Operazione Levante, migranti chiamati ‘pecore’ o ‘piccioni’. Capomolla: "Sgominata organizzazione internazionale con base a Crotone"

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Catanzaro - Nelle intercettazioni captate dalla Guardia di finanza nell'ambito dell'operazione della Dda di Catanzaro denominata "Levante" che ha portato all'arresto di 13 persone, i migranti venivano chiamati "pecore" o "piccioni" anche per provare ad eludere i controlli. "La misura cautelare ha sgominato un'organizzazione dedita al traffico di migranti per favorirne l'ingresso in Italia e nell'Europa. Sottolineo l'importanza di questa misura e dell'attività di indagine svolta attestata oggi dalla presenza del generale Gianluigi D'Alfonso, comandante regionale della guardia di finanza, del generale Antonio Quintavalle, comandante Scico, e Davide Masucci comandante provinciale di Crotone". Così il procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell'operazione. "È un'operazione - ha sottolineato ancora il procuratore - che ha consentito di squarciare il velo di un’organizzazione che opera su più piani. Il piano che abbiamo investigato è quello dell'articolazione che opera sul territorio nazionale, in particolare a Crotone, ma che è in sinergia con una reta internazionale, in paesi del Medioriente e soprattutto la Turchia con collegamenti in Iraq. Sfruttavano la disperazione documentata dall'imponente numero di persone che tentano di raggiungere l'Europa".

"Si tratta di un’operazione partita a novembre 2021 -  ha spiegato Gianluigi D’Alfonso, comandante regionale della Guardia di finanza -  quando il Reparto navale ha approfondito i contorni di 12 sbarchi che facevano capo ad un’unica organizzazione. Abbiamo così individuato lo schema classico: arrivo su coste calabresi, soprattutto Roccella e Crotone, poi spostamento con i “passeur” (i facilitatori che organizzano il trasporto clandestino per attraversare la frontiera di Ventimiglia, ndr)". "Accertato anche il pagamento di pedaggi dai 7 ai 12 mila euro per arrivare dalla Turchia, poi 350 euro per passare il confine. Moltiplicare questi importi significa parlare di flussi finanziari enormi".

"Abbiamo monitorato l’operatività dell’organizzazione che agiva sul territorio nazionale ma anche lo sviluppo del traffico di migranti della tratta fino in Calabria", ha detto invece Antonio Quintavalle dello Scico della Guardia di Finanza. "Abbiamo sequestrato tre esercizi commerciali, due minimarket e un negozio di telefonia all'interno dei quali avveniva il trasferimento di ingenti quantitativi di denaro. Insomma, un’agenzia di viaggio illecita che attingeva soprattutto dal Cara di Isola Capo Rizzuto. Scoperta poi una grande disponibilità di passaporti in Turchia con un prezzo da 700 a 1.500 ciascuno. L’indagine ci ha consentito di far luce sul mondo illecito che c’è dietro ogni singolo migrante, abbiamo intercettato persone che hanno esperienza ventennale e quindi un’organizzazione ormai collaudata, agevolata anche da una rete di omertà e complicità".

La città pitagorica, ha spiegato infine il colonnello Masucci "era considerata crocevia per il Cara di Isola, un bacino costituito da migranti che non avevano i requisiti per chiedere asilo e che erano i soggetti che interessavano all’organizzazione. L’attività ricostruita ha portato a registrare oltre 300 trasferimenti di migranti fuori Italia".

B. M.

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