articoli dedicati alla fisica o alla giometria, essendosi sempre sentito, prima che un artista, un matematico e uno scienziato. Per quanto il suo mondo possa essere stato sempre considerato vicino a quello dei surrealisti, l’arte di Escher non è mai stata inquadrata in un’unica corrente artistica. Le sue opere “mentre ci ingannano ci svelano l’inganno”, ed è forse in questo che consiste gran parte del rapporto empatico che è da sempre riuscito a creare con lo spettatore.
A.R.
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