Lamezia Terme – È calabrese il record dei trasferimenti dei docenti in altra provincia avvalendosi della legge 104, che permette agevolazioni per chi ha necessità di assistere un familiare disabile. Dai dati del Miur elaborati da Tuttoscuola, ripresi poi da Gian Antonio Stella in un articolo di approfondimento sul Corriere della Sera, emerge un dato che fa balzare la Calabria e, quindi, i docenti calabresi, al primo posto in classifica. Stando a quanto raccolto, infatti, il 79,5% degli insegnanti ha chiesto un avvicinamento avvalendosi proprio di questa legge: vale a dire che quattro insegnanti su cinque la utilizzano. Numeri sicuramente imponenti rispetto alle percentuali che si avvicinano allo zero di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche. L’elaborazione è stata fatta, come ricorda Stella nel suo articolo, sui trasferimenti interprovinciali di docenti della scuola primaria per il prossimo anno scolastico e parte da una interrogazione parlamentare di un deputato leghista, che si è domandato se siano state fatte “verifiche scrupolose per controllare la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge 104 del 1992”.
Per i docenti di scuola primaria a chiedere il trasferimento interprovinciale sono stati 2.902 in tutta Italia e, tra questi, molti hanno usufruito dei vantaggi di questa legge. Chi più, chi meno. Meno nelle regioni del nord, è vero: ma la questione, come sottolineano entrambi gli articoli, non è come prospettata dal deputato leghista, perché gli insegnanti meridionali non avrebbero scavalcato quelli del Nord quanto piuttosto i loro colleghi sempre meridionali, con maggior punteggio ma senza familiari da assistere.
Per il fenomeno del trasferimento con la 104 non c’è solo la Calabria ad essere in testa con questo trend, ma in generale molte regioni del Sud: dei 753 trasferimenti interprovinciali nel Meridione, 406 sono stati fatti con la precedenza della legge 104, mentre al Nord Est e Nord Ovest, si parla di percentuali che si aggirano intorno all’1%. Tutto fatto secondo legge, per carità, ma naturalmente, se si guardano i numeri, le differenze tra le percentuali da un capo all’altro dell’Italia, sicuramente fanno pensare.
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