Lamezia Terme - La Corte D’appello di Catanzaro ha rigettato il ricorso dell’imprenditore Giuliano Caruso e di un suo presunto prestanome O.L.T., presentato all’indomani della confisca dei beni di Caruso, decretata nel settembre del 2017 dal Tribunale di Catanzaro su richiesta del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio, sulla base delle informative del nucleo mobile del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. La confisca dei beni dell’imprenditore Giuliano Caruso, risale al settembre del 2017 a cura del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme (all’epoca al comando del tenente colonnello Fabio bianco). Gli accertamenti patrimoniali effettuate dai finanzieri, condivisi dalla Magistratura, erano riusciti a dimostrare che i beni confiscati hanno un valore economico del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati nel tempo, tenuto pure conto dell’elevato tenore di vita che avrebbe mantenuto l’imprenditore. Ciò ha consentito agli investigatori del nucleo mobile della Guardia di Finanza di Lamezia Terme di delineare un solido quadro indiziario, per disporre la confisca dei patrimoni rivelatisi di origine illecita o ingiustificati nel loro possesso, il cui valore si attesta in oltre 8.500.000 euro.
I beni confiscati
- Due ville ubicate in un residence turistico della riviera tirrenica;
- Un fabbricato adibito ad uffici ed un magazzino ad uso commerciale ubicati nel centro cittadino;
- Una lussuosa villa collocata nella zona montana di Lamezia Terme, con annessa piazzola di atterraggio per elicotteri;
- Una grande struttura adibita ad hotel e ristorante ubicata nell’hinterland lametino;
- Una grande struttura adibita ad attività commerciale ubicata nella periferia lametina;
- Nr. 15 appezzamenti di terreni – agricoli ed edificabili;
- Quote societarie ed intero compendio aziendale di due società operanti rispettivamente nel settore della ristorazione e della compravendita di immobili;
- Quote societarie ed intero compendio aziendale di due s.r.l. operanti nel settore edile;
- Quote societarie ed intero compendio aziendale di una società di persone operante nel settore del commercio di preziosi ed immobiliare;
- Quote societarie di una s.r.l. operante nella ristorazione e caffetterie;
- Quote societarie di una s.r.l. operante nel settore delle scommesse.
E’ stata invece restituita a Caruso una ditta individuale poiché costituita nel 1997, anno in cui l’imprenditore “non risultava ancora aver manifestato la pericolosità sociale richiesta dalla norma”. Al presunto prestanome è stata restituita una parte di terreno equivalente al valore di € 10.000,00 in quanto questi ha giustificato il possesso di tali somme nel momento in cui tale cespite fu acquistato. L’imprenditore colpito dalla confisca può ancora proporre ricorso per ottenere un giudizio da parte della Corte di Cassazione.
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