'Ndrangheta, confiscati beni a imprenditore di Gioia Tauro

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Reggio Calabria - Beni per 11 milioni e mezzo di euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza a un imprenditore reggino imputato nel processo "Malapigna" nato da un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro la cosca di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro. Lo ha deciso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che, oltre alla confisca, nei confronti dell'uomo ha disposto la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. Stando alla ricostruzione della Dda reggina, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, l'imprenditore gioiese, operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti, è il finanziatore ed il braccio economico imprenditoriale dei Piromalli. Un ruolo iniziato negli anni Novanta quando, per gli inquirenti, era un mero partecipe della cosca per poi diventare "capo ed organizzatore della cosca con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire". 

La sentenza di confisca che ha riguardato tre società e una ditta individuale operanti nei settori dello smaltimento di rifiuti metallici e delle costruzioni, ma anche 37 autoveicoli e automezzi e le quote di proprietà di 3 terreni e 4 fabbricati in provincia di Reggio Calabria. Sono stati confiscati, infine, 27 orologi di lusso, svariate tipologie di gioielli ed oggetti preziosi, oltre a 75 mila euro in contanti, nonché tutti i rapporti bancari, finanziari e assicurativi riconducibili all'imprenditore di Gioia Tauro coinvolto anche nell'inchiesta "Rinascita-Scott", coordinata dalla Dda di Catanzaro, dove è stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione.

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