Lamezia Terme – Un volume quello del docente di storia contemporanea dell’università di Pisa, Alberto Banti, ‘La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd’, Teso a contrapporre la cultura di massa mainstream intrisa di racconti morali e pedagogici nata negli anni ‘30 e la cultura portata avanti anche dalla musica rock negli anni ’60 con racconti amorali e senza alcun intento pedagogico. Ma la sua ultima fatica letteraria vuole anche porre l’accento su quanto sia stata influenzante l’opera di radio, televisione quindi i mass media, nel condizionare con i suoi personaggi e i suoi slogan le tante sfaccettature della nostra personalità. A discutere di questa tematica assieme al docente sono stati gli allievi del liceo Galileo Galilei, la professoressa Marisa Bruno e la dirigente Teresa Goffredo che ha portato i suoi saluti. La professoressa Bruno nel ruolo di moderatrice ha introdotto l’argomento di dibattito, “ben sviscerato da Banti”, specificando come, “l’avvento della cultura di massa ha avuto origine grazie anche alle grandi case di produzione inglesi e americane che volevano rivolgersi ad un ‘pubblico medio’, mentre negli anni ‘ 60 si è poi voluto ‘evadere’ da questa cultura del wonderland o del meraviglioso”.
Infatti, come lo stesso Banti ha illustrato le contrapposizioni fra le due culture sono nette, “se nella cultura di massa vi è una etica manichea con una rigida contrapposizione fra bene e male, nella cultura degli anni ’60 non vi è nessun giudizio di valore; e, ancor di più nelle sue storie non vi è alcun lieto fine, l’eroe che nella cultura di massa ristabilisce con il suo intervento l’ordine, qui è un antieroe e il lieto fine, porta l’esempio del film del 67, Bonnie e Clyde, non è mai scontato”. Banti prosegue la sua attenta relazione associando, “i vari fronti della cultura di massa comprendenti radio, televisione, racconti e altre piattaforme mediatiche”.
A fare da contraltare alla cultura degli anni ’30 si contrappone un nuovo sistema “metanarrativo”, stimolati, da avvenimenti come proteste non violente, movimenti antidiscriminatori e fatti di musica, che con i suoi degni rappresentanti hanno saputo bene evidenziare. Fra questi - ha evidenziato Banti - il discorso dal titolo ‘I have dream…’ di Martin Luther King, dove si esprimeva la speranza di avere pari diritti fra la popolazione nera e bianca”, accadimenti come questo o altre descrizioni di fall-out nucleari (le ricadute radioattive di una esplosione nucleare), “erano cantati dai nascenti gruppi musicali rock e le sue tante influenze e da poeti della canzone, quali i Beatles, Bob Dylan, Rolling Stones, Joan Baez”
Francesco Ielà
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