Lamezia Terme - La seconda giornata di Trame, festival dei libri sulle Mafie, ha avuto il suo momento clou con l’incontro “Parole Sante, Parole Maledette” che ha visto l’intervento di Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Gratteri ha pubblicato con Antonio Nicaso, per Mondadori “Acqua Santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere silenzi e assoluzioni” e ancora con Nicaso, John B. Trumper e Marta Maddalon “Male Lingue. Vecchi e nuovi codici delle mafie”, per Luigi Pellegrini Editore.
L’incontro, condotto dal giornalista Andrea Purgatori, ha preso le mosse dal tema caldo delle riforme allo Ior, la banca vaticana, prospettate ma non ancora realizzate dal nuovo Pontefice, che metterebbero fine a una serie di “operazioni sospette” e che sono però avversate dalle più alte gerarchie ecclesiastiche. Dichiarazioni di rottura anche sul tema scottante della pedofilia. La discussione prosegue poi su temi di più ampio respiro, come il ruolo attivo e insostituibile della scuola nella creazione di una cultura antimafia, la corruzione dilagante che impedisce il corretto funzionamento delle Istituzioni, la crisi economica che rende solo più pesante il ruolo sociale della ‘ndrangheta. In un contesto come quello calabrese, in cui la disoccupazione è al 40% , la ‘ndrangheta, grazie alle sue liquidità derivanti dal monopolio europeo del traffico sulla cocaina, si pone, secondo le parole di Gratteri, come “fattore socio-economico determinante e come interlocutore principale nella ricerca di un posto di lavoro”. Le Mafie dettano legge in quanto diventano “soggetti di attrazione” ed estremamente peggiorativo è il bilancio degli ultimi 20 anni nell’evoluzione dei rapporti mafia-politica.
Il panorama degradante tracciato da Gratteri vede infatti molti centri di potere e di corruzione all’interno delle stesse Istituzioni, in un’organizzazione estremamente collaudata - Purgatori la definisce come “un piccolo sistema feudale” - che vede la gestione pedissequa della cosa pubblica come cosa propria. E poi lavoro in cambio di voti, voti in cambio di appalti. Le cose sembrano non cambiare mai. E Gratteri non genera illusioni: difficilmente la mafia sarà sconfitta, ma sarà possibile arginare anche una buona percentuale il fenomeno mafioso attraverso una riforma mirata del sistema giudiziario e, sul lungo periodo, attraverso l’investimento sull’istruzione e sulla scuola, sede della formazione di una nuova cultura. A questo proposito nasce in realtà dal Procuratore aggiunto una provocazione: l’idea di rinunciare ai festival sulle mafie o di renderli completamente gratuiti stanziando il denaro pubblico per pagare insegnanti precari che diano lezioni pomeridiane nelle scuole del Sud, in modo da salvare i giovani dalla strada e dall’abbrutimento e dare una speranza a chi è altrimenti costretto ad emigrare. “Chi è morto di Mafia lo ha fatto per un ideale”, dice ancora Gratteri e mette il guardia dalla possibilità di banalizzare o strumentalizzare il suo sacrificio.
Giulia De Sensi
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