‘Ndrangheta: Cosca tagliò mille alberi ulivo a coop agricola, sei fermi

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Vibo Valentia - I carabinieri di Vibo e Tropea hanno fermato sei persone, accusate di estorsione e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro. Quattro dei sei fermati sono accusati di estorsione nei confronti della cooperativa agricola Talitha Kumi la quale, nel novembre del 2011 furono tagliati mille alberi di ulivo perchè si era rifiutata di dare l'olio alla cosca della 'ndrangheta dei Bonavota. Si tratta di Domenico Bonavota, 35 anni, Domenico Cugliari 55 anni, Gregorio Giofrè 41 anni e Giuseppe Barbieri 41 anni. Le altre due persone sono state fermate per tentata estorsione a un imprenditore nel settore della lavorazione del ferro. Si tratta di Antonio Campisi, 23 anni e di Nicola Vittorio Drommi 25 anni, entrambi già ai domiciliari. I due, secondo gli inquirenti, sarebbero vicini alla cosca della 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi.

Mille alberi di ulivo furono tagliati dagli esponenti della cosca Bonavota alla cooperativa Talitha Kumi che si era rifiutata di consegnare alla 'ndrangheta l'olio prodotto. E' quanto emerge dalle indagini dei carabinieri. Il terreno sul quale si trovavano gli alberi, di proprietà di un imprenditore agricolo e assessore del Comune di San Gregorio D'Ippona, era stato concesso alla cooperativa per la raccolta delle olive e la produzione dell'olio. Alcuni esponenti della cosca Bonavota si presentarono dai responsabili della cooperativa e gli chiesero di consegnare tutto l'olio prodotto. La richiesta fu respinta e la cosca decise di tagliare i mille alberi utilizzando delle seghe elettriche. L'episodio del taglio dei mille alberi di ulivo aveva destato particolare allarme tanto che il Vescovo, in quella circostanza, non esitò a definire il gesto come "Un'offesa a Dio e agli uomini". Anche la comunità di Sant'Onofrio si era mobilitata in segno di solidarietà e protesta per il danneggiamento.

 E' una vera e propria odissea quella vissuta da Pietro Lopreiato, socio della cooperativa Talità Kum di Sant'Onofrio. Non solo il taglio dei mille alberi di ulivo, ma una serie di danneggiamenti e presunte richieste estorsive subiti a partire dal 2009. L'odissea di Lopreiato è stata ricostruita dai carabinieri di Vibo Valentia e dalla Dda di Catanzaro che stamane hanno fermato quattro persone per estorsione. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal procuratore della Dda Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giuseppe Borrelli, e dai sostituti Simona Rossi e Domenico Guarascio. Attraverso una serie di intercettazioni telefoniche e testimonianze gli investigatori hanno accertato che nel 2009, Giuseppe Barbieri, una delle persone fermate, si era recato al frantoio di Lopreiato chiedendogli per conto di Bonavota una fornitura di olio che doveva essere elargita senza alcuna somma di denaro in cambio, pagamento che sarebbe stato effettuato successivamente solo dietro l'intercessione dell'allora parroco don Salvatore Santaguida. Stessa vicenda nel 2010 con l'imprenditore che aveva lasciato chiaramente intendere di voler essere pagato; e probabilmente, proprio a causa della chiarezza delle sue parole, pochi giorni dopo Lopreiato trovò alcune piante di ulivo tagliate in due distinti fondi di sua proprietà. Poco dopo, nel mese di febbraio, venivano distrutti 150 paletti posti a recinzione del fondo di proprietà di Lopreiato. Nell'agosto 2011 Gregorio Giofré, altra persona fermata e genero del boss di San Gregorio, Filippo Fiaré, si era recato nel frantoio della vittima per avere 400-550 litri di olio per Domenico Bonavota. Dopo quest'ultima richiesta rimasta inevasa si era verificato il taglio delle 1000 piante. E' stato, invece, picchiato con un bastone di ferro e minacciato di morte un imprenditore di Limbadi, specializzato nella lavorazione del ferro, sottoposto ad estorsione dalla cosca dei Mancuso di Limbadi. Per questo episodio i carabinieri hanno fermato Antonio Campisi, e Nicola Drommi. Nell'agosto scorso la vittima si recò a Nicotera nel garage di Campisi il quale avrebbe intimato all'imprenditore di saldare un debito che questi avrebbe avuto con il padre di Drommi, vittima di lupara bianca nel 2010 e vicino al clan Mancuso. Una richiesta alla quale Giofré non acconsentì negando l'esistenza di ogni debito. A quel punto Campisi avrebbe afferrato un bastone con il quale lo avrebbe picchiato fino a provocargli una frattura alla gamba destra. Successivamente Campisi, secondo l'accusa, avrebbe minacciato l'imprenditori dicendogli "stai attento che ti ammazzo ad uno dei tuoi figli e poi a te".

 

REAZIONI

Presidente Confcooperative Vazzano: “Fiducia nell’azione forze dell’ordine”

“Ai giovani cooperatori della Talitha Kumi, in particolare, e della Calabria tutta auguro di non perdere la speranza, come ci esorta continuamente Papa Francesco e continuare a lavorare ispirandosi ai principi della correttezza e della lealtà”.

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