Catanzaro - La XXXIII edizione del Salone internazionale del libro di Torino, resa straordinaria anche dal ritorno in presenza, si è chiusa oggi allo stand regionale in un clima di entusiasmo e di soddisfazione generale dei partecipanti, per la ricchezza di eventi in programma, che hanno potuto contare su un pubblico vasto, interessato e partecipativo. Un successo segnato dalla sinergica collaborazione di editori, autori e della Città di Vibo Valentia, Capitale Italiana del libro 2021, che assieme alla Regione Calabria hanno investito su questa importante vetrina per valorizzare il patrimonio culturale calabrese.
Gli eventi
L'ultima giornata di partecipazione della Regione Calabria al Salone Internazionale di Torino, XXXIII edizione, si è conclusa con un’articolata presentazione di alcune opere della casa editrice Grafichèditore. Un doppio incontro con Eugenio Giudice, giornalista, che ha dialogato con Antonio Coltellaro, insegnante di letteratura e lingua francese, sulla sua traduzione "Francois Lenormant la Magna Grecia-Greci e Normanni nel Medio Tirreno Calabrese". La seconda opera “Vite rubate”, di Vittoria Butera e Eugenio Giudice, è stata portata all’attenzione dei tanti partecipanti in dialogo tra il giornalista Giudice e il professor Coltellaro.
Momenti di attenzione generale per il primo libro traduzione innestantesi sull’opera dell’archeologo Lenormant, fatto rivivere attraverso le parole dell’autore Coltellaro, che ha ripercorso le tappe storiche della presenza dei Greci e dei Normanni in Calabria. Coltellaro ha risposto alle tante sollecitazioni del pubblico soffermandosi su Terina, sulla tematica del viaggio in Calabria, meta per lungo periodo evitata per timore dei briganti e per la condizione delle strade, sulla lingua e sui reperti, su Nocera, Crotone, Vibo, Lamezia Terme e tanto altro.
Passando da una narrazione all’altra coi medesimi relatori si è èoi parlato di “Vite rubate”, quelle scelte dalla professoressa Vittoria Butera, fine intellettuale ed esperta autrice di altri testi a tema, e dal giornalista Eugenio Giudice in un libro significativo in cui entra la lingua dialettale nelle due parti, Vita quotidiana con testimonianze dirette e indirette e fango e sangue, concluse da una fantastica e interessante appendice.
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