Reggio Calabria - Estorsioni ad alto livello e infiltrazione nell'aggiudicazione di appalti, anche per la messa in sicurezza di una scuola e la costruzione di una diga. Per associazione mafiosa transnazionale sono stati arrestati oggi alcuni esponenti di due delle 'ndrine calabresi più pericolose, Commisso di Siderno e Aquino di Marina di Gioiosa Ionica. Gli uomini dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, guidati da Andrea Grassi e Gennaro Semeraro, hanno rilevato importanti infiltrazioni della 'Ndrangheta nell'economia legale. Le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Reggio, su richiesta della Dda, riguardano personaggi di spicco delle principali cosche jonico-reggine. L'inchiesta è il proseguimento di un'altra operazione contro la 'Ndrangheta che nel 2010 portò in carcere 300 persone tra Calabria e Lombardia.
Le ditte che si aggiudicavano appalti nella fascia ionica reggina tra Siderno e Marina di Gioiosa Ionica erano costrette a pagare una tangente del 3% sul valore dei lavori alla 'ndrangheta. L'operazione ha colpito anche alcune cosche minori collegate alle due principali e operanti ad Antonimina e Natile di Careri. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione. La tangente calava un po' di valore se le imprese che si aggiudicavano i lavori erano considerate "amiche" dagli uomini della ‘ndrangheta. Tra arrestati c'è anche un politico. Si tratta dell'ex presidente del Consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì, del Pdl. E' accusato di associazione mafiosa. Secondo gli investigatori avrebbe chiesto "sostegno elettorale alla cosca Commisso sia per l'elezione al Comune sia per le regionali del 2010 alle quali però, poi non si presentò". Il comune di Siderno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2013.
Gli arrestati
Sono 27 le persone arrestate, una delle quali ai domiciliari, nell'ambito dell'operazione denominata "La morsa sugli appalti pubblici", condotta stamani dallo Sco e dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Risultano irreperibili, invece, due persone da tempo trasferite all'estero, nei cui confronti sono state già attivate le procedure internazionali per la loro cattura. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Salvatore Aquino, di 70 anni; Domenico Archinà (43); Rocco Carlo Archinà (78); Leonardo Capogreco (38), genero di Giuseppe Commisso detto "Il Mastro"; Tommaso Rocco Caracciolo (83), detto "Mico"; Vincenzo Cataldo (68); Antonio Coluccio (45); Giuseppe Commisso (67), detto "Il Mastro", già detenuto; Pietro Commisso (82), detto "Quaglia"; Antonio Cordì (27); Francesco Ferraro (47), detto "Mulinu"; Antonio Filippone (60); Antonio Futia (56), già detenuto; Antonio Pietro Ietto (58); Antonio Macrì (57); Marco Macrì (42); Salvatore Macrì (65); Fortunato Monteleone La Rosa (63), detto "Nato"; Carmelo Muià (42), già detenuto; Nicola Nesci (64), già detenuto; D. P. (45), detto "Benito"; Domenico Richichi (54); Vincenzo Tavernese (64); Mario Ursini (64), già detenuto; Cosimo Correale (30), detto "Zorro"; Domenico Antonio Versace (60). Ai domiciliari è stato posto, con l'accusa di violazione della legge sulle armi, Giuseppe Cherubino (30), detto "Popi".
Procuratore De Raho: "Proteggeremo elezioni, emerso anche pesante condizionamento in opere pubbliche"
"L'operazione conferma il pericolo delle infiltrazioni e del condizionamento della 'ndrangheta nelle pubbliche amministrazioni e negli appalti, fino a condizionare il voto dei cittadini. Fino dalle prossime elezioni lo sforzo di questa Procura sarà orientato a proteggere la libera manifestazione del voto e di chi si impegna in politica, con gli strumenti di legge. E' una indagine significativa perché coinvolge imprenditori legati a capi di 'ndrangheta e politici a disposizione. Emerge con chiarezza il pesante condizionamento in importanti opere pubbliche, con richieste di tangente, a seconda del valore dei lavori, dall'1,5 al 3%. Una regola fissa cui nessuno poteva sottrarsi. Anzi, in alcune occasione, Giuseppe Commisso 'il mastro', boss di Siderno ed alleato storico degli Aquino, intervenne per difendere questo 'principio' cui tutti gli affiliati di quell'area dovevano attenersi. L'inchiesta ha inoltre acclarato le responsabilità di un medico di Siderno, Antonio Macri, già presidente del Consiglio comunale di quella cittadina, desideroso di fare carriera politica, che chiede formalmente, in un incontro con Commisso, il 'permesso' di candidarsi. Permesso negato poiché la cosca aveva già individuato altri candidati da promuovere".
Magistrato Gratteri: "Pericolo zona grigia, cosche cercano scalata buona società con matrimoni"
"La pericolosità della 'zona grigia', la commistione sociale che ne deriva, con figli o figlie di riconosciuti e riconoscibili capi 'ndrangheta, che impalmano figli o figlie di altrettanto conosciuti esponenti della borghesia. E' un sintomo chiaro di come la 'ndrangheta voglia scalare la 'buona società', poiché così è velare gli 'affari' e rendere più evidente il prestigio sociale. Dall'operazione emerge uno spaccato tipico del modo di agire della 'ndrangheta e dei suoi sistemi di 'persuasione'. Tra gli arrestati figura il passato, il presente e forse anche il futuro delle cosche Commisso e Aquino, come si evince dall'arresto di Rocco Carlo Archinà storico sodale dei Commisso, e prima ancora della sua morte di Antonio 'ntoni Macrì, capo storico della 'ndrangheta, fondatore del 'Siderno group', trucidato a Siderno mentre giocava a bocce". Rocco Carlo Archinà fu uno degli arrestati nell'autunno del 1969 durante il summit di Montalto, in Aspromonte, quando venti poliziotti interruppero quello che fu definito un vertice tra i rappresentanti di tutta la 'ndrangheta reggina per tratteggiare i nuovi scenari criminali e le nuove regole spartitorie. "La 'ndrangheta si conferma ancora una volta struttura orizzontale, dove ogni cosca ha un proprio territorio di influenza su cui regna sovrana. Certamente non mancano i momenti di consultazione tra le varie 'ndrine, ma il principio rimane che ognuno è 'padrone', e responsabile, a casa sua.
Questore Longo: "E' una 'ndrangheta che tenta con ogni mezzo di alterare il libero mercato: estorce, minaccia, danneggia, inquina pesantemente quanto di positivo matura sul territorio e cerca di imporre con la forza delle armi i suoi desiderata".
Raffaele Grassi, direttore centrale dello Sco: "La forte attenzione dello Stato sul territorio, in particolare in Calabria. Intendiamo non solo fare terra bruciata attorno ai latitanti ma liberare chiunque sia soffocato dall'intrusione della ndrangheta e dalla sua asfissiante presenza".
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