Reggio Calabria - È in corso un'operazione contro la cosca Alvaro ad opera della squadra mobile di Reggio e dello Sco per l'arresto di sette presunti appartenenti alla cosca operante a Sinopoli, Sant'Eufemia d'Aspromonte, Cosoleto e Delianuova. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Tra essi figurano anche l'ex sindaco di San Procopio, Rocco Palermo, 52 anni, due imprenditori e un commerciante. In particolare, Palermo era già stato arrestato nel giugno del 2010 nell'operazione “Meta” e di conseguenza, il comune di San Procopio fu sciolto per infiltrazioni mafiose nel dicembre dello stesso anno. L'ex sindaco è ritenuto dagli investigatori un uomo di fiducia del capo cosca, Cosimo Alvaro. Mentre, i due imprenditori arrestati sono accusati di essere inseriti a pieno titolo nella cosca degli Alvaro, infatti è proprio grazie alla loro attività che la 'ndrina riusciva ad ottenere gli appalti.
Dalle indagini sarebbe emerso un vero e proprio monopolio nella gestione di appalti pubblici con amministratori locali e imprenditori compiacenti, oltre una serie di interessi illeciti e di infiltrazioni in settori dell'economia legale. I provvedimenti restrittivi eseguiti stamani sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato le indagini.
Monopolio appalti, contatti con politici
Erano riusciti, grazie ad imprenditori compiacenti e con le tipiche modalità mafiose, ad inserirsi nei subappalti di lavori banditi dalla Regione Calabria e dalla Provincia di Reggio, i componenti della cosca Alvaro di Sinopoli arrestati stamani nell'operazione Xenopolis condotta dalla squadra mobile reggina e dallo Sco e coordinata dalla Dda. L'inchiesta ha anche evidenziato l'intreccio esistente tra mafia, politica ed appalti. In carcere il provvedimento è stato notificato a Cosimo Alvaro, 49 anni, detto ''Pelliccia'', ed è stato eseguito nei confronti di Antonio Alvaro (47), Domenico Alvaro (37), all'ex sindaco di San Procopio Rocco Palermo (52), a Giasone Italiano (44) e Domenico Laurendi (44). Ai domiciliari è finito Carmelo Giuseppe Occhiuto (45). Antonio Alvaro, titolare della ditta Edil Trasporti Legna, secondo l'accusa, con l'aiuto degli imprenditori Italiano e Laurendi, sarebbe riuscito ad inserirsi, in maniera occulta e con metodi mafiosi, in un lavoro sulla rete del gas bandito dalla Regione e appaltato alla ditta Metangas di Rende (Cosenza) con sub-appalti e l'impiego di operai ''sponsorizzati'' dalla cosca. Con gli stessi metodi, la cosca era riuscita ad inserirsi anche in un sub-appalto di un lavoro da 20 milioni di euro bandito dalla Provincia di Reggio per la manutenzione triennale dell'intera rete viaria provinciale di circa 200 chilometri.
L'indagine, però, ha evidenziato anche i rapporti di frequentazione che Laurendi intratteneva con esponenti politici locali per assicurare il ''tesseramento'', un meccanismo che consente al politico, grazie ai contatti con un imprenditore che può contare su aderenze con soggetti legati alla criminalità organizzata, di ottenere una ''dote'' di tessere di partito per acquisire ''peso'' in vista delle candidature. Nello specifico, secondo l'accusa, i contatti ci sarebbero stati anche tra Antonio Alvaro e Rocco Palermo. Il condizionamento degli Alvaro sull'Amministrazione di San Procopio era arrivata al punto che uno degli Alvaro, Domenico (37), aveva chiesto a Palermo di dimettersi per un appalto del Comune aggiudicato ad una ditta diversa rispetto a quella caldeggiata da una fazione della cosca. Dissidio risolto dall'intervento di Antonio Alvaro su richiesta dello stesso Palermo. Dalle indagini, hanno riferito gli inquirenti, ''sono emersi anche contatti tra Laurendi ed il sindaco di Bagnara, Cesare Zappia, ed i tentativi di avvicinare il consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi e Francesco Rositano, ex Mpa, ma senza che si siano riscontrate responsabilità penalmente rilevanti''. Zappia, Tripodi e Rositano, infatti, è stato specificato, non sono destinatari di alcun provvedimento giudiziario.
Reazioni
Cafiero De Raho: "Condizionare politica obiettivo cosca"
''E' un obiettivo strategico per le cosche della 'ndrangheta condizionare la politica. Ma il cittadino deve nutrire fiducia nei confronti delle istituzioni, così come è altrettanto necessario che chi è chiamato a responsabilità pubbliche eserciti con chiarezza il proprio ruolo''. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho illustrando i particolari dell'operazione condotta dalla squadra mobile e dallo Sco. ''Gli arrestati - ha detto il procuratore aggiunto Michele Prestipino - sono elementi di primissimo piano nella gerarchia della ndrangheta tant'è che il defunto boss Domenico Alvaro veniva informato quasi in tempo reale dei cambiamenti degli organigrammi decisi a Polsi dalla 'ndrangheta. Un ruolo importante, direi strategico, è stato assunto da Cosimo Alvaro, figlio di 'massaru Micu', indagato nel processo 'Meta', che allarga la propria sfera di attività nella città di Reggio Calabria con l'accordo delle cosche principali: Tegano, Condello, De Stefano, in un insieme strategico che, con i Piromalli, è in grado di condizionare ogni strategia criminale in Calabria e non solo, aprendo rapporti con pezzi della politica, imprenditori, professionisti disponibili con l'obiettivo di facilitare l'accesso ai lavori pubblici ed agli appalti, utilizzando imprenditori disponibili come Domenico Laurendi, la cui impresa è riuscita ad ottenere il subappalto per la manutenzione di tutta la rete stradale del versante tirrenico reggino di competenza della Provincia. Altro aspetto caratteristico dell'operazione è produrre tesseramento per qualche movimento politico. Le indagini hanno fatto emergere i contatti tra Domenico Laurendi ed il sindaco di Bagnara Cesare Zappia, e i tentativi di avvicinare il consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi e tale Francesco Rositano, ex Mpa, senza che comunque si siano riscontrati responsabilità penalmente''. Per il questore Guido Longo, ''è necessario creare uno sbarramento normativo efficace per regolare inequivocabilmente l'affidamento dei subappalti, dei così detti noli a freddo o a caldo, altrimenti quello che possiamo definire una sorta di 'favoritismo bilaterale' sarà difficile non solo da debellare, ma persino da contenere efficacemente''. Gennaro Semeraro, dirigente della squadra mobile, ha sostenuto che ''l'operazione è basata essenzialmente sul lavoro investigativo puro, su intercettazioni ambientali e telefoniche''. ''Le cosche - ha concluso Prestipino - non potranno mai rinunciare al rapporto con la politica altrimenti perderebbero il connotato mafioso''.
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