Operazione Alchemia: indagato vicepresidente Consiglio regionale D’Agostino

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Reggio Calabria - Il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D'Agostino (eletto nel 2014 con la lista "Oliverio presidente") è una delle persone indagate in stato di libertà nell'inchiesta Alchemia della Dda di Reggio Calabria. Nei confronti di D'Agostino viene ipotizzato il reato di intestazione fittizia di beni, aggravata dall'avere agevolato la 'ndrangheta. D'Agostino, che stamani ha avuto perquisiti casa e ufficio, non sarebbe indagato, secondo quanto si è appreso, in qualità di politico.

I pm contestano a D'Agostino, in concorso con Francesco Gullace, Girolamo Giovinazzo e Girolamo Raso, (quest'ultimo deceduto), il reato di intestazione fittizia di beni, aggravato dalle finalita' mafiosa, perché avrebbero intestato fittiziamente la titolarità della ditta "Stocco & Stocco", con sede a Cittanova, attiva nel settore della vendita all'ingrosso di gelati, prodotti ittici e altri alimentari, a Francesco D'Agostino, pur essendo Girolamo Giovinazzo, detto Jimmy, Gullace Francesco e lo zio Girolamo Raso (deceduto) i reali proprietari, al fine di eludere le disposizioni di legge che consentono il sequestro e la confisca dei beni in materia di misura di prevenzione. Contestata anche l'aggravante di avere commesso il fatto con la finalità di agevolare l'attività della cosca Raso-Gullace-Albanese.  

Il gip Barbara Bennato non ha emesso alcuna misura cautelare nei confronti di D'Agostino, non condividendo l'assunto accusatorio, scrivendo cosi' nell'ordinanza: "L'assunto accusatorio non e' condivisibile, essendo dalle indagini e' emerso un immanente accessibilità all'Azienda da parte degli indagati, leggibile piuttosto attraverso la contestualizzazione dell’attività aziendale esercitata in territori nei quali, nulla si muove ed alcuna iniziativa si intraprende senza il controllo delle cosche ivi imperanti che, anche nel corso della gestione delle imprese, non lesinano di atteggiarsi a "padroni" della stessa, le cui prestazioni e partecipazione sono gratuitamente dovute, in forza di un genetico compromesso”.

La posizione di D'Agostino, e' "quella di un soggetto che, sia pure non attinto direttamente da misura cautelare, e' certamente coinvolto nel contesto delle relazioni instaurate dal Giovinazzo, persona particolarmente abile e spregiudicata nell'intessere rapporti a 360 gradi secondo un criterio di utilita' e di convenienza. Un altro soggetto anch'egli attinto da misura, facente parte dell'entourage politico amministrativo regionale, Iero Giuseppe, rientra a pieno titolo tra quelle pedine, se cosi' possiamo definirle, di cui la famiglia si e' avvalsa per realizzare i propri interessi tutte le volte che occorresse. Anche quella di D'Agostino e' una posizione che rientra in questo contesto" ha detto il procuratore aggiunto Gaetano Paci, ha risposto alle domande dei cronisti nel corso della conferenza stampa odierna. 

 Francesco D'Agostino e' stato eletto in Consiglio regionale, candidato nella circoscrizione Sud per la lista "Oliverio Presidente", con 7.939 preferenze. Nella seduta di insediamento del 7 gennaio 2015, e' stato eletto vicepresidente del Consiglio. E' alla prima legislatura regionale.

Per pm D'Agostino è prestanome, non per il Gip 

La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva chiesto l'arresto dell'attuale vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D'Agostino ma il gip l'ha negato. Secondo l'accusa, D'Agostino, titolare della ditta Stocco e Stocco, attiva nel settore della vendita all'ingrosso di gelati, prodotti ittici ed altri alimenti, lo sarebbe stato solo formalmente dal momento che, sempre secondo la Dda, i reali proprietari erano Girolamo "Jimmy" Giovinazzo, Francesco Gullace e lo zio Girolamo Raso, boss dell'omonima cosca deceduto negli anni scorsi. L'accusa ha ricavato il proprio convincimento da alcuni elementi. Tra questi le dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, Tiziana Ostertag (secondo il gip, però, "non sufficientemente ed inequivocabilmente riscontrate", ndr), che ha dichiarato di avere appreso in ambito familiare che l'attività fosse riconducibile al fratello di Carmelo Gullace, Francesco detto Ciccio.

Inoltre, agli atti, c'è una intercettazione del marzo 2010 tra Francesca Politi, detta "Luciana", e la sorella Mimma Politi, nipoti del defunto boss Girolamo Raso, in cui le donne, commentando la decisione dei vertici della cosca di allontanare Jimmy Giovinazzo dalla Calabria per dei controlli subiti dalla Guardia di finanza e dei problemi giudiziari che ne erano conseguiti, affermavano che era intenzione di Carmelo Gullace "cacciare" Jimmy dalla gestione delle varie attività imprenditoriali, per poter "stare più tranquillo con questo dello stocco". In una circostanza, inoltre, il boss Girolamo Mommo Raso aveva detto di andare a prendere dello stocco e di non pagarlo perché era "per lui". L'assunto accusatorio, per il gip, "non è condivisibile, essendo dalle indagini emerso un immanente accessibilità all'Azienda da parte degli indagati, leggibile piuttosto attraverso la contestualizzazione dell'attività aziendale esercitata in territori nei quali, nulla si muove ed alcuna iniziativa si intraprende senza il controllo delle cosche ivi imperanti che, anche nel corso della gestione delle imprese, non lesinano di atteggiarsi a 'padroni' della stessa, le cui prestazioni e partecipazione sono gratuitamente dovute, in forza di un genetico compromesso".

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