Lamezia, omicidio Ciriaco: assolti i fratelli Fruci e Michienzi - Reazioni

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Lamezia Terme – La corte d’appello di Catanzaro ha assolto i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci e il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, dall’accusa di omicidio dell’avvocato lametino Torquato Ciriaco, avvenuto il 1° marzo 2002. Si tratta di un ulteriore colpo di scena in un processo che ha segnato diversi capovolgimenti di fronte. La sentenza di oggi, infatti, fa seguito all’annullamento di una precedente sentenza di secondo grado da parte della corte di Cassazione, che aveva rinviato il giudizio a un nuovo processo. La sentenza annullata condannava a trenta anni i fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci.

Annullamento anche per il collaboratore Francesco Michienzi. Gli imputati sono stati difesi da Giuseppe Spinelli ed Anselmo Torchia per Vincenzino Fruci, Sergio Rotundo Luca Cianferoni ed Alice Massara per Giuseppe Fruci, e l’avvocatessa Conidi per Michienzi. Il Procuratore Generala aveva chiesto la conferma della pena irrogata con la condanna annullata con rinvio in Cassazione. Oggi il nuovo pronunciamento dei giudici. Un fatto di sangue, quello dell’omicidio del noto avvocato lametino, avvenuto il primo marzo 2002 quando Ciriaco fu ucciso nei pressi dello svincolo dei “Due Mari” in un agguato. A quindici anni dal delitto, nel gennaio del 2014, la Dda di Catanzaro chiuse le indagini per i tre imputati, dopo le dichiarazioni del collaboratore.

I fatti e le indagini

Era il 1 aprile del 2002 quando all'altezza del bivio "Due Mari" di Maida  un commando affianco' il fuoristrada a bordo del quale viaggiava l'avvocato lametino Torquato Ciriaco, crivellato a colpi di fucile caricato a pallettoni. Secondo le indagini condotte dalla Dda di Catanzaro, Torquato Ciriaco era stato condannato a morte dal cartello 'ndranghetista costituito dal clan Anello di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia, e dal clan dei fratelli Fruci di Acconia di Curinga. In particolare, Tommaso Anello, fratello dello storico boss Rocco Anello di Filadelfia (tra i principali personaggi della 'ndrangheta del Vibonese ma con importanti agganci con il Lametino), avrebbe ordinato l'omicidio dell'avvocato Torquato Ciriaco il quale avrebbe curato per conto di un suo cliente (un grosso imprenditore edile di Lamezia Terme) l'acquisto di una cava nel territorio di competenza mafiosa del clan Anello che la cosca voleva invece finisse ad un imprenditore gia' soggiogato. A svelare per primo i retroscena dell'agguato era stato il pentito Francesco Michienzi di Acconia di Curinga, soggetto legato ai fratelli Fruci e facente parte del clan Anello-Fruci, in un interrogatorio reso il 17 gennaio del 2007 al pm della Dda Gerardo Dominijanni. Michienzi spiego' ogni singola fase del delitto, dalla pianificazione all'esecuzione dell'agguato contro il professionista.

Le indagini trovarono poi nuovo impulso grazie agli approfondimenti investigativi della Squadra mobile di Catanzaro. Ottenuti i riscontri necessari, la Procura antimafia di Catanzaro, con il pm Elio Romano, concluse poi le indagini chiedendo e ottenendo il rinvio a giudizio del presunto mandante, Tommaso Anello, e dei fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci, che avrebbero fatto parte del commando. Nel corso del processo d'appello era stata sentita anche Angela Donato, madre dello scomparso Santino Panzarella di Acconia di Curinga (altro sodale del clan Fruci-Anello), che aveva accusato in aula gli imputati non solo del delitto del figlio, ma anche di quello dell'avvocato Ciriaco. Tommaso Anello e' stato assolto sia in primo che secondo grado e l'assoluzione e' definitiva da anni. I fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci erano stati invece condannati in appello a 30 anni a testa, mentre 7 anni e 4 mesi era stata la condanna per Michienzi. Quindi l'annullamento con rinvio ad opera della Cassazione ed oggi la sentenza assolutoria per i Fruci e Michienzi nel nuovo processo d'appello.

Reazioni

Lo Moro: "La giustizia negata è una violenza dello Stato"

“Oggi è di nuovo un giorno di dolore e di lutto in una delle nostre famiglie”. Così Doris Lo Moro commenta la sentenza emessa questa mattina dalla Corte di Assise d’appello di Catanzaro che assolve dall’accusa dell’omicidio dell’avv. Torquato Ciriaco tre imputati precedentemente condannati con sentenza annullata dalla Cassazione. “Non si può restare indifferenti davanti all’esito del processo. Con la sentenza di assoluzione emessa questa mattina non ci sono più colpevoli, né esecutori né mandanti, per l’omicidio di Torquato Ciriaco”. “Non si tratta di entrare nei meccanismi processuali e nel merito delle ragioni che hanno sorretto i giudici di oggi e di ieri. Si tratta di prendere atto di una sconfitta dello Stato che, a distanza di 23 anni dall’omicidio, si rivela – come troppo spesso accade davanti a vittime innocenti – incapace di rendere giustizia”. “La giustizia negata è una violenza dello Stato; una violenza difficile da accettare e da spiegare”. “Lo dico a Giulia e alle sue figlie, come una sorella e una madre, non esiste solo la verità processuale, esiste una verità superiore per chi crede e una verità che ciascuno ha diritto di portarsi nel cuore. Quello che bisogna trovare è la forza di continuare a vivere con i propri valori per evitare che la bestialità degli assassini ci strappi anche i sogni. Lo si deve anche a chi non c’è più”.

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