Trapani - La Polizia di Stato di Trapani sta eseguendo decine di arresti e perquisizioni tra le province di Trapani, e Reggio Calabria nei confronti di numerosi soggetti, accusati, a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di due distinte organizzazioni criminali, tra loro collegate, operanti a Trapani e provincia, in grado di garantire il funzionamento di numerose piazze di spaccio ubicate in sia nel capoluogo che a Marsala. In particolare, un primo gruppo, facente capo ai componenti di una nota famiglia criminale trapanese da tempo egemone in città nella gestione dei traffici di droga, secondo quanto ricostruito dal Gip di Palermo, aveva organizzato più piazze di spaccio, dislocate in diversi punti della città.
Un secondo gruppo, che vedeva gravemente indiziato quale elemento di vertice il figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco e tra gli aderenti un altro elemento già condannato in quanto ritenuto affiliato a Cosa Nostra, si occupava principalmente di garantire l'approvvigionamento delle sostanze, attraverso la raccolta del denaro, l'organizzazione dei viaggi da e per la Calabria e il mantenimento dei rapporti con soggetti vicini alle ndrine operanti nel Rosarnese. Durante le indagini dell'operazione, denominata Acheron, sono state sequestrati oltre 35 chilogrammi di hashish e 5 di cocaina, e come risposta all'attività investigativa alcuni elementi ritenuti dalla Procura elementi di spicco dell'organizzazione che controllava le piazze di spaccio trapanesi, avevano ipotizzato di creare una sorta di "cartello", in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter così compensare le perdite subite. Nell'attività in corso sono impiegati oltre 150 uomini.
Gli arrestati
Gli arrestati stamani dalla Finanza a Messina per spaccio di droga che si trovano in carcere sono Francesco Cuscinà, 72 anni, Giovanbattista Cuscinà, 43 anni, Nicola Mantineo, 41, Viviana Di Blasi 36, Maria Cacopardo, 72, Bruno Gioffrè, 32, Antonio Pelle, 39, Tiziana Mangano, 43, Pietro Squadrito, 49, Francesco Spadaro 43, Gianluca Siavash, 33, Deborah Manadini, 42, Davide lo Turco, 42, Alessia Maccarone, 33, Saverio Maisano, 27, Antonio Zaccuri, 31, Pasquale Mollica, 22, Litterio Geraci, 21, Mario Bonaventura, 27, Umberto Suraci, 51, Antonio Suraci, 37, Daniele Sulas, 32, Francesco Alatri 40, Davide Stroncone, 40, Graziano Castorino,48, Giuseppe Castorino, 31, Giuseppa Di Amico Giando 40, Maurizio Papale, 53, Giovanni Vezzosi, 52, Giampaolo Scimone, 34, Calogero Rolla, 50, Filippo Bonanno, 41, Rosa Bonanno, 45, Natale Viola, 49, Maurizio Trifirò, 51, Carmelo Lo Duca,21, Salvatore Lo Duca, 45, Benedetto Mesiti, 44 anni, Michele Fusco, 34 anni, Daniele Giannetto, 44, Alessandro Buonasera, 35, Antonio Alessandro, 35, Giuseppe Abate, 29, Carmelo Menoti, 35, Francesco Giuffrida, 47, Francesco Musolino, 33, Giovanni Calarese,23, Salvatore Chiarenza, 32.
Agli arresti domiciliari sono finiti Silvia Sanò, 27, Biagio Romeo, 45, Christina Fengid, 30 anni, Angelo Arancio , 21 Carmelo Arancio, 23, Pietro Russo, 32. Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per Nunzio Pantò, 58, Santo Sarnataro, 57, Claudio Rotondo, 41, Giuseppe Galli 39, Emanuele Bonasera, 24 Antonio di Blasi, 26, Giuseppe De Francesco, 61.
Le indagini, condotte dalle Fiamme gialle del Gruppo di Messina e dagli specialisti del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo Pef dello Stretto, sono state avviate da approfondimenti su una delle principali piazze di spaccio del capoluogo peloritano, il quartiere di Giostra, noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa. La Direzione distrettuale antimafia di Messina ha disposto l'avvio di indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, corroborate da attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, avrebbero fatto lucere su una presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. L'inchiesta si è avvalsa anche delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che avrebbe fornito "una puntuale ricostruzione della fitta rete di relazioni e degli affari illeciti". La base operativa del gruppo era in un vicolo cieco del quartiere Giostra, così da poter costantemente monitorare qualsiasi tipo di accesso e nascondeva armi e stupefacenti in una baracca abbandonata. Secondo la Dda il sodalizio era in grado di contrattare con organizzazioni calabresi l'acquisto di armi da guerra, come fucili mitragliatori del tipo Uzi, dotati di silenziatore. Il Gip, nella valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, sottolinea come il traffico di stupefacenti sia caratterizzato da "tratti di inquietante sistematicità e pianificazione", definendolo di tipo "imprenditoriale". Sotto il profilo economico-finanziario, l'indagine della Guardia di finanza avrebbe documentato la disponibilità di beni mobili ed immobili in misura sproporzionata al reddito lecitamente dichiarato ed al tenore di vita sostenuto, da qui il disposto ed eseguito sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. E' anche emerso che 17 soggetti, dei 61 destinatari del provvedimento cautelare, sono risultati percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
Durante il Covid droga arrivava a Messina in ambulanza
Cocaina, marijuana, hashish. Erano le droghe che il gruppo di Giostra sgominato dalla Guardia di finanza di Messina faceva arrivare dalla Calabria, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti 'ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Fornitori che non si fermavano neppure durante il Covid: durante la pandemia, per eludere i controlli delle Forze di Polizia e poter beneficiare, nel contempo, di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto, provvedevano alla consegna dello stupefacente a Messina utilizzando autoambulanze. Le indagini della Guardia di finanza di Messina hanno permesso anche di individuare a Catania un secondo canale di approvvigionamento, parallelo al primo 'calabrese'. Sarebbe quello con persone attive nel quartiere San Cristoforo del capoluogo etneo. Le Fiamme gialle avrebbero anche i individuato una capillare rete di pusher e intermediari, responsabili della gestione operativa del narcotraffico: dalla consegna al dettaglio ai singoli clienti, sino alle forniture più significative Disposto ed eseguito anche un sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. Allo stesso tempo è emerso come 17 soggetti, dei 61 destinatari dell'ordinanza cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda di Messina, risultassero percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
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