Catanzaro - Si è presentato nuovamente davanti al giudice, in corte di Assise di Catanzaro, Francesco Rosario Aloisio Giordano, il 52enne ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia, riduzione in schiavitù e violenza sessuale pluriaggravata, reati che sarebbero stati commessi tra il 2007 e il 2017 nei confronti della convivente, una ragazza di nazionalità romena di 29 anni, alla presenza dei figli minori di 9 e 3 anni in una baracca a Gizzeria. A dicembre, la giovane donna, che ora vive in una struttura protetta con i suoi figli, aveva raccontato in esclusiva a “Pomeriggio Cinque”, la sua storia affiancata dall’avvocato Conidi. “Ho ancora paura” aveva detto Mariana raccontando con lucidità quegli anni di orrore.
Nell’udienza di oggi sono stati ammessi i mezzi di prova richiesti dalle parti. Il Pm ha chiesto di poter ascoltare i testi della propria lista e l’esame dell’imputato (difeso dagli avvocati Salvatore e Simona Sisca). La difesa, invece, ha chiesto l’esame dei testi della propria lista e il controesame. La vittima, costituita parte civile, era invece già stata sentita dal Gip del tribunale di Lamezia in sede di incidente probatorio. Il processo, che era iniziato nel luglio scorso dinanzi al Tribunale Penale di Lamezia ma che per un'eccezione d'incompetenza per materia del Tribunale, avanzata dai difensori di Giordano, è ricominciato oggi dinanzi alla Corte d'Assise di Catanzaro e proseguirà con una nuova udienza nel mese di marzo.
Dieci anni di abusi e violenze
Era il 22 novembre dello scorso anno, quando i carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, dopo un’attività di indagine avevano fermato il 52enne ponendo fine a questa storia di violenze e abusi. I militari sono venuti così a scoprire l’ambiente angusto, insalubre, infestato da topi e insetti, con servizi igienici ricavati nei secchi della spazzatura e letti in cartone, dove i 4 vivevano. Le indagini hanno poi consentito di accertare come la donna, già badante della precedente compagna dell’indagato (deceduta), era segregata, da circa 10 anni, prima all’interno di diversi appartamenti e poi nella baracca a Gizzeria, venendo costretta in stato di schiavitù, subendo reiterate e crudeli violenze sessuali (dalle quali sono nati i due bambini) e inaudite e gravi lesioni (anche alle parti intime e anche durante i periodi di gravidanza), alcune delle quali saturate con una lenza da pesca direttamente dall’uomo.
R.V.
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