Danneggiata la statua per ricordare Angelo, cane torturato e ucciso in Calabria: "Distrutto simbolo di pace e amore"

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Roma – La statua del cane Angelo danneggiata da ignoti. Quello nato come il simbolo degli abusi contro gli animali ha subìto un atto vandalico che in molti hanno reinterpretato come una seconda morte per il cane torturato e ucciso in Calabria nel 2016.

A denunciare l'accaduto è Rinaldo Sidoli, responsabile centro studi del Movimento Animalista: «Avete distrutto un simbolo di pace e amore. Avete ucciso un'altra volta Angelo. Quella statua rappresenta il rispetto della vita affinché non vinca sempre la cultura della violenza e della morte», scrive in una nota l'esponente animalista che spiega che è stata già presentata una denuncia presso le autorità competenti.

In un’area del Parco Ravizza a Monteverde, il partito animalista europeo aveva deciso di ricordare il cane di tre anni molto amato alla comunità,  e ucciso nel mese di giugno 2016 da quattro ragazzi nelle campagne di Sangineto, in provincia di Cosenza.

Le immagini del vile gesto, pubblicate poi anche sui social network, avevano indignato tutta Italia, tant’è che anche il programma "Le Iene" si occupò della vicenda. Il 26 novembre 2016 il Partito animalista europeo e il Nucleo operativo italiano per la tutela degli animali si erano riuniti a Sangineto per una manifestazione nazionale in ricordo di Angelo, volta a chiedere giustizia per la sua crudele uccisione ma anche per ricordare come "Sangineto non è il paese descritto sui social".

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I 4 responsabili  delle sevizie - come scrivono anche sul Corriere della Sera - sono stati condannati, lo scorso maggio, a 16 mesi da scontarsi facendo volontariato in un canile. Il giudice ha, inoltre, condannato gli imputati a risarcire il comune di Sangineto, le parti civili e le associazioni animaliste (una ventina), con duemila euro ciascuno. Gli imputati accusati di «uccisione di animali» sono stati giudicati con il rito abbreviato. Secondo l’accusa avrebbero trovato «compiacimento» nel seviziare e uccidere l’animale postando, addirittura, le fasi della violenza su Facebook.

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