Crotone - I carabinieri di Crotone hanno arrestato Cataldo De Luca 32enne, nullafacente, pregiudicato di Cirò Marina, accusato dell’omicidio di Nicodemo Aloe avvenuto il 24 maggio scorso, scaturito a seguito di una lite in un bar per futili motivi. Dopo un anno di indagine, l’arrestato viene tradito da una traccia di polvere da sparo ritrovata sul casco che indossava al momento dell’omicidio.
L’arresto è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Cirò Marina su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Crotone Michele Ciociola, su richiesta del Procuratore della Repubblica, dott. Giuseppe Capoccia e del Pubblico Ministero che ha diretto le indagini Alessandro Riello. A carico dell’arrestato, i carabinieri della Compagnia di Cirò Marina hanno raccolto elementi che riconducono il movente al reato a delle liti tra i due, scaturite da futili motivi che però, con l’andare del tempo, hanno condotto ad un’escalation di violenza.
In particolare, l’episodio che ha condotto all’omicidio, è risalente al 2014: De Luca sarebbe stato aggredito a bastonate da Aloe che avrebbe, a sua volta, vendicato l’aggressione subita dal proprio figlio il giorno precedente. La ricostruzione operata dai carabinieri, vede il sicario, poche ore prima del delitto, effettuare una serie di sopralluoghi a bordo di uno scooter rubato, per poi immettersi nella via che conduce al garage dove la vittima dimorava, a seguito della separazione dalla moglie. Qui, dopo aver richiamato la sua attenzione, mentre usciva dal garage, gli avrebbe sparato esplodendo almeno 8 colpi di pistola cal. 45 (presumibilmente l’intero caricatore), colpendolo mortalmente e dandosi alla fuga a bordo dello stesso scooter.
Gli inquirenti hanno individuato il mezzo utilizzato per compiere il delitto, caratterizzato da delle particolari luci di colore blu, grazie all’acquisizione delle immagini di impianti privati di videosorveglianza, indirizzando le indagini nei confronti di una serie di persone che per conformazione fisica e spessore criminale, potevano aver commesso il delitto. In particolare, sin da subito i sospetti si indirizzavano anche sul conto di De Luca, a carico del quale veniva effettuata una perquisizione presso la sua abitazione.
L’assenza del sospettato da casa, ed il fatto che i familiari non sapessero dove si trovasse, davano ulteriore conferma all’ipotesi investigativa, tant’è che nel corso della perquisizione, rivelatasi di fondamentale importanza, veniva trovato e sequestrato un casco da motociclista identico a quello ripreso dalla videosorveglianza ed inoltre veniva effettuata la prova dello stub sul motociclo parcheggiato nel garage. Questo materiale veniva inviato ai Carabinieri del RIS di Messina, i quali riuscivano a ricondurlo alla scena del crimine. Ancora, la presenza sulla scena del crimine da parte di De Luca, veniva confermata dall’analisi dei tabulati del suo cellulare, incrociati con i video acquisiti al momento del delitto.
La ricostruzione dei Carabinieri si conclude con De Luca che abbandona la moto utilizzata per l’omicidio in aperta campagna, luogo in cui successivamente viene data alle fiamme, mentre lui si rende irreperibile allontanandosi da Cirò Marina alla volta di Bologna.
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