Lamezia, Liotta (Pd) su turismo balneare: "Pensare seriamente a realizzazione di un importante porto canale"

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Lamezia Terme - Milena Liotta, candidata al consiglio comunale nella lista Pd, in una nosta si domanda "perché un territorio con otto chilometri di costa non abbia un turismo balneare e soprattutto non abbia un porto. La risposta è soprattutto in una lunga serie di politiche territoriali e urbane sbagliate che hanno costretto la città a voltare le spalle al mare: dalla realizzazione dell’area industriale su un fronte-mare di ben quattro chilometri alla problematica balneabilità delle acque, soprattutto in corrispondenza delle foci dei fiumi. Una politica che ha compromesso pressoché definitivamente l’idea della fine degli anni Sessanta di realizzare degli insediamenti turistici proprio in corrispondenza delle foci dei fiumi Zinnavo, Amato e Turrina".

Per Liotta "Una condizione così compromessa che un vecchio numero speciale della rivista della Provincia di Catanzaro dedicato al turismo, presentava Lamezia come una città significativa soltanto per i suoi connotati storico-architettonici e gastronomici. In questo quadro appare del tutto paradossale che si sia parlato in questo ultimo decennio di una proposta di porto “turistico” incuneato nell’area industriale, quasi come sfida alle varie forme di inquinamento che convivono: dagli impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti solidi urbani alla piattaforma depurativa.  Ogni decisione dovrebbe essere governata con chiarezza, sia in sede centrale che periferica, dalla conoscenza. Il territorio di Lamezia si caratterizza soprattutto per il suo stretto rapporto con l’acqua. Al fiume Amato, corpo principale del bacino imbrifero della Piana di Sant’Eufemia, fa seguito una lunga serie di torrenti. Poi una fitta trama di canali di scolo e irrigatori sottolinea la diffusa relazione con l’acqua. Di fatto, però, il mare non ha mai stabilito un rapporto costruttivo con l’entroterra locale. Nell’ultimo decennio si è iniziato a parlare della necessità di dare corpo a un legame stabile con il mare: si sta anche realizzando la strada “Sant’Eufemia Mare”. Rimane comunque un dato certo: il territorio di Lamezia, con i suoi otto chilometri di costa, non ha nemmeno un posto barca dei circa 160.000 attualmente esistenti lungo il litorale italiano. Se si ripercorre l’uso e il governo del territorio dal dopoguerra ad oggi, qual è la conclusione? La componente urbanistica è la più idonea per affrontare la complessità degli aspetti connessi alla razionalizzazione delle attività dei porti minori, perché in questa sede è possibile cogliere le relazioni funzionali, infrastrutturali ed economiche tra porto ed entroterra dando indicazioni anche di dettaglio su come tradurle in termini pianificatori, programmatici e normativi. Un porto turistico, infatti, è sede di una pluralità di attività economiche, diportistiche, culturali, turistico-ricreative che vanno coordinate ed armonizzate con quelle che si svolgono nella città e nel territorio di riferimento tenendo conto della necessità di procedere alla “rottamazione” dell’edilizia residenziale esistente".

"Un porto come parco è un’ipotesi perseguibile. Un porto turistico - sostiena ancora la candidata - da connettere alla città (in località Bagni-Marinella) e al suo sistema di valori ambientali e culturali, esige efficienza e autonomia, ma anche organiche interconnessioni con la città (per i servizi, le infrastrutture, l’economia). Come è noto la sua funzione non è solo quella di fornire protezione alle imbarcazioni in sosta dalle azioni meteomarine, ma anche di assicurare le infrastrutture necessarie per la loro riparazione e manutenzione, il rifornimento di carburante, lo scarico di rifiuti, la distribuzione di acqua e di energia elettrica, i servizi igienici, i servizi commerciali e le aree di incontro e di svago per i diportisti. In sostanza, la chiave di volta sta nell’impostazione progettuale che tenga conto di un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente costruito. Il “paesaggio portuale” ha il compito di diffondere in una struttura a rete le componenti naturali nelle trame deboli dell’edilizia residenziale diffusa esistente da riqualificare. In conclusione ritengo che sia giunto il momento di pensare seriamente alla realizzazione di un importante porto canale che possa integrarsi e interagire con la città, la sua economia e le sue acque".

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