Lamezia, i retroscena della sparatoria in via Tommaso Fusco

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Lamezia Terme, 7 dicembre – La Smart crivellata in via Tommaso Fusco da due pistole diverse sarebbe stata la punizione per un affronto subito da uno dei due autori da parte del proprietario della macchina. Un’onta seguita dal danneggiamento. Queste le accuse che pendono sui fermati Umberto Egidio Muraca, 31 anni, e il suo amico Claudio Paola, 25. Tutto ebbe inizio due anni prima, quando il proprietario del locale in via Tommaso Fusco era presidente del circolo ricreativo dove, tra l’altro, si giocava alle slot machines In un’occasione, Muraca e Paola trafugarono dal borsello della vittima l’incasso di 300 euro.

La vittima del furto, accompagnato dalla fidanzata, si recò presso l’abitazione di Muraca per esigere la restituzione del maltolto. Una volta dentro casa la discussione si sarebbe fatta subito accesa e Paola avrebbe sferrato un pugno all’occhio sinistro dell’uomo mentre Muraca intimava alla vittima di andarsene brandendo un coltello e aggiungendo di non dover avere più nulla a pretendere da loro. Per essere più incisivo, sempre lo stesso Muraca estraeva da sotto un divano di casa una pistola avvolta in un panno e la poneva alla vista del malcapitato che decideva di abbandonare la casa di Muraca con l’occhio tumefatto e non denunciando il furto dei 300 euro. 

Passati due anni, la vittima e il solo Paola si ritrovano in un noto music pub nei pressi del rettifilo Bagni. Da qui ne sarebbe scaturita una lite, dove la vittima si sarebbe scagliata contro Paola rinfacciandogli del pugno e di quei 300 euro. Successivamente, il 30 novembre scorso, Muraca incontra la vittima e gli rinfaccia l’onta subita dall’amico qualche giorno prima. Ed è la stessa vittima che racconta l’accaduto spiegando come Muraca gli si sia avvicinato e  che “per una cosa vecchia di due anni, non dovevo reagire in quel modo, e non mi sarei mai dovuto permettere di toccare una persona che gira con lui” ed aggiungendo infine “ci dobbiamo vedere per chiarire questo discorso”. Secondo gli inquirenti, questo discorso risulterebbe essere “una minaccia grave perché adombrava aderenze criminali del suo autore e faceva presagire rappresaglie”.

L'accusa

Secondo l’accusa a firma del pm Domenico Galletta ed eseguita dai carabinieri “il Muraca, nella logica del criminale arrogante che doveva dare prova pubblica di poter consumare torti in pregiudizio degli altri a suo piacimento, ma di non doverne subire o tollerare che ne subissero coloro che gli altri sapevano essere nelle sue grazie, faceva sapere alla vittima che avrebbe dovuto mandare giù il furto subìto anni prima, nonché il pugno rimediato da Paola per aver preteso a quel tempo la restituzione del maltolto senza null’altro a pretendere come ricompensa, e che l’affronto pubblico fatto a Paola non sarebbe  potuto rimanere impunito, ovvero senza conseguenze”. Inoltre, la vittima, a supporto di quanto descritto dall’accusa, avrebbe raccontato un antefatto accaduto proprio poche ore prima dei colpi di pistola all’indirizzo della Smart parcheggiata in via Tommaso Fusco. Muraca passando con la sua lancia K  attorno alle 22:30 del 1 dicembre avrebbe visto la vittima davanti un altro locale e avrebbe fato marcia indietro facendogli un’occhiataccia. Secondo l’accusa, oltre alla testimonianza della vittima, “i due episodi e l’aggressione di Paola che ne è l’antefatto rappresentano un quadro indiziario stringente a carico del Muraca e del Paola, ulteriormente corroborato da elementi di logica”.

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