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Dopo la tragica alluvione nelle Marche riflessioni sulla bioetica per un migliore rapporto con l’ambiente
Scritto da lametino9 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ennesima alluvione; questa volta nelle Marche; Ostra il Comune più colpito; morti e dispersi; un mare di fango e detriti. Per la Procura di Ancona ipotesi di omicidio colposo per mancata allerta; per la protezione civile si è trattato di previsione meteo impossibile nella sua intensità. In realtà sono fenomeni ciclici, ormai estremi, che si ripetono dopo periodi di siccità e rivelano limiti nella prevenzione da parte degli enti preposti alla tutela del territorio: “Nel 1996 in Versilia; nel 2014 a Senigallia. È piovuta la quantità di acqua di 6 mesi in poche ore”. Così Mario Tozzi, ricercatore del CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), geologo e divulgatore scientifico in una intervista. Purtroppo il giorno dopo si fa solo la conta dei danni e si dichiara lo stato di calamità naturale. Per alcuni passa in secondo piano la responsabilità del giorno prima in termini di prevenzione: come sono state costruite le case? Vicino o lontano da fiumi e torrenti? Gli alvei dei fiumi sono stati ricoperti? Alte abbastanza le arcate dei ponti per sopportare portate d’acqua eccezionali? Nella maggior parte dei casi si vedono palazzi costruiti a due passi dai corsi d’acqua; a volte i ponti sono ostruiti dalla vegetazione; risulta evidente la mancanza di precauzione. Potrebbe esistere una responsabilità umana sui singoli territori e sull’intero pianeta che non dovrà essere ulteriormente riscaldato, pena l’invivibilità delle specie viventi.
Si spera di non essere arrivati ad un punto di non ritorno per quanto riguarda il cambiamento climatico; per evitare l’apocalisse dell’irreversibilità dei fenomeni, bisogna cercare modelli di sostenibilità e di convivenza con la natura per la sopravvivenza. È necessario potenziare l’educazione ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile fin dai primi anni di scuola. Diffondere quelle verità scoperte dagli scienziati nel secolo scorso, ma disattese nelle soluzioni. Un libro interessante in tal senso è Bioetica, ponte verso il futuro dell’oncologo statunitense Van Rensselaer Potter, dedicato ad Aldo Leopold (1887-1948), ecologo Usa, ispiratore della moderna ecologia, antesignano della nuova etica, ovvero l’estensione dell’etica verso la bioetica: “L’estensione dell’etica verso questo terzo elemento dell’ambiente umano è (…) una necessità ecologica. (…) Un’etica può essere considerata come modello-guida per fronteggiare situazioni ecologiche così nuove o difficili”. Citazione, riportata in sintesi, tratta da A Sand Country Almanac … <Almanacco di un mondo semplice> (Oxford University Press 1949, 1953, 1966).
BIOETHICS, bridge to the Future è stato pubblicato il 1971 negli Usa; l’edizione italiana, Bioetica, ponte verso il futuro, è del 2000, SICANIA by GEM s.r.l. Sulla copertina si trova per la prima volta il neologismo “bioethics” e segna la nascita del dialogo tra lo scienziato e il filosofo. Nell’introduzione dell’edizione italiana Maria Gensabella Furnari, docente di bioetica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, sottolinea il merito di Potter: è uscito dal sapere specialistico per fondare le basi di “un ponte” tra scienza e pensiero. Con la nuova etica interdisciplinare la Terra dovrà essere “oggetto di cura e di responsabilità”; quello che non è stato fatto prima dall’uomo scientifico-tecnologico; si devono indagare i nessi tra saperi diversi in modo da scongiurare i danni arrecati ad una natura “violentata e spogliata”. Per Giovanni Russo, professore ordinario di Bioetica all’Istituto Teologico “S. Tommaso” di Messina e direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia nella stessa città, la biologia umanista ha coinvolto “scienza, filosofia, teologia e diritto, stimolando una riflessione convergente tra scienze sperimentali e scienze umane. (…) Bisognerebbe sperimentare più a fondo le potenzialità di una migliore educazione. (…) tale progetto educativo ha uno scopo fondamentale: la sopravvivenza. (…) Potter definisce la bioetica scienza della sopravvivenza (…) che provveda come usare la conoscenza per la sopravvivenza dell’uomo e per la promozione della qualità della vita”. Ricordo, al riguardo, i seminari della Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme dove è stato trattato l’argomento: Economia, Etica, Ecologia (2007); Cosa significa scientifico oggi (2010); Economia e decrescita (2012); Dalla politica ideologica alla politica complessa (2013). Il testo di Potter è stato più volte citato durante le lezioni lametine dai docenti dell’Università di Messina Giuseppe Gembillo, già professore ordinario di Filosofia della Complessità, attualmente direttore del Centro Studi Internazionale di Filosofia della Complessità “Edgar Morin” e della rivista “Complessità”, membro del Consiglio direttivo della Società Filosofica Italiana, membro del Consejo Cientifico Academico Internacional de la Multiversidad Mundo Real “Edgar Morin” e Giuseppe Giordano, ordinario di Storia della Filosofia, direttore del Centro DICAM (Dipartimento di civiltà antiche e moderne), coordinatore del comitato editoriale della rivista "Complessità", membro della Società Italiana di Storia della Filosofia, componente del comitato scientifico della rivista “SHIFT. International Journal of Philosophical Studies”.
La prefazione dell’edizione italiana di Bioetica, ponte verso il futuro” evidenzia lo sviluppo della bioetica in senso globale: “La bioetica sta diventando globale (…) sviluppando la posizione morale del bioetico sotto gli aspetti di umiltà, competenza e responsabilità. (…) L’umiltà è necessaria per l’aumento della propria competenza, e la competenza è necessaria per accettare o assumersi responsabilità a livello individuale, o a livello di mass-media, istituzioni atte all’istruzione e funzioni governative. (…) La competenza va vista come interdisciplinare ed interetnica o interculturale. (…) La bioetica culturale deve tentare di integrare, fra loro etica dell’agricoltura, dell’ambiente, della medicina, della religione.”
Nel primo capitolo, LA BIOETICA: SCIENZA DELLA SOPRAVVIVENZA, Popper afferma con chiarezza che l’umanità ha bisogno di tanta saggezza per il buon uso della conoscenza, un know-how pervaso di biologia e valori umani per una nuova disciplina nelle scuole; Potter la chiama Scienza della Sopravvivenza, importante per il miglioramento della qualità della vita: “Abbiamo bisogno di biologi che possano dirci ciò che possiamo e dobbiamo fare per sopravvivere e ciò che non possiamo e non dobbiamo fare se speriamo di mantenere e migliorare la qualità della vita. (…) Ciò di cui vi è bisogno è una nuova disciplina che proponga modelli di vita per persone in grado di comunicare le une con le altre e di proporre e spiegare le nuove direttive pubbliche che possano portare ad un ponte verso un futuro”.
Il capitolo terzo, Un ponte verso il futuro: il concetto di progresso umano, oltrepassa il materialismo scientifico sia del capitalismo sia del comunismo per arrivare ad un concetto scientifico- filosofico di progresso: “Tuttavia l’uomo è l’unico prodotto dell’evoluzione che sa di essere evoluto e che è in grado di compiere passi utili ad assicurare la sopravvivenza, che è la prima esigenza di progresso. (…) Gli studenti dei campus universitari devono combinare un know-how produttivo e scientifico con una comprensione della storia e delle materie umanistiche per poter compiere tale passo”. La nuova disciplina affronterebbe le problematiche contemporanee di cui sopra con i contenuti della biologia di base, delle scienze sociali e delle materie umanistiche, in chiave critica. Sicuramente non ci sarà bisogno di scienziati, ingegneri, tecnici e politici che non sono in grado di interpretare in maniera interdisciplinare secondo i paradigmi della complessità
La biologia umanistica deve entrare nelle scuole di ogni ordine e grado; aiuta al cambiamento nel modo di vedere il mondo; stimola all’azione cominciando a modificare il proprio stile di vita; potrebbe essere l’occasione per il movimento dei Fridays for future di fare il salto di qualità diventando propositivo a livello globale coinvolgendo le istituzioni scolastiche e quelle culturali. Intanto… BUONA LETTURA.