Catanzaro - "La mia morte potrebbe essere l'inizio della fine della 'ndrangheta". È andato in onda ieri sera il servizio di Luigi Pelazza de “Le Iene”: un giorno nella vita blindata del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, l'uomo più temuto e minacciato dai clan calabresi. Tra 5 auto e 10 uomini di scorta, si è parlato dei suoi circa 3.000 arresti, dei figli che vede pochissimo, del suo stipendio di 7.300 euro “è un buon stipendio – ha detto - mi ha consentito di mantenere i figli all’università”, delle sue domeniche sul trattore e anche di politica e di intercettazioni.
“Bisogna addomesticare la paura” dice il procuratore che ci convive dal 1989. “Ci sono in particolare delle famiglie di ‘ndrangheta per cui ormai sono un’ossessione”, spiega Gratteri che nel corso degli anni ha dato un duro colpo alla ‘ndrangheta. “Sicuramente nella vita avrò fatto degli errori - racconta nel corso della trasmissione di Italia 1 mentre viaggia a bordo di un’auto blindata condotta dallo stesso Procuratore - non mi sento di dire che tutto quello che ho fatto è giusto, l’importante è aver lavorato sempre in buona fede e non ho fatto porcherie. Sbaglia il chirurgo, sbaglia l’ingegnere e può sbagliare anche il magistrato”.
La nomina a procuratore capo di Catanzaro scadrà nel 2024, come spesso anche Gratteri ha ribadito, in quanto “più di otto anni non si può stare nella stessa Procura”. Il procuratore, sempre disponibile con i cittadini, ha raccontato dei tanti che prendono appuntamento per parlare con lui e raccontargli i propri drammi.
“Senza intercettazioni non si va da nessuna parte”
Per Gratteri: “Senza intercettazioni non si va da nessuna parte. Anche se un collaboratore di giustizia ti racconta un omicidio hai bisogno del riscontro oggettivo”. È intervenuto duramente anche sul tema alla luce delle affermazioni del ministro Nordio e di un uso troppo "disinvolto" delle intercettazioni. “C’è da dire - ha precisato - che poi hanno spiegato al ministro come funziona e lui ha specificato che quelle frasi sulle intercettazioni non includevano indagini su mafia e terrorismo. Ma è importante che non vengano limitate nemmeno nell’ambito della pubblica amministrazione. Spesso lo snodo tra politica e ‘ndrangheta passa dalla pubblica amministrazione”.
Gratteri è sposato e ha dei figli mentre la moglie insegna matematica “ho avuto la fortuna di trovare una buona moglie che ha sopperito moltissimo alla mia assenza, ha fatto da madre e da padre”. Il magistrato ha raccontato le difficoltà affrontate anche nella sua famiglia e del poco tempo che trascorre con loro: “L’importante è la qualità del tempo che passi con la famiglia” e, aggiunge: “Non vado al cinema da 30 anni. Non ricordo l’ultima volta che ho fatto una passeggiata con mia moglie. Non vado in bicicletta dell’89”. Ma, conclude “se potessi tornare indietro? Farei di più… sogno di liberare queste terre, dare speranza alla gente”.
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