L’Arte dello Sviluppo: l’Italia riparte dal Sud. “La realtà è più importante dell’idea”


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Lamezia Terme - Ogni giorno siamo sommersi da informazioni ed immagini che riportano lo scontro in atto nel mondo della politica, un'intensa attività per trovare soluzioni alla attuale crisi politico-istituzionale, e contemporaneamente viviamo la realtà di un Paese, l’Italia, e di un popolo, italiano,  sempre più in affanno, provato da una crescente povertà, non solo economica, pressato dalle incalzanti instabilità internazionali, sofferente per vedere negata la speranza in un futuro migliore,  e sofferente, perché partecipe, per  la disumana violenza in atto nei vari scenari di guerra, Medio Oriente, Ucraina, Siria, Iraq, Libia etc. Di fronte a tutto ciò rischiamo di perderci e di non riuscire a cogliere gli eventi importanti e significativi del nostro quotidiano, tra questi, a mio avviso, è opportuno dare giusto rilievo alla conferenza stampa svoltasi  a Roma il 30 luglio 2014 alla Camera dei Deputati in cui sono state presentate le anticipazioni del Rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno 2014 dal Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola, alla presenza del  Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio e del  Ministro per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta.
Questo il quadro contenuto nel rapporto:” Un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento: nel 2013 il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di dieci anni fa, negli anni di crisi 2008-2013 i consumi delle famiglie sono crollati quasi del 13%, gli investimenti nell’industria addirittura del 53%, i tassi di iscrizione all’Università tornano ai primi anni Duemila e per la prima volta il numero di occupati ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 6 milioni, il livello più basso dal 1977. Una terra a rischio desertificazione industriale e umana, dove si continua a emigrare, non fare figli e impoverirsi: in cinque anni le famiglie assolutamente povere sono aumentate di due volte e mezzo, da 443mila a 1 milione e 14mila nuclei. E le previsioni 2014-2015 contenute nel Rapporto di previsione territoriale SVIMEZ 01/2014 confermano il trend negativo”. http://www.svimez.info/index.php?option=com_content&view=article&id=250:anticipazioni-30-luglio-2014-post&catid=14:tastiera-sin-2&Itemid=291&lang=it Questo quadro evidenzia una emergenza di cui, purtroppo, il Paese, a mio avviso, non ne è assolutamente consapevole. Questo non vuol dire che non ci siano persone, realtà associative, ed istituzioni che non lo riconoscano, ma quando dico il Paese intendo che non c’è una consapevolezza condivisa in grado di avviare una adeguata strategia, riconoscendone la priorità e l’inderogabilità.
Quando abbiamo avviato il dibattito su “Economia di Pace”, abbiamo assunto l’impegno a non “rassegnarci” e a cercare sempre ed ovunque le ragioni di una speranza su cui costruire un futuro di autentico sviluppo, inteso come sviluppo umano integrato, sostenibile ed equo (sperimentando quanto afferma il più recente magistero sociale: Papa Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium).In ragione di questo impegno oggi sosteniamo con forza, unendoci alle analisi e ricerche svolte dalla SVIMEZ, che è necessaria ed urgente una strategia nazionale che comprenda un piano per il Mezzogiorno, quale volano di sviluppo per l’intero Paese.
Ho letto con interesse, e ne raccomando la lettura, il documento “Una politica di sviluppo per riprendere a crescere” sottoscritto dalle più rappresentative e qualificate  associazioni “meridionaliste”. http://www.svimez.info/images/INIZIATIVE/2013_02_06_manifesto_sud/2013_02_06_documento_sud.pdf Documento certamente condivisibile nelle analisi e nelle proposte, in linea con quanto noi andiamo sostenendo da tempo: distinzione tra crescita e sviluppo; denuncia della mancanza di una strategia nazionale che sappia cogliere in questo tempo di globalizzazione l’opportunità Mezzogiorno; il Mezzogiorno volano per lo sviluppo del Paese e per  il consolidamento del ruolo dell’Italia quale attore mondiale  nel facilitare e promuovere una fruttuosa cooperazione nella direzione euro-mediterranea, occidente ed oriente;  la cooperazione, sia istituzionale che della società civile, quale via per lo sviluppo; Mezzogiorno laboratorio nazionale. Con riferimento al punto “drivers, motori di sviluppo”, sviluppato nel documento,  suggeriremmo una distinzione tra drivers socio-istituzionali (da cui il nostro deciso e rinnovato impegno quali rappresentanti, nelle diverse forme laicali,  della Chiesa Cattolica)  e drivers politico-economici.
Affinità ed assonanze che possiamo riscontrare anche nella nostra iniziativa intrapresa in occasione della visita di Papa Francesco in Calabria , 21 giugno 2014, un dibattito su“Economia di Pace, nuovo paradigma per la questione meridionale”, pubblicato  dalla Gazzetta del Sud  con un inserto speciale “Papa Francesco in Calabria”, dibattito arricchito anche dal contributo  del Presidente della SVIMEZ, (http://ucid.it/sezionelameziaterme).  “Economia di pace, un nuovo paradigma, ispirato da una visione cristiana, per restituire dignità al nostro Sud,  periferia italiana ed europea,  e per promuovere lo sviluppo, non la crescita,  dell’Italia. La proposta di una nuova economia per superare lo storico divario tra Nord e Sud.  Un messaggio per rilanciare la questione meridionale, quale questione nazionale, partendo dalla responsabilità della società civile dei  territori, tra questi, la Chiesa Cattolica, un contributo per una Italia protagonista dell’area euro mediterranea, centro di stabilità e pace per l’umanità del Terzo Millennio.”
Vorrei concludere riprendendo quanto scritto all’inizio, la differenza tra paese ideale e paese reale, ricordando un passo della Esortazione Apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium:“La realtà è più importante dell’idea” (EG n. 231)
Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell’immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all’idea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza. La crescita economica non equivale allo sviluppo, così come sostengono nel documento le associazioni meridionaliste, mutuando gli approfondimenti del magistero sociale della Chiesa secondo il quale lo sviluppo “autentico” ha in sé anche una componente culturale, spirituale e religiosa dalla quale non si può prescindere. Forse non è fuori luogo ricordare il grande meridionalista Don Luigi Sturzo.



Nelida Ancora, Presidente UCID Lamezia Terme

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